Eurovita, quel debito "fantasma" che ha soffocato la compagnia
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FinanzaIn evidenza Mar 14 marzo 2023

Eurovita, quel debito "fantasma" che ha soffocato la compagnia

I prestiti delle banche a Cinven hanno pesato sulla capacità di ricapitalizzare la compagnia. Il debito di Eurovita. Eurovita, quel debito "fantasma" che ha soffocato la compagnia
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Il debito che ha soffocato Eurovita

Eurovita doveva garantire un flusso costante di dividendi alla sua holding di controllo, per far sì che il fondo Cinven potesse rispettare gli impegni sul debito fatto in gran parte per l’acquisizione della compagnia italiana. E garantire flussi finanziari a The Fifth Cinven Fund, in fondo di Cinven al vertice della catena di controllo del gruppo assicurativo. Debito che non appare nei conti di Eurovita, ma che ha condizionato l’attività della compagnia.

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Le richieste dell’Ivass

Il debito bancario del fondo e le vicende recenti della compagnia assicurativa sono strettamente intrecciate. L’Ivass, al termine di una ispezione, aveva chiesto lo scorso anno un rafforzamento patrimoniale (circa 250 milioni, secondo le indiscrezioni) che Cinven non ha mai effettuato, cercando piuttosto un compratore. Fino a quando, alla fine di gennaio scorso, la stessa Ivass non ha deciso per il commissariamento. Nel frattempo, l’indice di solvibilità è sceso sotto i minimi stabiliti dall’Autorità. In febbraio, Cinven ha poi iniettato 100 milioni di euro nella compagnia assicurativa.

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Il flusso dei dividendi

Nel 2021, mentre i parametri di vigilanza di Eurovita erano già sensibilmente inferiori alla media delle compagnie italiane, la sua controllante Flavia HoldCo ha pagato dividendi per 3,5 milioni di euro a Flavia FinCo, un veicolo di Jersey. A questa fa capo un prestito di circa 300 milioni che ben prima del collasso della compagnia aveva già destato preoccupazione. Nel bilancio del 2020 di Flavia HoldCo si legge tra l’altro che la controllante diretta (Flavia FinCo) aveva differito il rimborso della quota capitale e bloccato il flusso di dividendi, assicurando il pagamento degli interessi “fino al 30 giugno 2022”. Secondo quanto ricostruito, proprio a metà del 2022 Cinven ha cercato di ristrutturare il debito con il pool di banche. 

L’allarme sul debito

Nel 2019, appena un anno prima del “blocco”, Flavia HoldCo aveva pagato a Flavia FinCo ben 106 milioni di euro di dividendi. La ragione, riporta nei bilanci della società inglese, era l’avvio di una procedura di “set-off” sul debito. Ovvero, ai sensi del contratto di finanziamento, una procedura avviata per il mancato rispetto degli impegni sul debito. Una volta pagato il maxi-dividendo, riporta il documento, la procedura di “set-off” è stata chiusa.

I risultati

Una cifra analoga (100 milioni) l’anno prima era stata pagata da Eurovita Holding alla Flavia HoldCo, sempre sotto forma di dividendi. Nel 2018, Eurovita Holding ha registrato un utile di 4,2 milioni di euro, di 19,8 milioni nel 2019 e una perdita di 13,6 milioni nel 2020. Nel 2021 ha registrato un utile di 56 milioni, in parte per l’effetto di una modifica delle regole contabili.

La catena di controllo

La catena di controllo di Eurovita è così strutturata: la società operativa, Eurovita spa, è controllata da Eurovita Holding spa. Questa a sua volta è controllata da Flavia HoldCo, con sede a Londra. A monte c’è Flavia FinCo (con il debito) e Flavia TopCo, entrambe di Jersey. Infine si arriva a Fifth Cinven Fund, a sua volta gestito da Cinven Capital Management (V). Queste ultime due entità hanno sede a Guernesey. 

Il pool di banche

Le banche verso le quali si era esposta Cinven per acquisire il gruppo Eurovita sono Natwest, BofA Merrill Lynch, Ing, Abn Amro, Deutsche Bank e Natixis. La Eurovita attuale è nata attraverso una serie di acquisizioni. Nel 2015 Cinven aveva infatti acquisito Ergo Previdenza e nel 2017 Eurovita e Old Mutual Italy

A causare il collasso della compagnia è stato il rapido aumento dei tassi d’interesse, che ha impattato negativamente sulle riserve. Ma la situazione era in lento deterioramento da tempo. A fine 2018, aveva 470 mila clienti, 15,6 miliardi di asset in gestione e un Solvency II del 151%. Attualmente, i clienti sono 353 mila per 410 mila polizze emesse e 15,3 miliardi di asset.

 

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