Così Mosca si è già attrezzata per aggirare il cap al suo petrolio
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Da non perdereEuropa Sab 22 ottobre 2022

Così Mosca si è già attrezzata per aggirare il “price cap” al suo petrolio

La Russia potrà aggirare le sanzioni europee e continuare a vendere il proprio petrolio ad un prezzo superiore al tetto annunciato dal G7. Così Mosca si è già attrezzata per aggirare il “price cap” al suo petrolio
Redazione Verità&Affari
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Come la Russia venderà il suo petrolio

La Russia potrà aggirare le sanzioni europee e continuare a vendere il proprio petrolio ad un prezzo superiore al tetto annunciato dal G7 e dall’Unione europea. Secondo le stime di un funzionario del Tesoro americano, riportate da Reuters, l’80-90 per cento del petrolio russo continuerà ad essere venduto al resto del mondo senza la necessità di ricorrere a compagnie marittime e assicurative occidentali.

In vista dell’embargo europeo che entrerà in vigore da dicembre, col quale i paesi della Ue (con alcune eccezioni, Ungheria in testa) non soltanto rinunceranno ad acquistare greggio da Mosca ma vieteranno alle loro compagnie marittime e assicurative di fornire navi e servizi per trasportare il petrolio russo nel resto del mondo, la Russia è corsa ai ripari e ora potrà largamente servirsi delle proprie navi, benché mediamente più vecchie degli standard navali, e di quelle di Cina e India.

Effetti collaterali

L’idea di introdurre un tetto al prezzo nasce proprio dalla preoccupazione dei possibili effetti collaterali dell’embargo europeo.
Siccome il 90 per cento del commercio di petrolio via mare si avvale dei servizi di compagnie occidentali, il rischio era quello di escludere il petrolio russo dal mercato facendo aumentare i prezzi nel bel mezzo di una devastante crisi energetica e con un’inflazione ai livelli più alti da quarant’anni a questa parte.

Di qui, l’idea del price cap, un “correttivo” che avrebbe permesso alle compagnie marittime e assicurative di continuare a trasportare il petrolio russo venduto al di sotto di una certa soglia. Al momento il tetto non è stato fissato ma qualche giorno fa il segretario al tesoro americano Janet Yellen aveva ipotizzato una soglia di 60 dollari al barile, in linea con le quotazioni degli anni scorsi (ma non di questo periodo: ieri il Brent era a 93 dollari e il Wti a 85). L’Occidente però avrebbe sovrastimato il controllo esercitato dalle sue società sul commercio marittimo.

Una flotta ombra

In realtà «c’è una flotta ombra abbastanza grande per continuare i flussi di greggio russo dopo il 5 dicembre», ha detto a Reuters Andrea Olivi, di Trafigura (società che si occupa del trading di materie prime). «Molte di queste navi ombra saranno in grado di autoassicurarsi o di ricorrere ai servizi di compagnie russe». Secondo JpMorgan Mosca è in grado di aggirare quasi completamente l’embargo ricorrendo alle proprie navi, a quelle cinesi e a quelle indiane. Mentre per Norbert Rucker di Julius Baer (società di gestione patrimoniale) «i commercianti che trattano il petrolio russo non sono più a Ginevra o a Londra, sono in Medio Oriente».

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