L'Eni non molla l’Ipo su Plenitude. Campagna anti-Russia sul gas
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Finanza Sab 30 luglio 2022

L'Eni non molla l’Ipo su Plenitude. Campagna anti-Russia sul gas

Eni non rinuncia alla quotazione di Plenitude e prosegue la campagna sul gas. Date le condizioni di mercato, l'Ipo è rimandata. L'Eni non molla l’Ipo su Plenitude. Campagna anti-Russia sul gas
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

L’Ipo di Plenitude

Eni non rinuncia alla quotazione di Plenitude e prosegue la campagna sul gas. «Date le condizioni di mercato, l’Ipo è stata rimandata ma rimane nei nostri piani», ha assicurato l’ad Claudio Descalzi in occasione dei conti del primo semestre. Annunciata a inizio giugno come imminente, la quotazione a Piazza Affari è stata quasi subito rinviata per il «deterioramento delle condizioni di mercato».  Eni ha valutato che la volatilità e l’incertezza che coinvolgono i mercati richiedano un’ulteriore fase di monitoraggio. Gli esperti di Intesa Sanpaolo avevano calcolato per la controllata green del Cane a sei zampe un enterprise value di 9,6 miliardi e gli analisti erano concordi che il collocamento avrebbe attirato l’interesse degli investitori alla luce delle forte prospettive di crescita.

Gli obiettivi di Eni

Gli obiettivi, del resto, sono ambiziosi: Ebitda adjusted più che raddoppiato, da 0,6 miliardi a 1,4 miliardi nel 2025. Crescita che è previsto venga trainata da un piano di investimenti medi annui di 1,8 miliardi nel periodo 2022-2025, orientato per circa l’80% dei capex complessivi alle attività legate alle rinnovabili. «Siamo convinti e determinati di andare avanti con l’Ipo», ha ribadito Descalzi agli analisti dicendosi «sicuro che troveremo una buona finestra per l’Ipo». Ma «la mossa strategica – ha sottolineato il manager, – è aver creato Plenitude, non l’Ipo».

Il nuovo pozzo di Eni

Intanto, è stata confermata la guidance di oltre 2 GW di capacità installata da fonti rinnovabili a fine 2022 e un Ebitda atteso superiore a 0,6 miliardi. Sul fronte fossili, invece, Eni ha annunciato ieri una scoperta di gas nel pozzo esplorativo denominato XF-002, nel Blocco 2 offshore di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Le risorse addizionali scoperte sono stimate tra 1 e 1,5 trilioni di piedi cubi (Tcf) di gas. La scoperta segue quella in livelli più superficiali dello stesso pozzo e il gas in posto totale nei due livelli e’ tra 2,5 e 3,5 Tcf. Entrambi i livelli sono stati testati per la produzione ed hanno indicato «portate eccellenti», fanno sapere da San Donato dove si valuta la possibilità di uno sviluppo fast-track.

Le esplorazioni di Eni

Oltre che su questo pozzo, di cui Eni detiene una quota del 70%, il Gruppo è operatore in altre tre licenze esplorative nel paese e ha delle quote con Adnoc in tre concessioni di sviluppo e produzione offshore: Lower Zakum (5%), Umm Shaif e Nasr (10%) e Ghasha (25%). Le iniziative messe in campo da Eni negli ultimi mesi sul gas intendono conseguire «ulteriore flessibilità di fornitura per Italia ed Europa fino a 20 bcm entro il 2024-2025», ha detto Descalzi illustrando la strategia di indipendenza dalla Russia nel corso della conference call sui risultati con gli analisti. Il manager ha ricordato i nuovi accordi di fornitura firmati con Algeria, Egitto e Congo e ha detto che ulteriori opportunità potrebbero emergere dall’allargamento del portafoglio globale di Eni ad altri paesi, quali Libia, Angola, Mozambico, Indonesia ma anche Italia.

A giugno Eni è entrata nel progetto North Field East Lng del Qatar, ottenendo l’accesso a un paese leader nella produzione di gnl. «In un contesto di incertezza e volatilità dei mercati, ci siamo attivati rapidamente per garantire nuovi flussi di approvvigionamento – ha commentato Descalzi – in Italia, ci siamo proattivamente impegnati nella ricostituzione degli stoccaggi di gas in previsione della prossima stagione invernale e le nostre raffinerie hanno aumentato significativamente i tassi di lavorazione per garantire un adeguato flusso di prodotti petroliferi per soddisfare la richiesta di mercato. Abbiamo profuso il massimo impegno nel garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, continuando nel mentre ad attuare la nostra strategia di decarbonizzazione».

Il manager ha dedicato quindi particolare attenzione all’Angola, dopo che sono state completate le trattative per l’avvio del New Gas Consortium a seguito dell’accordo con bp di marzo scorso per la costituzione di una joint venture denominata Azule Energy, che unisce le attività di entrambe le società nel paese africano. «Con Azule, la partnership tra Eni e Bp in Angola, stiamo creando un gigante africano – ha sottolineato Descalzi – tutte le condizioni preliminari stanno per essere soddisfatte e la costituzione formale avverrà entro pochi giorni. Con una produzione media di circa 250 mila barili al giorno e un grande potenziale di sinergie nell’esplorazione, nelle operazioni e nello sviluppo, Azule sarà uno dei più forti operatori upstream nei prossimi anni».

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