Cade il governo Draghi e Putin ci riapre il flusso del gas
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Europa Gio 21 luglio 2022

Cade il governo Draghi e Putin ci riapre il flusso del gas con Nord Stream

L’incubo europeo del blocco del gas per ora sembra scongiurato. La Russia ha ripreso a pompare metano attraverso il gasdotto Nord Stream 1 Cade il governo Draghi e Putin ci riapre il flusso del gas con Nord Stream
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

La situazione del gas

L’incubo europeo del blocco del gas per ora sembra scongiurato. La Russia, come aveva promesso, ha ripreso ieri a pompare metano attraverso il gasdotto Nord Stream 1 dopo aver chiuso i rubinetti per 10 giorni per i lavori di manutenzione. Il gas ha ripreso a scorrere verso la Germania e da lì nel resto dell’Europa. L’agenzia russa Tass ha riferito che sono stati richiesti volumi pari a quelli forniti prima della temporanea chiusura, cioè circa 67 milioni di metri cubi al giorno, che equivalgono al 40% della portata del gasdotto. La notizia della riapertura del gasdotto russo ha fatto subito sgonfiare i prezzi del gas sul mercato europeo.

Il gas per l’Italia

Il colosso energetico Gazprom, inoltre, ha aumentato i flussi verso l’Italia che sono cresciuti, rispetto al giorno precedente, del 71,4%. L’Eni, infatti, ha comunicato che ieri “la consegna di volumi di gas pari a circa 36 milioni di metri cubi, a fronte di consegne giornaliere pari a circa 21 milioni di metri cubi effettuate nei giorni scorsi”. L’azienda italiana ha fatto sapere che si riserverà di comunicare “eventuali aggiornamenti nel caso in cui vi fossero ulteriori variazioni significative nelle quantità in consegna comunicate da Gazprom”.

Il Cremlino, dal canto suo, ha “respinto categoricamente come false le accuse di ricatti rivolte all’Europa, siamo pronti a rispettare gli impegni presi”, ha dichiarato Dmitri Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin. “Restiamo cruciali per la sicurezza energetica dell’Europa”, ha spiegato Peskov. L’aumento dei flussi di gas dalla Russia dovrebbe permettere di accelerare gli stoccaggi europei, che sono a poco più del 68%. In base al piano RePower Eu, l’Italia, come tutti gli altri paesi Ue, deve portare le riserve di gas almeno all’80% entro il 1° novembre per affrontare in sicurezza l’inverno. Ma con questi ritmi, gli esperti ritengono che l’Europa non riuscirà a riempire a sufficienza gli stoccaggi. Secondo le stime di Wood Mackenzie e Rystad Energy, con i flussi del Nord Stream al 40%, lo stoccaggio complessivo nella Ue non supererà il 69% prima dell’inverno.

Il piano di razionamento del gas

Proprio per affrontare i mesi invernali la Commissione europea ha presentato 48 ore fa il suo piano di razionamento del gas, che prevede tagli volontari del 15% sui consumi in ciascun paese membro tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023 (le riduzioni diventerebbero obbligatorie in caso di emergenza). Una misura che secondo Bruxelles permetterebbe di risparmiare circa 45 miliardi di metri cubi di gas. Ma il piano Ue non sembra ottenere il gradimento di alcuni Paesi. Anche il Portogallo, dopo la Spagna, ha bocciato i tagli ai consumi di gas. Il governo di Lisbona è “completamente contrario” alla proposta della Commissione Ue perché è “sproporzionata” e “insostenibile”, ha affermato il ministro per l’Ambiente e l’Energia portoghese, Joao Galamba.  Le misure della Ue “non tengono conto delle differenze tra i Paesi – ha spiegato Galamba- e ignorano che il Portogallo non ha interconnessioni con il resto d’Europa”. La proposta sarà discussa in questi giorni dagli ambasciatori dei Paesi Ue a Bruxelles.

Secondo gli analisti, la riapertura di Nord Stream potrebbe dare una spinta a breve termine all’euro e ai mercati europei. Gli esperti non nascondono però che i flussi del gasdotto al 40% sono il massimo che i Paesi europei possano aspettarsi. Forniture di gas inferiori a quella quota impatteranno notevolmente sulla crescita economica. Bruxelles aveva previsto un calo del Pil dell’1,5% in caso di blocco totale delle forniture di gas russo, mentre secondo il Fmi la perdita per l’Italia sarebbe superiore, tra il 2% e il 5%.

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