L'Eurogruppo non accelera sull'euro digitale: "Sia sicuro" - V&A
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EuropaPrimo piano Lun 16 gennaio 2023

L'Eurogruppo prende tempo sull'euro digitale: "Sia sicuro, proposta della Commissione a maggio"

Eurogruppo di transizione. Euro digitale, si aspetta la proposta della Commissione di maggio: "Sia sicuro". Sul Mes "no pressioni all'Italia" L'Eurogruppo prende tempo sull'euro digitale: "Sia sicuro, proposta della Commissione a maggio"
Alberto Mapelli
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Alberto Mapelli

Un Eurogruppo di transizione, soprattutto sui temi dell’euro digitale e sul Mes. Chi si aspettava i fuochi d’artificio è sicuramente rimasto deluso dalla conferenza stampa del presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, del commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni e del direttore del Mes Pierre Gramegna.

L’euro digitale non si vedrà per almeno tre anni

“Dopo 18 mesi e discussioni dettagliati ci siamo presi un po’ di tempo per ragionare sul lavoro svolto e capire a che punto siamo”, ha detto in introduzione Donohoe. L’Eurogruppo è stato informato dalla Bce sui progressi della ricerca, ma non è andato oltre una dichiarazione di sintesi di transizione. “Per avere successo, l’euro digitale deve essere un progetto comune europeo e inclusivo, sostenuto dai cittadini europei e costruito su una solida base democratica”, sintetizza l’Eurogruppo. Ma soprattutto “dovrebbe integrare e non sostituire il contante” e dovrebbe essere “sicuro e resistente e garantire la privacy”.

Donohoe e Gentiloni hanno sottolineato come ci vorrà ancora del tempo prima di arrivare a una proposta concreta. “La Commissione presenterà una proposta di legge sull’euro digitale a maggio”, ma prima che si arrivi a una svolta ci vorrà molto più tempo. “Entro l’autunno la Bce deciderà se passare a una fase di realizzazione del progetto – ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo -. Ma la fase di sperimentazione richiederebbe tre anni e non costituirebbe una decisione sull’emissione di un euro digitale”. 

Capitolo Mes: “Dare il tempo necessario all’Italia”

Nessuna pressione, almeno in pubblico, sull’Italia e la ratifica del Mes. “Ho visitato l’Italia la scorsa settimana: ho avuto incontri costruttivi sia con Giorgetti che con il presidente Meloni. Ora è tutto nelle mani del Parlamento italiano che, come tutti i nostri Paesi membri, è una democrazia, e dobbiamo rispettare le procedure in ogni paese e in particolare rispettare il Parlamento italiano”, ha spiegato Gramegna. 

Una dose di “politicamente corretto” che è stata rinforzata anche da Donohoe a domanda diretta. “Non sarebbe appropriato per noi” indicare come la ratifica del trattato del Mes dovrebbe procedere in Italia. “Abbiamo profondo rispetto per il lavoro del Parlamento italiano”. Capiamo “che si tratta di un tema importante per l’Italia” e “riteniamo opportuno consentire al Governo e al Parlamento italiano di dare a questa questione la considerazione di cui ha bisogno”. 

Dalla governance economica all’inflazione

Molto equilibrio e pochi passi in avanti anche sugli altri capitoli aperti, dalla governance economica dell’Eurozona alle previsioni per l’andamento dell’economia europea nel 2023. Sul primo aspetto si è ribadito come il tempo per decidere non è molto e che a marzo, auspicabilmente, arriverà una proposta di revisione delle regole vigenti in Europa.

Ma è sull’inflazione in cui Donohoe, Gentiloni e Gramegna hanno tratteggiato, almeno vagamente, un po’ di più la strada da seguire. Da tutti, infatti, è stato ribadito che gli ultimi dati sull’inflazione e i prezzi contenuti delle ultime settimane dell’energia fanno pensare a una revisione degli aiuti di Stato in questi settori nei prossimi mesi “per non alimentare la spirale inflattiva”. Insomma, la spinta dell’Europa è per minori aiuti ai cittadini nei prossimi mesi ma “più mirati”, soprattutto sulle fasce di popolazione più deboli. Un modo, spiega Gentiloni, “per non complicare il lavoro già difficile della Bce”.

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