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EconomiaFamiglie Lun 12 dicembre 2022

Credito al consumo, gli italiani hanno chiesto oltre 40 miliardi di euro. Ma con la Bce il tasso medio sopra il 7%

Cresce il settore del credito al consumo: nel 2022 gli italiani hanno già chiesto oltre 40 miliardi di euro. Tasso medio oltre il 7%. Credito al consumo, gli italiani hanno chiesto oltre 40 miliardi di euro. Ma con la Bce il tasso medio sopra il 7%
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Il credito al consumo non conosce crisi

Il mercato del credito al consumo cresce. Secondo Assofin per i primi dieci mesi del 2022 oltre 40 miliardi di euro sono stati finanziati tra prestiti personali,  linee di credito rateali e cessioni del quinto, con una crescita del 13%. L’osservatorio PrestitiOnline.it evidenzia anche una leggera crescita dei tassi ad ottobre con probabili aumenti più significativi entro la fine dell’anno.

Per sapere con certezza gli effetti della manovra della Bce sui tassi medi bisognerà aspettare la prossima rilevazione trimestrale del Tesoro, prevista per gennaio, ma ci si può aspettare che le erogazioni del terzo trimestre assorbano almeno in parte i due aumenti del costo del denaro effettuati fino a settembre. Ipotizzando che i tassi medi di prestiti personali e cessioni del quinto recepiscano per intero l’aumento di 1,25% (50 bps a luglio e 75 a settembre), i tassi medi finalizzati all’acquisto rateale nel terzo trimestre sfioreranno l’11%, mentre quelli per la cessione del quinto arriveranno quasi al 9%.

Come si muove il mercato dei prestiti online

Analizzando i migliori Taeg delle richieste sul canale digitale emerge che a ottobre i tassi iniziano ad aumentare anche sul canale online. I prestiti personali nel terzo trimestre hanno un tasso medio sopra il 7% (7,16%), in crescita di oltre 20 punti base rispetto al secondo trimestre, mentre per le cessioni del quinto cresce significativamente il costo per i dipendenti privati e pubblici, rispettivamente dal 6,13% al 6,68% attuale e dal 4,06% al 4,39%. Stabile il costo per i pensionati al 5,5%.

In ogni caso si tratta di tassi significativamente più bassi rispetto a quelli medi di mercato calcolati dalla Banca d’Italia, confermando la convenienza del canale digitale e della comparazione per limitare i futuri aumenti di prezzo.

La liquidità ancora in cima agli interessi degli italiani

Dallo spaccato per finalità dei tassi dei prestiti personali emerge chiaramente che, a fronte di un leggero rialzo dei Taeg migliori, si assiste a un lieve calo di quelli medi, confermando uno scenario ancora sostanzialmente stabile. Finanziarsi per l’acquisto di un’auto nuova costa in media il 6,76%, per la liquidità 6,87%, per ristrutturare casa 6,96%.

Nonostante non sia il più conveniente, il prestito per liquidità è il più richiesto da oltre due anni e rappresenta in questo trimestre oltre il 28% del delle richieste. Poco meno di una richiesta su cinque riguarda invece l’acquisto di un’automobile usata e poco meno di una su sei la ristrutturazione casa.

Gli importi medi richiesti sono fortemente legati alla finalità: in testa c’è il consolidamento del credito con una media di 18.100 euro, seguita dalla ristrutturazione casa e dall’acquisto di un veicolo nuovo o a chilometro zero (entrambi 16.400 euro). Spicca l’aumento del 44% sugli importi medi per viaggi,  matrimoni e hobby vari (da 6.300 euro a 9.100 euro).

Cessione del quinto: crescono le durate più lunghe e gli importi più alti

La durata media del finanziamento per i prestiti personali supera leggermente i 5 anni e mezzo, in rialzo rispetto ai trimestri precedenti, ma sempre ben lontano dalla media delle Cessioni del quinto che superano gli 8 anni. Questa la differenza principale tra i due prodotti, che va di pari passo con il dato sull’importo medio: per i prestiti personali è circa 11.200 euro, quasi il doppio per le cessioni che sfiorano i 21.000 euro.

Significativo l’aumento dei dipendenti privati che richiedono una cessione del quinto, nonostante l’aumento dei tassi: a ottobre hanno rappresentato il 62,9% dei richiedenti, con una crescita di 5,7 punti nell’arco di un anno. Di conseguenza cala di oltre tre punti l’incidenza dei pensionati (il 17,1% a ottobre) e di quasi due e mezzo quella dei dipendenti pubblici (20,0%), quest’ultima in forte calo rispetto a due anni fa quando rappresentava oltre il 37% delle richieste.

 

 

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