Banca Carige, l’ex ad Fiorentino verso il processo per i conti 2018
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Finanza Mar 11 ottobre 2022

Banca Carige, l’ex ad Fiorentino verso il processo per i conti 2018

La mancata svalutazione di crediti di Carige potrebbe costare il processo per l’allora amministratore delegato della banca, Paolo Fiorentino. Banca Carige, l’ex ad Fiorentino verso il processo per i conti 2018
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Il caso della banca Carige

La mancata svalutazione di crediti non performanti per oltre 250 milioni di euro nella semestrale del 2018 di Carige potrebbe costare il processo per l’allora amministratore delegato della banca, Paolo Fiorentino. La procura di Milano ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per Fiorentino, per l’allora responsabile della tenuta delle scritture contabili Mauro Mangani e per la banca, con i due manager accusati di aggiotaggio in relazione alla semestrale del 2018 e la presunta mancata comunicazione al mercato della necessità di svalutare i crediti della banca per centinaia di milioni, in quanto non performanti, come richiesto dalla Bce dopo una ispezione sui crediti dell’istituto.

L’istanza di rinvio a giudizio è stata presentata dal pm Paolo Filippini che con l’aggiunto Maurizio Romanelli coordina l’indagine. Le accuse sono manipolazione del mercato e false comunicazioni sociali in quanto, sintetizzando il capo di imputazione, nella semestrale sarebbero state indicate «rettifiche non corrispondenti al vero per 39.7 milioni di euro» e, invece, sarebbe stato omesso di «fornire nelle note illustrative le richieste formulate» dagli ispettori della Bce «pari a 254,7» milioni di euro di rettifiche. In particolare, il 3 agosto 2018 (data della pubblicazione dei risultati al 30 giugno) e il 13 agosto successivo (data della pubblicazione della relazione semestrale) sarebbero state comunicate notizie false al mercato «idonee a determinare una sensibile alterazione del prezzo dell’azione ordinaria» dell’istituto genovese.

La falsità dei risultati

La mancata rilevazione delle svalutazioni richieste dalla Bce, notano i pm, ha portato alla pubblicazioni di dati non corretti sul risultato del periodo, che nei documenti era indicato in perdita di 20 milioni, e nei coefficienti patrimoniali (Cet1 phased in all’11,8%). «Risultati – è scritto nella richiesta di rinvio a giudizio – la cui falsità è stata resa palese e successivamente corretta nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2018, in cui venivano contabilizzate rettifiche per rischio di credito sule medesime posizioni in essere al 30 marzo e oggetto dell’ispezione della Bce per 219,2 milioni di euro» con la conseguente necessità di una ricapitalizzazione da 400 milioni di euro.

La relazione al 30 settembre era stata approvata dal nuovo cda insediatosi alla fine di settembre, dopo la decadenza del consiglio precedente. Nel nuovo consiglio Fabio Innocenzi aveva preso il posto di Fiorentino e Pietro Modiano era stato nominato presidente. L’udienza preliminare è stata fissata per novembre e tra le parti offese figurano Consob e Malacalza Investimenti, all’epoca primo azionista dell’istituto con circa il 27% del capitale, dal cui esposto è partita l’indagine.

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