L'Europa in trappola, paghiamo l’energia tre volte più di prima
Nei primi sei mesi dell’anno l’aumento dei prezzi ha fatto aumentare il deficit commerciale dei paesi Ue nel settore energia.La situazione dell’energia in Europa
Nei primi sei mesi dell’anno l’aumento dei prezzi ha fatto aumentare il deficit commerciale dei paesi Ue nel settore energia dai 105,6 miliardi di euro della prima metà del 2021 a 290,8 miliardi. I numeri, pubblicati ieri dall’Eurostat, riflettono le conseguenze delle sanzioni alla Russia e della guerra economica tra Occidente e Mosca cominciata dopo la guerra in Ucraina. Conseguenze che probabilmente non si fermeranno qui: giusto ieri Gazprom ha avvertito che il costo del gas sul mercato spot in Europa potrebbe aumentare del 60% quest’inverno, passando dagli attuali 2.500 dollari per mille metri cubi a oltre 4.000 dollari.
Intanto gli aumenti registrati finora hanno portato l’Unione europea nel primo semestre a registrare un disavanzo commerciale complessivo di 200,7 miliardi di euro, da paragonare con l’attivo di 83,2 miliardi del periodo gennaio-giugno 2021. In Italia il trend si è tradotto in questi numeri, comunicati qualche giorno fa dall’Istat: disavanzo di 13 miliardi nei primi sei mesi del 2022, a fronte di un avanzo di 29 miliardi registrato nella prima parte del 2021.
Lo shock dell’energia
Limitatamente all’area dei paesi che adottano l’euro, tra gennaio e giugno si è registrato un deficit commerciale di 140,4 miliardi, dopo l’avanzo di 100,6 miliardi del primo semestre del 2021. Uno shock considerevole per un modello economico fortemente orientato alle esportazioni verso il resto del mondo, il cui aumento nel periodo (+18,7%) è stato abbondantemente compensato dall’incremento dell’import (+43%). Considerazioni che valgono soprattutto per la Germania, che tra gennaio e giugno ha visto più che dimezzare il proprio avanzo commerciale, passato da 96,5 miliardi di euro a 34,3 miliardi.
Se guardiamo ai partner commerciali dell’Unione europea, il mercato verso il quale più sono aumentate le esportazioni nel primo semestre sono gli Stati Uniti: si è passati da 191,3 miliardi a 247 miliardi (+29,1%). A finire oltre oceano sono stati soprattutto prodotti chimici, macchinari e veicoli. Ma nel contempo è aumentato anche l’export dall’America all’Europa, passato dai 110,1 miliardi del primo semestre del 2021 a 166,4 miliardi (un incremento del 51,1%).
Spicca anche l’aumento del 20,3% delle esportazioni dai paesi Ue verso la Turchia, probabilmente usata da molte aziende europee come piattaforma per aggirare le sanzioni alla Russia (dall’inizio della guerra in Ucraina, l’export turco verso Mosca è del resto cresciuto di quasi il 70%). A giugno in Italia le esportazioni verso Ankara sono cresciute di un sospetto 87,4% rispetto allo stesso mese del 2021.
Da chi dipendiamo
I quattro paesi nei confronti dei quali il deficit commerciale europeo si è maggiormente accentuato sono stati comunque la Norvegia, ricercatissima alternativa al gas russo (import aumentato del 142,7% e disavanzo passato da 0,5 a 35,8 miliardi), la Russia (export crollato del 30,4% e import cresciuto del 78,9%; nel complesso il disavanzo è passato da 24,6 a 90,6 miliardi), l’India (export +13,1%, import +54,5%, disavanzo passato da 1,5 a 10,6 miliardi) e la Cina (export -0,4%, import +43,3%, disavanzo passato da 98 a 189,5 miliardi).