I tassi sui mutui oltre il 5%, gli italiani pagano il doppio dei francesi
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Famiglie Mer 02 novembre 2022

I tassi sui mutui oltre il 5%, gli italiani pagano il doppio dei francesi

In Italia i tassi sui mutui supereranno il 5 per cento. È l’allarme lanciato dalla Fabi in uno studio sugli effetti del rialzo dei tassi. I tassi sui mutui oltre il 5%, gli italiani pagano il doppio dei francesi Il peso del mutuo
Camilla Conti
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Camilla Conti

Cosa succede ai mutui in Italia

In Italia i tassi sui mutui supereranno il 5 per cento. È l’allarme lanciato dalla Fabi in uno studio sugli effetti del rialzo dei tassi deciso dalla Bce dove si mostra come gli interessi sui mutui ipotecari avessero già superato il 4% con il costo del denaro all’1,25% e, con il nuovo rialzo al 2% appena deciso Francoforte, sia possibile immaginare che venga appunto sforata la soglia del 5 per cento.

Ma lo studio della Fabi fa anche un confronto tra l’Italia e l’area euro e il risultato è impietoso: per i finanziamenti dedicati all’acquisto della casa, alle famiglie italiane è richiesto un tasso di interesse medio del 2,62% per scadenza fino a 5 anni, contro un livello medio dell’1,58% delle famiglie francesi e del 2,27% per quelle spagnole. In pratica, in Italia gli interessi sono quasi il doppio rispetto alla Francia e comunque più alti rispetto alla Spagna.

Famiglie al tappeto

Secondo il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, l’accanimento dell’Eurotower nel rialzare i tassi, seppure per calmierare il fenomeno dell’inflazione, e l’inasprimento delle condizioni sui mutui, rischia di mettere a dura prova la sostenibilità finanziaria del debito delle famiglie facendo riaccendere la crisi dei mutui subprime in Europa. «Il governo sta per intervenire sulle bollette, ma il positivo intervento dell’esecutivo corre il rischio di essere in parte annullato dall’aumento dei tassi sui mutui e prestiti. Da una parte, insomma, il governo cercherà di diminuire i disagi degli italiani, ma dall’altra aumenteranno i tassi sui prestiti e mutui – spiega Sileoni, sottolineando che – c’è poi un problema giovani: devono essere prorogate le agevolazioni fiscali azzerando ogni tipo di imposta e potenziando il Fondo di garanzia per i mutui dei giovani, grazie al quale lo Stato fa da garanzia alle banche».

Sostegno ai giovani

Il governo, che dovrebbe aiutare i giovani a comprare casa, e la Banca d’Italia «potrebbero vigilare sulle banche, anche in una situazione di libero mercato come la nostra, affinché non si inneschi una eccessiva competizione fra banche per chi riesce a guadare di più rispetto al rialzo dei tassi di mutui e prestiti. In un momento di pesante crisi come questa – aggiunge il leader della Fabi – le banche devono svolgere il proprio ruolo sociale fino in fondo sostenendo famiglie e imprese».

Dall’analisi del sindacato dei bancari emerge che le banche erogano meno credito a fronte di costi sempre più sostenuti. Nei primi sette mesi dell’anno, i finanziamenti delle banche alle famiglie e alle imprese sono cresciuti in media dello 0,4%, a un ritmo ben inferiore rispetto alla media registrata nell’ultimo quinquennio e pari all’1,2%. Per i mutui ipotecari, il rallentamento è stato ancora più evidente perché, mentre il ritmo di espansione a partire dal 2018 è stato, in media, del 4,6%, nel corso del 2022 i molteplici fattori di incertezza hanno modificato il generale clima di fiducia di tutti i prenditori di prestiti.

Carovita record

Sullo sfondo, pesa anche un’analisi sui prezzi dell’elettricità per le imprese del terziario a cura di Nomisma Energia diffusa ieri da Confcommercio. Confrontando la spesa teorica annuale delle bollette elettriche del mercato libero delle imprese del commercio, del turismo e della ristorazione italiane con quelle pagate dalle medesime tipologie di imprese in Francia e Spagna, emerge che l’Italia, che aveva già il triste primato di avere i prezzi più alti d’Europa, con l’ultima crisi vede questa debolezza addirittura peggiorata. Alberghi, bar, ristoranti e negozi alimentari hanno una spesa elettrica mediamente superiore del 27% rispetto alle imprese spagnole e addirittura di quasi il 70% rispetto alle francesi. I negozi non alimentari pagano, rispettivamente, l’11% e il 16% in più.

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