Il paradosso dei tassi, i mutui salgono, i conti correnti no
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Famiglie Mar 01 novembre 2022

I tassi per i mutui salgono, ma quelli sui conti correnti restano a zero

Niente interessi sul conto corrente per i clienti. In questo il risultato è quello di un buon e facile guadagno per le banche. I tassi per i mutui salgono, ma quelli sui conti correnti restano a zero CORONA VIRUS COVID19 COVID 19PERSONE IN FILA CODA ATTESA FUORI DALLA BANCAPASQUALEFILIALE FILIALI INTESA SAN PAOLO SANPAOLO
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Il paradosso dei tassi

Niente interessi sul conto corrente per i clienti. In questo il risultato è quello di un buon e facile guadagno per le banche.
Infatti dal 14 settembre le banche europee ricevono dalla Bce un tasso dello 0,75% per la liquidità che depositano presso la banca centrale. E da domani, 2 novembre, in seguito all’ultima riunione dell’Eurotower, tale interesse salirà all’1,5%. Per i clienti però sui conti correnti il tasso che le banche offrono con rare eccezioni, resta ancora a zero. Per gli istituti di credito si tratta di guadagni facili e certi anche se i correntisti hanno somme minime in deposito.

Consultando le offerte dei vari conti correnti sul sito Confrontaconti.it il risultato è sconfortante. I rendimenti sono nulli e dunque la scelta può essere fatta guardando solo al costo del conto e dei relativi servizi. Infatti ci sono ancora banche che si fanno ancora pagare i bonifici 1 euro l’uno. Per non parlare dei costi di quelli istantanei che tutti gli istituti fanno pagare. Guadagnare qualcosa con il conto corrente resta dunque difficile. L’ultima volta che il cosiddetto deposit facility rate della Bce si era trovato al di sopra dello zero, prima dei rialzi dell’estate 2022, era il 2012.

Le banche insomma fanno come le società petrolifere con la benzina: rialzi immediati quando sale il prezzo del brent e riduzioni con il contagocce quanto questo scende. Nel caso dei tassi sul conto corrente la situazione è ancora peggiore. Anche perché i correntisti si sono assuefatti all’idea percepire interessi. E le banche non vogliono, ovviamente, togliere questa abitudine che per loro è parecchio conveniente.

Al momento è impossibile fare una previsione su quelli che saranno i tempi di reazione degli istituti bancari e affermare quando questi ultimi ricominceranno ad offrire interessi per i conti correnti tradizionali, escludendo dunque modalità semi-vincolate. L’inversione di tendenza sarebbe già in atto. Se fino a qualche mese fa, infatti, non c’era alcuna spinta commerciale per l’acquisizione di nuovi correntisti al momento alcune banche stanno facendo offerte promozionali. Ci sono ad esempio alcune forme ibride di conto corrente iniziano già ad offrire un modesto interesse lordo come quelle offerte da Cherry Bank o Banca Progetto per somme depositate ma rapidamente svincolabili.

Solo Ibl Banca offre un conto corrente con un tasso di interesse positivo, anche se minimo, dello 0,3% lordo che vuol dire comunque, con una giacenza media anche di soli 3mila, euro 22 euro netti all’anno di interessi. Ibl inoltre non fa pagare spese per il conto. Anche Bnl Bnp Paribas offre un tasso di interesse minimo 0,01%. Peccato che fa pagare un costo fisso di 34 euro per il conto all’anno togliendo così ogni beneficio. Altre banche, pur mantenendo costi fissi, come quello per la carta di debito, offrono cashback in buoni Amazon (Credit Agricole) o offerte speciali sul canone fino ai 30 anni di età (Banca Mediolanum Selfy).

Una alternativa è, ad esempio, Banca Progetto che offre un conto deposito, Conto Progetto, al 2,50% con bollo a carico della banca e le somme svincolabili in soli 32 giorni. Secondo gli esperti comunque le banche prima o poi si dovranno adeguare all’aumento dei tassi che la Bce offre loro senza rischiare nulla, ma il rendimento del conto corrente, stando alle previsioni sull’aumento del costo della vita per i prossimi due anni, non deve illudere sulle prospettive di guadagno. Forme d’investimento alternativo sono i conti deposito vincolati, che a un anno possono valere fino al 2,5% lordo e fino al 3,50% per periodi maggiori.

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