Berlino indora la pillola sul gas ma farà da sola, alla faccia nostra
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Europa Mer 05 ottobre 2022

Berlino indora la pillola sul gas, ma farà da sola alla faccia nostra

La Germania fa marcia indietro? Non proprio, ma sta cercando quantomeno di addolcire la pillola agli altri Paesi Ue Berlino indora la pillola sul gas, ma farà da sola alla faccia nostra
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

La Germania sulla crisi del gas

La Germania fa marcia indietro? Non proprio, ma sta cercando quantomeno di addolcire la pillola agli altri Paesi Ue, che hanno mal digerito la decisione di Berlino di agire in solitudine con un piano da 200 miliardi. Alla pioggia di critiche ha risposto il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, il quale fa intendere ci sia un’errata interpretazione. «Ho avuto l’opportunità di spiegare alla Commissione e ai miei colleghi il nostro scudo protettivo – ha detto a margine della riunione Ecofin -, c’è stato un malinteso: la nostra misura è mirata e pensata per due anni, fino al 2024». Il maxi pacchetto di aiuti, ha spiegato Lindner, «è proporzionato alle dimensioni e alla vulnerabilità dell’economia tedesca».

Una spiegazione che non ha convinto molti partner europei, in primo luogo Francia e Italia. Sono mesi, infatti, che 15 Paesi della Ue (con Parigi e Roma in testa) chiedono di mettere un tetto al prezzo del gas e nella lettera redatta dai quindici e inviata la scorsa settimana alla Commissione europea manca soprattutto la firma della Germania. Berlino, quasi fosse una risposta alla richiesta, ha deciso di agire da sola, mettendo sul piatto 200 miliardi senza neppure prendere in considerazione un piano d’azione comune. Alla faccia dell’Unione e del sovranismo tanto aborrito.

La mossa tedesca ha irritato in primo luogo Parigi. «È essenziale cooperare in Europa di fronte alla crisi energetica – ha dichiarato il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire -. Più in generale abbiamo bisogno di una strategia economica globale tra i Paesi membri della zona euro e tra i Paesi europei. Dobbiamo essere più determinati, più uniti e più veloci nelle nostre risposte». Il premier Mario Draghi non era stato da meno nel reagire negativamente alle misure nazionali di Berlino. In tutte le capitali europee c’è la consapevolezza che bisogna fare presto, il caro energia necessita di misure urgenti a livello Ue e la recessione comincia a fare a capolino, ma le divisioni sul tprice cap e le fughe solitarie non fanno ben sperare. L’asse franco-tedesco si sta incrinando e gli egoismi nazionali hanno preso il posto di quella decantata solidarietà emersa durante la pandemia. A infilarsi nella polemica anche il premier ungherese Viktor Orban, il quale commentando il piano tedesco ha parlato di «inizio del cannibalismo nell’Ue. Secondo Orban, bisogna «fare qualcosa» molto presto o tutto questo «distruggerà l’unità europea»

Il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ha tentato di gettare acqua sul fuoco, affermando che «è il momento della solidarietà comune». E a questo proposito, Gentiloni ha rilanciato la proposta di creare uno strumento comune per fronteggiare la crisi energetica, come era stato il Sure per l’emergenza Covid nel 2020-2021. «Se vogliamo fronteggiare questa crisi penso che ci serva un livello più alto di solidarietà», ha spiegato il commissario Ue. Ma il ministro tedesco delle Finanze ha subito bocciato una riedizione dello schema Sure. «La Germania è pronta a discutere misure che potrebbero contenere i prezzi del gas e dell’energia elettrica nell’Ue – ha detto Lindner -. Dobbiamo affrontare il problema alla radice. Sono quindi disponibile ad adottare misure congiunte sui mercati internazionali del gas e a riformare la struttura dei nostri mercati dell’energia elettrica in modo che i prezzi per i consumatori non siano più determinati dal prezzo del gas». E niente altro. Insomma, Berlino vuole continuare a fare da sola.

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