Banche italiane prede di quelle straniere in caso di fusione
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Finanza
Finanza Mer 05 ottobre 2022

Banche italiane prede di quelle straniere in caso di fusione

Banche italiane in balia delle banche straniere? Numeri alla mano sembrerebbe proprio di sì. Se non consideriamo fattori esogeni. Banche italiane prede di quelle straniere in caso di fusione
Tobia De Stefano
di 
Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

L’andamento delle banche italiane

Banche italiane in balia delle banche straniere? Numeri alla mano sembrerebbe proprio di sì. E se non consideriamo fattori esogeni, come il contesto geopolitico molto particolare e la variabile Golden Power che ormai si estende a quasi tutti i settori dell’economia, l’assalto potrebbe avvenire anche in tempi abbastanza brevi.

Per difendersi – come aveva suggerito di recente il presidente dell’Abi Antonio Patuelli – sarebbe necessario creare dei campioni europei del credito che abbiano la possibilità di difendersi dagli attacchi dei competitor asiatici e americani e dei fondi internazionali.
Quest’analisi fa parte di un documento riservato che circola in ambienti bancari e parte dalla classifica dei primi 20 istituti bancari nel mondo – per importi di Tier 1 capital (capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti) – pubblicata dal sito finanziario americano The banker database: la sommatoria di tali importi registra al 2021, su 1.000 banche monitorate, il livello migliore di patrimonializzazione mai raggiunto, per una cifra record di 10 mila miliardi di dollari.

Post pandemia

Queste notizie hanno un doppio risvolto. Positivo da un lato, perché dimostrano che il sistema nel suo complesso è uscito dalla fase pandemica e ha migliorato i propri standard di sicurezza, a fronte di attivi e profitti in aumento, e negativo dall’altro perché mancano banche nostrane tra le prime 20 in graduatoria. La prima delle europee è la HSBC – fuori dall’Eurosistema – al nono posto, mentre per trovare i primi due istituti dell’Eurosistema bisogna scendere al quattordicesimo e quindicesimo posto con Credit Agricole e Bnp Paribas, cugini d’oltralpe protagonisti anche nel panorama nazionale.

Dominano invece le banche cinesi – che occupano i primi 4 posti a distanze incolmabili – e Usa, con l’eccezione della nipponica Mitsubishi dodicesima. E l’Italia? Al trentatreesimo posto, con i 65,66 milioni di dollari di capitale di classe 1 di Unicredit, la quale precede per poco Deutsche Bank e Intesa, quest’ultima, trentacinquesima, di gran lunga la nostra maggiore banca per dimensioni ricavi profitti e capitalizzazione. Tra i primi 50 posti, più nulla. Numeri alla mano è ragionevole pensare che in un eventuale futuro di aggregazioni transfrontaliere, le banche italiane ed europee più in generale sarebbero costrette davanti ai colossi internazionali a soccombere.

Consolidamento

E allora? L’unica risposta è consolidiamoci: del resto la linea della Bce è favorevole a un sistema bancario europeo consolidato, che può assicurare integrazione dei mercati, diversificazione delle fonti di reddito, frazionamento dei rischi, e maggiore stabilità per una politica di tassi e prezzi gestibile pure in contesti emergenziali come quello attuale. Ma mentre da un lato si può esprimere un giudizio ottimistico su tali ipotesi in un contesto di fusioni e acquisizioni, dall’altro si potrebbe generare il timore di vederci sfilare qualche “gioiello” nazionale in caso di aggressioni, di opa ostili.

La minaccia di aggressione per noi, relativamente ai numeri analizzati, riporterebbe a Credit Agricole, Bnp e Santander, veri e propri colossi nell’eurosistema. «Giova segnalare – si legge ancora nell’analisi – che, analizzando gli istituti di casa per rapporti di capitale sui rischi medi ponderati, i principali ratio di solvibilità delle banche, si registra una diffusa solidità: i nostri depositi, infatti, sono oggi molto più al sicuro che nel recente passato, ed emerge come in termini di efficienza relativa vi siano banche di dimensioni contenute con redditività premiante e ottimi ritorni su investimenti ed equity, tanto che potrebbero diventare questi i soggetti più appetibili per i competitors europei».

Condividi articolo