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EuropaIn evidenza Ven 10 febbraio 2023

Sui fondi comuni il Consiglio europeo apre alla flessibilità: un primo passo per Roma

Più libertà sui fondi già stanziati ma anche allentamento delle regole sugli aiuti di Stato. Consiglio europeo interlocutorio Sui fondi comuni il Consiglio europeo apre alla flessibilità: un primo passo per Roma
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Le conclusioni del Consiglio europeo

Un Consiglio europeo interlocutorio, almeno sui temi più caldi dal punto di vista economico: gli aiuti di Stato e il fondo comune europeo. La sintesi di un Consiglio fiume, terminato questa notte oltre le 2, certifica, ancora una volta, il riavvicinamento di Parigi e Berlino soprattutto sull’allentamento delle regole per gli aiuti di stato. Un asse che, sfruttando la maggior ricchezza e il minor debito di Francia e Germania, rischia di provocare la frammentare del mercato grazie alle loro superiori possibilità di intervenire in favore delle imprese.

Un pericolo che l’Italia e il governo Meloni stanno provando a sventare, ribadendo l’importanza del mercato unico e spingendo per un accordo complessivo che comprenda anche maggiore flessibilità dei fondi europei già stanziati per contrastare il rischio frammentazione. Senza contare la volontà di creare un nuovo Fondo europeo per la sovranità che fa storcere il naso soprattutto a Berlino e ai Paesi frugali.

Gli aiuti di Stato non devono minare l’integrità del mercato unico

Quello che è certo è che nessuna decisione è stata presa e che la tappa chiave sarà il prossimo Consiglio europeo di fine marzo. Sul tema aiuti di Stato, nelle conclusioni, il Consiglio europeo scrive che “le procedure devono essere rese più semplici, rapide e prevedibili e devono consentire di fornire rapidamente un sostegno mirato, temporaneo e proporzionato”. Aiuti che “anche mediante crediti d’imposta” dovranno essere concessi ai “settori strategici per la transizione verde che subiscono l’impatto negativo delle sovvenzioni estere o degli elevati prezzi dell’energia”.

Tuttavia viene anche specificato che, nell’allentare le maglie degli aiuti di stato “si dovrebbe prestare grande attenzione al mantenimento della competitività delle pmi” e viene definito “necessario” il mantenimento della “integrità del mercato unico e la parità di condizioni al suo interno”.

Sì alla flessibilità sui fondi stanziati, freddezza sul nuovo debito

E per evitare la frammentazione, considerando le diverse possibilità di spesa degli stati europei, l’accento viene messo sulla flessibilità nell’utilizzo dei fondi comunitari già stanziati. “I fondi Ue esistenti dovrebbero essere impiegati in modo più flessibile e si dovrebbero esaminare opzioni per agevolare l’accesso ai finanziamenti”, viene scritto nelle conclusioni. Una concessione alle istanze italiane in cambio di una strizzata d’occhio alle richieste franco-tedesche.

Molto più neutrali, invece, i riferimenti all’emissione di un nuovo Fondo europeo per la sovranità. Pur riconoscendo che “sono necessari investimenti sia pubblici che privati finalizzati a colmare le carenze di investimenti che minano la crescita”, il Consiglio europeo appare freddo nelle sue conclusioni sulla promessa fatta dalla Commissione europea di avanzare una proposta entro l’estate. Il Consiglio infatti si limita a “prendere atto” della cosa, segno di come una visione comune sia ancora ben lontana dall’essere raggiunta. 

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