Siccità, chi ci guadagna e chi ci perde in Borsa con la crisi
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Finanza/Approfondimenti
ApprofondimentiFinanza Mer 08 marzo 2023

Siccità, chi ci guadagna e chi ci perde in Borsa con l'emergenza

Dalla pandemia alla guerra fino alla siccità, le utilities sotto pressione in Borsa. Ma c'è anche chi riesce a guadagna terreno Siccità, chi ci guadagna e chi ci perde in Borsa con l'emergenza
Nino Sunseri
di 
Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

La siccità e le società quotate in Borsa

Il secondo decennio del XXI secolo è cominciato nel segno delle grandi emergenze: prima la pandemia, poi la guerra, ora  la siccità. Ma anche di fronte alle grandi calamità c’è sempre chi guadagna e chi perde. La differenza diventa ancora più evidente in Borsa dov’è partita la caccia  a comprare i titoli vincenti e vendere i più penalizzati. In questa categoria entrano a pieno titolo le utilities per le quali l’emergenza non sembra finire mai considerato che l’anno scorso sono state impattate dall’aumento dei prezzi dell’energia cui si collegato l’aumento degli insoluti da parte della clientela.

In allerta dodici società quotate

Nell’indice  FTSE Italia Utilities Index ci sono 12 società, gran parte delle quali alle prese con l’allarme siccità -35% nell’Italia settentrionale da novembre a febbraio)  Qualche settimana fa, Lorenzo Giussani, direttore Generazione & trading di A2a, aveva lanciato l’allarme visto che manca oltre la metà dell’acqua accumulata nella neve.  

Leggi anche: Siccità, nuova stangata per le famiglie: rischio rincari del 300 per cento

I bacini delle centrali idro rischiano di restare a secco. “Il 2022 è stato un anno sorprendentemente negativo, con volumi di produzione abbondantemente sotto il 30% delle medie storiche”, ha sottolineato. “Il dato preoccupante è sulla neve, sotto le medie storiche di circa il 30%”. Facile intuire dunque che l’idroelettrico soffrirà come lo scorso anno. Secondo Intermonte – sentita da Radiocor – la produzione idro dovrebbe essere inferiore del 15-20% sulle medie storiche, ma già se fosse come quella del 2022 ci sarebbe un impatto negativo sul margine operativo del 3% circa per A2a, dell’1,5% per Iren e dell’1% per Enel.

L’effetto in Borsa

Il titolo di A2a è salito del 27% circa negli ultimi sei mesi, per via del crollo del prezzo del gas, ma rispetto a un anno fa è ancora sotto di oltre il 4%. Ancora peggio va ad Ascopiave, che ha chiuso il 2022 con un utile netto in calo del 28%, performance che appesantisce il titolo, già sotto del 17% nei confronti di 52 settimane fa.

Peggio ancora Iren, che nell’ultimo anno ha lasciato per strada il 26% del suo valore. Un destino che accomuna anche l’emiliana Hera: -6% mensile e -21% annuale. Discorso a parte per Enel, che ha ottenuto garanzie per l’esplosione dei costi relativi al gas e che sta procedendo con dismissioni per abbassare il debito. Resta il fatto che in un anno è ancora sotto di quasi un 6 per cento.

La siccità e l’assenza di vento però non fanno male solo ai conti delle aziende impegnate nell’idroelettrico. Anche Erg, attiva nell’eolico, è ripiegata negli ultimi mesi ed ora è scambiata quasi allo stesso prezzo di un anno fa. Persino Alerion, autentica star di Borsa negli ultimi anni, ora staziona attorno ai 30 euro per azione. Stabile, ferma, invece è Terna, più attenta anche ai problemi del nucleare francese, a sua volta sotto osservazione per gli scioperi ma in prospettiva per la manutenzione necessaria alle centrali e, anche lui, per la siccità.

Da considerare che sui conti di tutte questa società pesano anche le imposte decise dagli ultimi governi e i prezzi massimi fissati per la vendita di rinnovabili. Zavorre che appesantiscono le aride prospettive estive.

Ma c’è anche chi guadagna

Il caso più  Maire Tecnimont la cui attività di impiantistica si sta focalizzando sulla transizione energetica compresi i dissalatori per i produttori di petrolio ricchi di greggio e poveri di acqua. – Non a caso il tiolo nell’ultimo anno ha guadagnato il 43%. Il 30% La crescita degli ultimi due mesi è diventata arrembante insieme al crescere dell’allarme siccità. Ecco perchè il nuovo piano industriale prevede la possibilità di una quotazione separata della divisione STS (Sustainable Technology Solutions)che si occupa proprio impiantistica green  Il titolo quota intorno a 4 euro ma per Intesa Sanpaolo può arrivare fino a 4,7 €. Equita Sim ha alzato del 20% a 4,2 €.  Akros da 4 a 4,8 €.

Maire (e tutte le utilities) potrebbero avere gran beneficio dalla possibile estensione  delle concessioni idroelettriche (20-30 anni) per sostenere significativi investimenti nel settore (almeno 15 miliardi). La necessità di investimenti nel settore è resa indispensabile  dalle difficili condizioni idroelettriche come conseguenza della siccità.

Gli investimenti sono tuttavia bloccati dall’incertezza sulle gare per la gestione degli impianti (Italia unico caso in Europa di assets idroelettrici messi a gara) che impedisce alle società di programmare l’attività Il governo potrebbe valutare una modifica al PNRR. Si tratterebbe di una notizia positiva per i principali gestori idroelettrici (Enel 18TWh, A2A 3.8TWh ed IREN 1.4 TWh di produzione idro). Tutte le concessioni scadono nel 2029, tranne per A2A che ha 770 MW di concessioni scadute su circa 1900 MW complessive ed Iren che ha circa il 50% di concessioni scadute nel segmento su circa 600 MW di assets.

Condividi articolo