L’Europa risponde picche a Draghi sul tetto al prezzo del gas
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Primo piano/Europa
EuropaPrimo piano Sab 25 giugno 2022

L’Europa risponde picche a Draghi sul tetto al prezzo del gas

L’Unione europea risponde picche a Mario Draghi - e all’Italia - che vorrebbe accelerare per fissare un tetto al prezzo del gas. L’Europa risponde picche a Draghi sul tetto al prezzo del gas
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

La proposta di Draghi del tetto al prezzo del gas

L’Unione europea risponde picche a Mario Draghi – e all’Italia – che vorrebbe accelerare per fissare un tetto al prezzo del gas. «Allo stato non ci sono piani per un vertice straordinario a luglio», hanno fatto sapere ieri fonti, definite qualificate, di Bruxelles, in merito alla richiesta avanzata dal presidente del Consiglio italiano. Proposta, sottolineano le stesse fonti, che «è stata avanzata da un leader», Draghi, ma che non ha avuto un «seguito» sufficiente tra i 27 paesi dell’Unione. Dunque, al momento, non ci sono le condizioni per prevedere un vertice straordinario sul price cap al gas.

La doccia fredda per Draghi

Una doccia fredda per il premier proprio mentre era impegnato nei lavori della seconda giornata di Consiglio europeo per discutere dei temi legati all’energia. La proposta di un price cap per il gas, hanno precisato le stesse fonti, è stata «menzionata» ma non discussa. Sembra che Mario Draghi, al momento, non abbia seguito, nonostante anche a Berlino la situazione sia peggiorata dopo il taglio delle forniture di gas deciso a Mosca che, oltre a Germania e Italia, coinvolge un’altra decina di paesi.

Appena mercoledì scorso la Germania ha acceso la spia rossa portando il piano di emergenza sul gas dallo stato di “allerta” ad “allarme” e il vicecancelliere e ministro dell’Economia e della protezione climatica, Robert Habeck, ha anticipato che servirà razionare già dall’estate. Ma la Germania, al contrario dell’Italia, ha sempre l’opzione nucleare con tre le centrali ancora attive nel paese, il cui spegnimento previsto entro quest’anno non è a questo punto così scontato. Sta di fatto che il solo paese europeo a essersi espresso ieri a favore del price cap è il Belgio (oltre alla Spagna giovedì). «Sull’energia dobbiamo essere un blocco unico. Se facciamo tutto da soli, andremo tutti a fondo separatamente. La Commissione deve attuare ciò che abbiamo elaborato insieme, garantire l’acquisto congiunto di energia, assicurare un tetto massimo di prezzi e garantire una pianificazione comune per superare l’inverno» ha dichiarato il primo ministro Alexander De Croo, al suo arrivo alla seconda giornata di Consiglio europeo. Il colmo della vicenda è che la decisione di convocare un vertice Ue straordinario spetta proprio a un belga, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, che però deve valutare l’opportunità sulla base della possibilità di trovare un consenso.

«Sui prezzi dell’energia i Paesi sono molto esitanti ad agire», ha preso atto Draghi, «ho chiesto un Consiglio straordinario sull’energia a luglio ma mi è stato fatto notare che non abbiamo ancora uno studio sul quale discutere. Ecco, ora nella risoluzione finale il Consiglio invita la Commissione a produrre questo studio entro settembre, per poi discuterne nel Consiglio di ottobre». Tutto rimandato all’autunno, quindi, quando si vedrà pure quale sarà effettivamente il livello di stoccaggio raggiunto per l’inverno.

A opporsi al tetto al pezzo sono per lo più i paesi produttori che ne avrebbero maggior danno: Svezia e Olanda (il mercato TTF è cosa sua) in primis. «Se Mario Draghi mi porta delle prove che la misura può funzionare, possiamo vedere», è la posizione del premier olandese Mark Rutte, che sul vertice Ue straordinario ha tagliato corto: «Non penso abbia molto senso ora». Che sia «una partita molto complicata» e «non bisogna avere speranze eccessive, perché i Paesi europei hanno approcci ed esigenze molto diverse», come ha detto il segretario del Pd Enrico Letta, è oramai chiaro, bisogna solo «sperare che Draghi riesca a convincere gli altri».

«Prima o poi a qualcosa del genere bisognerà arrivare, sono molto fiducioso», ha ribadito il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Ma la soluzione diplomatica che si profila al momento – anche per salvare la faccia al premier italiano – è quella di dedicare alla questione un Consiglio Ue straordinario dei ministri dell’Energia.

«Il Governo Draghi introduca senza ulteriori ritardi, un tetto a livello nazionale al prezzo del gas», chiede il deputato di LeU Stefano Fassina. Ma su questo il premier è irremovibile: non è sostenibile. Il tetto al prezzo del gas «non può essere quello che si sta facendo in altri Paesi (Spagna e Portogallo, ndr) , dove l’importatore compra il gas al prezzo di mercato, viene poi trasferito ai consumatori a un prezzo più basso e gli importatori vengono risarciti. Questo sistema, che sostanzialmente sussidia i prezzi del gas al dettaglio, non si può fare nel caso nostro, nel caso di tutti i Paesi, perché la spesa necessaria per farlo è enorme», ha spiegato il presidente del Consiglio.

Condividi articolo