La mossa di Esselunga, taglia i prezzi per contrastare i discount
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Famiglie Lun 03 ottobre 2022

La mossa di Esselunga, taglia i prezzi per non farsi superare dai discount

Esselunga tagliai prezzi per non perdere clienti a favore dei discount. L’utile del primo semestre 2022 quasi azzerato. La mossa di Esselunga, taglia i prezzi per non farsi superare dai discount supermercato
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Esselunga taglia i prezzi

«Il dato del carrello della spesa, che da giugno cresce più dell’indice generale dell’inflazione, fotografa il drammatico percorso che le aziende della Distribuzione hanno affrontato negli scorsi mesi a fronte dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia»- ha detto Carlo Alberto Buttarelli, direttore Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione. L’impegno a gradualizzare l’aumento dei prezzi al consumo, attraverso l’assorbimento di ampi margini di aumento dei listini, ha raggiunto un livello critico, non più sostenibile dalle imprese. Occorre infatti considerare, dice Federdistribuzione, che la grande distribuzione registra un’inflazione media all’acquisto del 15%.

Tra le vittime illustri di questa situazione c’è Esselunga. Infatti la strategia tagliaprezzi messa in campo per non perdere clienti a favore dei discount è costata cara con l’utile del primo semestre 2022 quasi azzerato e le vendite comunque calate dello 0,2%. La strategia ha limitato le perdite di volumi ma anche ha impedito la difesa dei margini. La società ha giustificato il crollo della redditività con la campagna dal claim “Il carovita sale, noi abbassiamo i prezzi”.

I prezzi di Esselunga

Infatti, su oltre 1.500 articoli, Esselunga annunciò di ridurre i prezzi tra il 6 e l’8%. Poi l’impennata di gas, elettricità e dei combustibili hanno ulteriormente compresso la redditività del semestre. Secondo l’azienda lombarda, i prezzi a scaffale hanno registrato un incremento medio dell’1,7% a fronte di un’inflazione media del 7,4% dai fornitori. Quindi il 5,7% dell’aumento dei prezzi sarebbe rimasto a carico del retailer. E poi ci sono i costi dell’energia che per la grande distribuzione rappresentano una percentuale compresa tra l’1,5% e il 3% del fatturato, ovvero la voce più significativa subito dopo quella del personale. Il problema è che tutte le catene si sono sfidate a colpi di ribassi e questo ovviamente, con i costi generali in costante ascesa, rappresenta un problema non indifferente per il conto economico.

«La situazione attuale – ha detto ancora Buttarelli – è ulteriormente aggravata dall’impennata dei costi delle bollette mediamente più che triplicate. Il Decreto Aiuti ter, che ha innalzato le soglie di credito d’imposta, è stato solo un piccolo passo avanti ma non è sufficiente a garantire la tenuta economica nei prossimi mesi. Occorre un intervento urgente, già in fase di conversione del decreto legge, per introdurre nuove misure che vanno dall’innalzamento del credito d’imposta, alla rateizzazione delle bollette». Un’ulteriore spinta inflazionistica rischia di aggravare una situazione già pesante per i consumi.

«Entriamo nel quarto trimestre – ha aggiunto- che vale fino con le festività natalizie fino al 40% del fatturato annuale. La riduzione dei consumi sarebbe dannosa per la tenuta economica delle imprese e delle filiere produttive di eccellenza». Esselunga, secondo l’ultimo dossier stilato da Mediobanca sulla grande distribuzione in Italia, è la regina del settore ed è prima per utili cumulati nel periodo 2016 e il 2020: 1,212 miliardi seguita da Eurospin a 1,137 miliardi, VéGé a 995 milioni, Selex a 962 milioni e Conad a 945 milioni. Carrefour ha invece cumulato perdite per 604 milioni e Coop per 460 milioni.

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