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FinanzaIn evidenza Sab 17 dicembre 2022

Altro super-passivo per il gruppo Gedi (Repubblica e Stampa), solo le radio fanno utili

Altro super-passivo per il gruppo Gedi (Repubblica e Stampa) Mancano solo due settimane alla chiusura dell’anno e salvo miracoli dell’ultima ora, il gruppo Gedi si avvia a chiudere il terzo anno in perdita della gestione Exor. Il gruppo editoriale che pubblica Repubblica, la Stampa una serie di giornali locali e tre... Altro super-passivo per il gruppo Gedi (Repubblica e Stampa), solo le radio fanno utili JOHN ELKANN PRESIDENTE E AD EXOR NV
Fabio Pavesi
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Fabio Pavesi

Altro super-passivo per il gruppo Gedi (Repubblica e Stampa)

Mancano solo due settimane alla chiusura dell’anno e salvo miracoli dell’ultima ora, il gruppo Gedi si avvia a chiudere il terzo anno in perdita della gestione Exor. Il gruppo editoriale che pubblica Repubblica, la Stampa una serie di giornali locali e tre radio, acquisito definitivamente dalla finanziaria degli Agnelli-Elkann a metà del 2020, dovrebbe subire un passivo di conto economico almeno se non superiore ai 20 milioni di euro. Dopo che tra il 2020 e il 2021 la società ha cumulato un rosso di bilancio di 216 milioni di euro. Da quando è stata comprata da Exor e subito dopo delistata, non ci sono più conti trimestrali pubblici che consentono di avere il polso della situazione. Un indizio della situazione di grave crisi del gruppo però si può avere dai conti semestrali della holding olandese. Ebbene nei primi 6 mesi di quest’anno, Exor racconta che Gedi ha avuto perdite dalle attività operative per 22 milioni di euro, il doppio rispetto al passivo di 12 mesi prima. Il fatturato semestrale è sceso di altri 10 milioni dai 248 del 2021 ai 238 di giugno scorso. Vista così è davvero difficile se non praticamente impossibile che il gruppo ritrovi l’utile. Nella seconda parte dell’anno hanno pesato ancora più che nel primo semestre i forti rincari della carta e quelli energetici che stanno accentuando la crisi dei conti dell’intera editoria.

Tanto per dare un’idea, Rcs che certo gode di buona salute rispetto al resto del settore, Gedi in testa, ha visto nei primi nove mesi del 2022 salire i costi operativi di un abbondante 10% con ricavi saliti dell’1,7% e che ha portato l’utile del primo editore italiano a dimezzarsi in un anno. E non c’è proprio confronto tra Rcs che continua a macinare utili e Gedi che accumula nuove perdite. Tra l’altro non c’è solo il rialzo dei costi che, se ha impattato su Rcs non può non impattare sui giornali degli Agnelli-Elkann. Il dramma è che Repubblica e La Stampa le due colonne portanti del gruppo continuano a vedere emorragie nelle vendite. Gli ultimi dati Ads di ottobre raccontano di una perdita in un anno nella diffusione totale (carta + digitale) del 17% per Repubblica e di oltre il 10% per La Stampa. Nel 2021 Gedi chiuse il bilancio con ricavi per 519 milioni. Ora tempo un anno e vedendo la crisi di vendite dei due giornali più rappresentativi del gruppo, i ricavi potrebbero assestarsi poco sopra i 460-470 milioni. Sembra passato un secolo da quando il gruppo editoriale per anni in mano alla famiglia De Benedetti faceva ricavi per oltre 600 milioni. Ma sono bastati solo gli ultimi 5 anni a vedere un calo del fatturato di quasi il 30%. Del resto già nell’ultimo bilancio del 2021, il management prevedeva budget in forte contrazione per l’anno successivo.

Le colpe della gestione De Benedetti

Va detto che buona parte delle perdite cumulate dalla presa di Exor, che ricordiamo sono di 166 milioni nel 2020, 50 milioni nel 2021 e ora almeno altri 20 milioni, sono frutto della pulizia di bilancio della gestione De Benedetti. Nel 2020 infatti Gedi, sotto la gestione Scanavino, ha svalutato avviamenti (cioè il valore delle testate) per oltre 80 milioni e nel 2021 la pulizia dei valori non più congrui, vista la crisi di vendite ha visto rettifiche per altre decine di milioni. Erano pulizie doverose dato che sotto la gestione De Benedetti si tenevano a bilancio valori di Repubblica elevati non più compatibili con il continuo declino di fatturato. Poi dulcis in fondo a complicare la vita della nuova gestione ecco il sequestro di 38 milioni da parte e della Procura di Roma per l’affaire dei pensionamenti truffa all’Inps del gruppo, occorsi sempre sotto la gestione De Benedetti. Oggi di fatto sono le radio a tenere in utile il gruppo, mentre Repubblica è la vera zavorra del gruppo.

Cos’è successo nel 2021

Si pensi che nel 2021 la Divisione stampa nazionale che raccoglie appunto il giornale fondato da Scalfari con i prodotti allegati e l’Espresso (venduto poi a Jervolino) su 222 milioni di ricavi è finita in rosso operativo per 20 milioni, seguita dalla divisone Gnn che raccoglie La Stampa, il Secolo XIX e i giornali locali anch’essa in perdita per 13 milioni. Di fatto l’unica realtà che chiude in utile sono proprio le radio (Radio DeeJay, Radio Capital e M20) che l’anno scorso hanno fatto 4,5 milioni di risultato positivo su 51 milioni di fatturato. Ben si comprende come, con il 2022 che riserverà ancora cattive notizie per l’editoria targata Italia di Exor (quella londinese con l’Economist va bene), John Elkann possa seriamente pensare di mollare la presa. O almeno di cedere l’asset pregiato, e anche  quello più in perdita, cioè Repubblica, a un nuovo compratore. Vero è che per la potente galassia di Exor, Gedi è un bruscolino e le perdite sono più che sopportabili dalla finanziaria. Ma come per la Juve nel pieno del ciclone, anche Gedi è una spina nel fianco a livello reputazionale per il delfino di casa Agnelli. Non riuscire a riportare in utile l’editrice, quando Cairo con il Corriere ha compiuto in pieno l’opera, deve pesare eccome sull’erede designato della dinastia sabauda.

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