Cosa si muove in Generali, conto alla rovescia per l’ultimo consigliere
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FinanzaIn evidenza Lun 11 luglio 2022

Cosa si muove in Generali, conto alla rovescia per trovare l’ultimo consigliere

Una settimana per risolvere lo scontro sulla governance di Generali. Il cda chiave per superare il muro contro muro. Cosa si muove in Generali, conto alla rovescia per trovare l’ultimo consigliere Generali
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

La nomina in Generali

Una settimana per risolvere lo scontro sulla governance di Generali. Il cda chiave per superare il muro contro muro tra maggioranza e minoranza all’interno del consiglio si terrà tra la fine della prossima settimana e l’inizio della successiva.

Al comitato nomine di giovedì, il presidente Andrea Sironi ha illustrato l’attività svolta per la ricerca di un candidato all’interno della lista presentata da Francesco Gaetano Caltagirone per l’assemblea di aprile. Attività infruttuosa, stante la volontà dello schieramento opposto di arrivare alla nomina di Luciano Cirinà – ex manager del Leone, che nella lista Caltagirone figurava come candidato per il posto di amministratore delegato -. Nome assolutamente non gradito alla maggioranza del consiglio e in particolare al numero uno Philippe Donnet, che sul punto è stato categorico. La ragione va ricercata nel duro scontro che ha opposto i due schieramenti nella fase preassembleare e nel ruolo avuto da Cirinà, manager della prima linea del Leone, prima del suo licenziamento brusco all’indomani della sua candidatura con la lista Caltagirone.

Il parere della commissione

Di parere opposto i consiglieri di minoranza, che richiamandosi alla lettera dello statuto hanno sottolineato come il posto di sostituto di Caltagirone spetti alla minoranza e che il candidato della minoranza è Cirinà.
Sul tavolo del comitato nomine è arrivata la richiesta di chiarimenti della Consob, ai sensi dell’articolo del Testo unico della finanza (il 115) che dà alla Consob il potere di richiedere informazioni senza che queste siano fornite anche al mercato. Chiarimenti puntali, richiesti dalla Commissione, anche sull’opposizione alla nomina di Cirinà da parte della maggioranza. La risposta del Leone, si ricostruisce, verte sui due pareri legali richiesti dalla compagnia, entrambi concordanti sulla inopportunità di una nomina dell’ex manager in consiglio, in ragione delle cause legali avviate dopo il suo licenziamento. Secondo i pareri, Cirinà non sarebbe «fit and proper» per ricoprire il ruolo di consigliere.

Il nome da trovare

A questo punto spetta a Sironi trovare, in una settimana, la soluzione per superare l’impasse. Se dovesse trovare un nome in grado di essere recepito – e votato – anche dalla minoranza, il prossimo consiglio lo metterà ai voti e il cda reintegrato nella sua interezza di 13 membri. Se non dovesse trovare un accordo il prossimo consiglio potrebbe avviare la procedura per individuare un candidato esterno. Ovvero rimandare la palla al comitato nomine, che si esprimerà e indicherà la procedura da seguire per arrivare all’individuazione del nome e infine alla votazione del nuovo consigliere. In linea del tutto teorica, il prossimo consiglio potrebbe anche votare un nome della lista di minoranza che abbia dato a Sironi la disponibilità ad accettare l’incarico. Il voto sul consigliere è infatti a maggioranza e il voto contrario o l’astensione dei due consiglieri di minoranza (Flavio Cattaneo e Marina Brogi) non impedirebbe la nomina.

La procedura per la nomina

In linea teorica, appunto, perché una soluzione di questo tipo – al momento irrealizzabile – acuirebbe probabilmente ancora di più lo scontro all’interno del cda, anziché arrivare alla tanto auspicata – da entrambe le parti – pacificazione «per il bene della compagnia». Sempre in linea teorica, il consiglio potrebbe anche mettere ai voti la nomina di Cirinà. Al momento infatti il nome dell’ex manager non mai stato formalmente messo ai voti e dunque mai formalmente respinto. In linea teorica, appunto. Perché nei fatti la soluzione voluta dalla minoranza (Cirinà, appunto) è l’ultima che la maggioranza vuole mettere sul tavolo. In mancanza di un accordo e di una nomina a maggioranza si risolverebbe il nodo della governance ma si aprirebbe un fronte forse ancora più più temibile per la stabilità della compagnia: una serie di iniziative legali e una conflittualità ancora più elevata in consiglio.

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