Le colpe dell'Europa e quel piano energetico abbandonato
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ApprofondimentiEuropa Ven 02 settembre 2022

Le colpe dell'Europa e quel piano energetico che è stato abbandonato

Quindi mancano, da parte dell’Ue, programmi strategici sul fronte dell’approvvigionamento energetico e delle materie prime. Le colpe dell'Europa e quel piano energetico che è stato abbandonato
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Il piano energetico dell’Europa

È doveroso domandarsi se le sanzioni imposte dall’Europa e dagli Stati Uniti, unitamente ad altri Stati, stiano effettivamente danneggiando la Russia per l’invasione dell’Ucraina. Partendo da un presupposto: l’aggressione della Russia contro l’Ucraina è assolutamente da condannare. Ma il punto non è questo. Il punto è che a pagare il prezzo delle sanzioni sono le famiglie, le piccole, le medie e le grandi industrie. È un boomerang che ci si ritorce indietro con una potenza devastante.

Tutto questo sta provocando da mesi il rialzo dell’inflazione, l’elevato costo delle materie prime, del gas naturale, che ieri ha rallentato ancora la sua corsa toccando un minimo di giornata sotto i 230 euro a megawattora, del petrolio e delle terre rare. L’Europa, purtroppo, non dispone di una capacità produttiva significativa per promuovere sanzioni verso la Russia, dalla quale dipende per approvvigionarsi di queste importanti fonti di energia.

Energia pulita per tutti

Il 16 dicembre 2021 la Camera dei deputati pubblica il Quadro regolatorio europeo in materia di energia e clima al 2030, con l’obiettivo di preservare e migliorare l’ambiente. La disposizione più significativa riguarda, a nostro avviso, il punto a) del programma energetico nazionale, ovvero «garantire il funzionamento del mercato dell’energia». Tenendo presente che per decenni l’energia è stato uno dei settori più trascurati dalle politiche europee, il pacchetto «energia pulita per tutti gli europei» secondo noi rappresentava un significativo passo in avanti per sganciarci dalla principale fonte di energia rappresentata ancora oggi dal carbone. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha totalmente trasformato il processo di trasformazione della politica energetica dell’Unione Europea.

Questa situazione ha provocato anche il deprezzamento dell’euro nei confronti delle valute, quali il dollaro, per non parlare poi del franco svizzero, che tutti ritengono un bene rifugio. Certo, da una parte la svalutazione dell’euro è positiva, ma dall’altra parte ci crea un problema di affidabilità e di credibilità nei confronti degli altri Stati. Il rischio della mancata crescita, oltre a creare un danno economico, provocherà anche un rischio reputazionale senza precedenti che le future generazioni dovranno accollarsi a causa di una totale assenza di una visione strategica da parte dell’Europa, che avrebbe dovuto portarci verso un futuro migliore.

A chi chiediamo aiuto

È vero che la Russia ci tiene in ostaggio e usa le forniture di energia verso l’Europa come arma e come ricatto politico. Quindi? Quindi mancano, da parte dell’Ue, programmi strategici sul fronte dell’approvvigionamento energetico e delle materie prime, siamo totalmente in assenza di una visione globale per far fronte alle necessità dei cittadini europei. Inoltre ci domandiamo: quali sono i vantaggi che derivano dalle sanzioni nei confronti della Russia? Dobbiamo importare il gas dagli Stati Uniti, ma per far questo occorre incentivare gli Stati a costruire i rigassificatori: quanto costa ai contribuenti questo programma per contrastare la politica energetica della Russia?

Si parla di «sicurezza energetica» in abito europeo, e si cerca di avviare accordi di fornitura di energia con Stati che non sono particolarmente solidi dal punto di vista politico. L’instabilità politica del nostro paese, con lo spread che continua a salire verso il Bund (i titoli di Stato a cinque anni, nell’ultima asta, tornano ai livelli di settembre 2013 e sono stati assegnati al 3,09%, 28 centesimi in più rispetto al mese scorso. I decennali hanno invece offerto un rendimento al 3,76% che supera di 30 centesimi quello dell’ultima asta e rappresenta il massimo dal 2014 ), il crescente debito pubblico italiano e le vendite di titoli di Stato da parte di investitori esteri non consentono al nostro governo di proteggere adeguatamente il rialzo dei costi, in generale, ai quali devono fare fronte tutte le strutture produttive del nostro paese.

Leggiamo che gli hedge fund scommettono contro il debito italiano, con strumenti molto discutibili. Il valore totale delle obbligazioni italiane prese in prestito da questi fondi ha raggiunto il livello più alto dal gennaio 2008 (anno della grande crisi finanziaria) con oltre 39 miliardi di euro.

Notizie fuorvianti

Tutto questo ha creato una preoccupazione sui mercati eccessiva. Nel 2008 si è verificata una delle maggiori crisi della storia, partita dagli Stati Uniti con il crollo dei mutui subprime. Questi debiti sulle case furono “impacchettati” dalla finanza in “strumenti derivati” e furono venduti in tutto il mondo in grande quantità.
Quindi di cosa stiamo parlando? Concentriamoci su quello che sta succedendo oggi, e non facciamoci condizionare da notizie fuorvianti, che possono distogliere la nostra attenzioni dalla crisi economica che non dipende da noi. Domandiamoci piuttosto perché l’Europa è totalmente assente.

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