Europa, l'Italia perde l'alleato spagnolo contro la transizione green
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ApprofondimentiEuropa Sab 18 novembre 2023

Europa, l'Italia di Giorgia Meloni perde l'alleato spagnolo nella battaglia contro la transizione green

La Spagna va a sinistra e sposa la causa ambientalista nei tempi stretti voluti da Bruxelles. Per l'Italia è una spina nel fianco Europa, l'Italia di Giorgia Meloni perde l'alleato spagnolo nella battaglia contro la transizione green PEDRO SANCHEZ PREMIER SPAGNOLO
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Nel cammino verso le elezioni europee l’Italia perde un alleato prezioso. La Spagna ha un nuovo governo di sinistra, nonostante il Partito Popolare sia stato il più votato nell’ultima tornata elettorale. Con tutti gli annessi e connessi sulla strategia green che l’attuale assetto dell’Unione europea vuole portare avanti a tappe forzate. Anche a costo di rischiare l’impoverimento della popolazione per effetto degli obbligi sull’efficientamento energetico degli immobili e dei vincoli sulle auto green.

Sulla questione climatica il governo di Pedro Sánchez, alla guida della Spagna per la terza volta nella sua vita politica, non ha infatti dubbi: la transizione green è un obbligo. Bisogna ripettarne le tempistiche per ridurre l’impatto su un ambiente già devastato da anni di sviluppo senza regole. Un progetto che sarà perseguito a tappe forzate da Sanchez, tornato a capo del Paese grazie all’amnistia concessa a tutti i politici e i funzionari catalani di Junts per Catalunya (il partito di Carles Puidgemont, l’ex premier di Barcellona riparato in Belgio) a processo per il referendum secessionista del 2017. Il premier del resto lo aveva annunciato nel suo documento España 2050. 

Lo stato dell’arte

“Nel corso del XX secolo, la Spagna, come la maggior parte dei paesi sviluppati, ha adottato un modello di crescita economica basato sull’uso abusivo e lineare (“estrarre, produrre, consumare e buttare via”) delle risorse naturali. Questo modello ha causato un degrado ambientale senza precedenti nel nostro territorio e ha fatto precipitare una crisi climatica che potrebbe avere effetti catastrofici nel prossimo futuro” si legge nel testo di España 2050 .

“La Spagna del 2050 sarà più calda, arida e imprevedibile di oggi. Se non adottiamo misure decisive in tempi brevi, la siccità colpirà il 70% in più del nostro territorio, gli incendi e le inondazioni saranno più frequenti e distruttivi, il livello del mare e le temperature aumenteranno, settori chiave come l’agricoltura o il turismo subiranno danni gravi. milioni di persone vivranno in aree con scarsità d’acqua e 20.000 moriranno ogni anno a causa dell’aumento delle temperature” prosegue il documento.

La strategia spagnola

“Per evitare questo scenario, dovremo diventare un’economia circolare e a zero emissioni di carbonio entro il 2050, adottando misure che ci consentano di ridurre al minimo gli impatti del cambiamento clima e trasformare il modo in cui ci relazioniamo con la natura. Ciò comporterà, tra le altre cose, un cambiamento radicale del modo in cui generiamo energia, ci muoviamo, e produciamo e consumiamo beni e servizi” sottolinea il documento.

“Dovremo sfruttare tutta la nostra ricchezza nelle fonti energetiche rinnovabili, elettrificare i trasporti, reinventare le catene del valore, ripensare gli usi che facciamo dell’acqua, ridurre al minimo i rifiuti che generiamo, impegnarci per l’agricoltura biologica e promuovere la tassazione verde. Ciò deve essere fatto in tempi record, senza ridurre la competitività della nostra economia e senza lasciare indietro nessuno” conclude.

La tensione nel Paese resta elevata

Dopo l’attentato subito dall’ex leader di Vox, Alejo Vidal, il deputato di Vox, Javier Ortega Smith Quadras, e le manifestazioni di protesta contro l’amnistia concessa ai catalani, venerdì 17 novembre un gruppo di ex militari ha lanciato un manifesto in cui si chiede ai “responsabili della difesa dell’ordine costituzionale”, ovvero le Forze Armate, di “destituire il primo ministro”, il socialista Sánchez e convocare nuove “elezioni generali”. Secondo quanto riferisce la stampa nazionale, si tratta di militari di alto livello ormai pensionati.

Il testo dell’appello è stato pubblicato sul sito dell’Associazione di Militari Spagnoli (Ame). Gli autori del manifesto si sono detti “preoccupati per il futuro della Spagna” per via della “situazione attuale”. A loro avviso, nel Paese sono assenti “giustizia, uguaglianza e democrazia”. Stando a quanto riferito dal quotidiano El País, tra i firmatari ci sono tre ex generali di divisione, quattro ex generali di brigata e 23 ex colonnelli. Alcuni di questi militari facevano anche parte di una chat su Whatsapp in cui, nel 2020, si leggevano messaggi che inneggiavano a un nuovo tentativo di colpo di Stato come quello di Francisco Franco nel 1936. Due anni prima, membri della Ame avevano pubblicato un manifesto di chiara apologia del dittatore.

Prosegue la protesta della destra

Giovedì 16 novembre sette persone sono state arrestate a Madrid nel corso di una manifestazione che si è tenuta di fronte alla sede nazionale del Partito Socialista spagnolo (Psoe), sfociata, come in diverse occasioni precedenti, in tafferugli e cariche della polizia. La notizia è stata diffusa dall’agenzia di stampa Efe, secondo cui al bilancio vanno aggiunti anche sette feriti lievi, tra cui un agente. Alla protesta, aggiunge la stessa fonte, hanno partecipato circa 4.000 persone. Tra i manifestanti c’era anche il deputato di Vox, Javier Ortega Smith, che su X, che su X ha poi definito le persone scese in piazza “coraggiosi giovani patrioti”.

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