Non c'è mai pace in Generali, Donnet strappa con la minoranza
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FinanzaIn evidenza Gio 04 agosto 2022

Non c'è mai pace in Generali, Donnet strappa con la minoranza

L’amministratore di Generali Donnet si sarebbe astenuto sulla scelta delle persone da indicare per rappresentare la minoranza nei comitati. Non c'è mai pace in Generali, Donnet strappa con la minoranza
Tobia De Stefano
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Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

Le nomine per i comitati di Generali

Non c’è mai pace in Generali. Neanche il giorno dopo l’approvazione dei conti in chiaroscuro e dopo che alla fine di un lungo tira e molla sono stati decisi i nomi dei rappresentati della minoranza che vanno a comporre i comitati di gestione del gruppo assicurativo. Marina Brogi è entrata nel comitato controllo e rischi, in quello per le remunerazioni e le risorse umane e nel comitato nomine, Flavio Cataneo è diventato presidente del comitato per le operazioni con parti correlate e ha fatto ingresso in quello per gli investimenti e infine Stefano Marsaglia, il manager subentrato al posto dimissionario Caltagirone farà parte del comitato per l’innovazione e la sostenibilità.

Scelte importanti, soprattutto la presidenza affidata a Cattaneo in un organismo chiave come quello relativo alle parti correlate che è chiamato a esprimere giudizi sul trasferimento di risorse, servizi od obbligazioni tra la società che redige il bilancio e una parte a essa correlata. Nomine che sulla carta vanno nella direzione di un rasserenamento dei rapporti tra le due fazioni – quella che fa capo all’ad del Leone Philippe Donnet in contrapposizione alla lista presentata da Francesci Gaetano Caltagirone – e che invece hanno suscitato nuove polemiche.  Secondo quanto risulta a Verità&Affari infatti l’amministratore delegato Donnet si sarebbe astenuto sulla scelta delle persone da indicare per rappresentare la minoranza nei comitati. Uno strappo verso la minoranza e una mossa a livello di governance decisamente inusuale.

Il caso Cirinà

Non solo perché ieri è stata anche la giornata della risposta delle Generali alla Consob sull’incompatibilità di Luciano Cirinà. «In occasione della riunione in cui ha cooptato Stefano Marsaglia – si legge nel comunicato –, il cda di Generali ha ritenuto Luciano Cirinà privo dei requisiti di idoneità, come previsto dalla Fit&Proper Policy allo stesso applicabile in caso di “gravi misure disciplinari o amministrative inflitte a seguito di episodi di negligenza grave o comportamento doloso, anche a seguito di infrazioni del Codice di Condotta del gruppo e delle relative disposizioni attuative” nonché della necessaria autonomia/indipendenza di giudizio, non sussistendo altresì i presupposti per l’instaurarsi con la società del rapporto fiduciario che costituisce essenza fondante del rapporto di amministrazione».

Nella sostanza, Cirinà, candidato amministratore delegato nella lista presentata dal gruppo Caltagirone, è stato ritenuto privo dei requisti «alla luce dei fatti occorsi che hanno imposto alla società di adottare i noti provvedimenti, inclusi l’esposto presentato alla Consob e le iniziative avanti alle autorità giudiziarie penali e civili» comunicate lo scorso 14 aprile. Dalla compagnia assicurativa si sottolinea che l’obbligo per il consiglio di applicare la Fit&Proper Policy in sede di valutazione dell’idoneità dei propri componenti è «esplicitamente previsto dall’articolo 25, comma 1, del Regolamento numero 38 del 3 luglio 2018, adottato dall’Ivass». I consiglieri Marina Brogi e Flavio Cattaneo, eletti con la minoranza, hanno motivato il proprio dissenso, si spiega da Generali, osservando come, a loro giudizio, la deliberazione del consiglio di ritenere privo dei requisiti Cirinà e la conseguente deliberazione di non cooptarlo nel consiglio violasse lo statuto e la normativa applicabile.

Collegio sindacale

A loro giudizio la nomina per cooptazione di Cirinà avrebbe costituito un atto dovuto ai sensi dell’articolo 28.13, comma 1, lettera i dello Statuto, contestando che Cirinà «potesse ritenersi privo dei requisiti per la carica in ragione di quelle che, a loro giudizio, sarebbero iniziative unilaterali ancora sub iudice adottate nei suoi confronti da Generali in risposta alla sua candidatura nella lista poi risultata di minoranza». Consob ha anche chiesto al collegio sindacale di rendere note le proprie considerazioni sulla decisione di cooptare Stefano Marsaglia.

Il processo a base della decisione assunta dal cda di cooptare Marsaglia è risultato, ad avviso del collegio, «adeguatamente strutturato e coerente con l’analisi giuridica svolta e con le conclusioni raggiunte nei pareri pro veritate resi, ed è stato quindi positivamente valutato, anche per le finalità di cui all’articolo 2386 del codice civile, dall’organo di controllo delle Generali».

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