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FinanzaIn evidenza Lun 02 gennaio 2023

Guerra e caro-petrolio, la Saras dei Moratti fa il pieno di utili e festeggia in Borsa

Per gli analisti i profitti netti supereranno i 600 milioni. Intanto il titolo ha raddoppiato il suo valore Guerra e caro-petrolio, la Saras dei Moratti fa il pieno di utili e festeggia in Borsa MASSIMO MORATTI
Fabio Pavesi
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Fabio Pavesi

Anno da record

La famiglia Moratti ringrazia. Il 2022 è stato un anno strepitoso per la Saras, sia sotto il profilo dei conti che su quello del valore borsistico. Il forte rialzo dei prezzi del greggio e dei margini di raffinazione hanno cambiato volto ai bilanci del gruppo, attivo nella raffinazione del petrolio. I primi 9 mesi del 2022 già evidenziavano la svolta potente in un anno complicato e difficile per tutti. Saras che deve ringraziare il conflitto russo-ucraino e il rally dei prezzi energetici, ha visto i ricavi schizzare verso l’alto nei primi tre trimestri a quota 11,9 miliardi dai 5,8 miliardi di 12 mesi prima. Di fatto un raddoppio del fatturato con una marginalità in progresso ancora più accentuato. Il margine lordo è salito in soli 9 mesi a 817 milioni contro i soli 10 milioni dello stesso periodo del 2021 e l’utile netto ha fatto un balzo a 449 milioni dalla perdita di oltre 100 milioni del settembre dell’anno scorso. A cambiare drasticamente pelle ai conti della società, il forte apprezzamento del greggio durante il 2022 con i margini di raffinazione schizzati verso l’alto. Per Saras un anno di riscatto, quindi dopo un biennio quello del 2020 e del 2021 avaro di soddisfazioni. Basti ricordare che il 2020, anno pandemico, il gruppo aveva perso a livello dell’ultima riga del conto economico 275 milioni e che il 2021 aveva chiuso con un piccolo utile di soli 9 milioni. Ora l’intero 2022, secondo le stime di consenso degli analisti dovrebbe chiudersi con profitti netti ben sopra i 600 milioni di euro. Il risultato migliore in assoluto almeno degli ultimi 10 anni del gruppo della famiglia Moratti. Un anno da incorniciare con la Borsa che ha subito fiutato l’affare.

Il super rally

In linea con il forte andamento della redditività ha premiato il titolo sul listino con un raddoppio delle quotazioni. Ieri il titolo ha chiuso una delle annate più disastrose per le Borse globali con un prezzo dell’azione a 1,14 euro, contro i poco più di 50 centesimi con cui aveva esordito a inizio anno. Il grosso del rally è avvenuto poco dopo lo scoppio del conflitto russo ucraino e delle tensioni sui prezzi del greggio. Saras era infatti arrivata a valere oltre 1,4 euro a giugno scorso. Poi il rallentamento. Ma si tratta comunque di uno degli apprezzamenti borsistici più rilevanti a Piazza Affari, migliore anche della regina delle blue chips, quella Tenaris salita del 70% nel travagliato 2022. Non solo ma il pieno di utili ha consentito alla famiglia di azzerare il debito finanziario netto. Ora Saras ha una posizione finanziaria netta positiva dopo che un anno fa aveva la stessa posizione finanziaria netta negativa per mezzo miliardo. I Moratti possono quindi più che festeggiare l’annata migliore degli ultimi 10 anni. Ma ricordandosi che il meglio potrebbe già essere dietro le spalle. Tutto dipenderà dall’evoluzione del prezzo del greggio. Con lo spettro di una probabile recessione in arrivo il petrolio e in genere i prodotti energetici potrebbero intraprendere la via del ribasso, intaccando la redditività di Saras. Del resto la raffinazione è un business maledettamente ciclico. Basta un niente sui prezzi delle materie prime per amplificare rialzi o ribassi della marginalità su chi lavora il greggio. Basti vedere la dinamica dei conti di Saras che oscilla tra utili e perdite con estrema variabilità.

Solo nell’ultimo decennio ha chiuso in perdita gli anni tra il 2012 e il 2014 per oltre 600 milioni cumulati. Poi la riscossa tra il 2015 e il 2018 dove la dinamica dei prezzi del greggio ha permesso utili cumulati per circa 800 milioni. Infine il triennio opaco a cavallo della pandemia con la perdita nel solo 2020 per 275 milioni. E ora il brillante 2022 sulla spinta della guerra e dell’inflazione petrolifera. Come si vede un andamento a fisarmonica che fa pensare che i cicli di redditività si susseguano con una certa continuità. E del resto se festeggiano quegli investitori che sono saliti sul carro di Saras, e dei titoli del petrolio in genere con l’avvio del conflitto, i vecchi cassettisti di Saras sono ancora lì a contare le perdite. Il titolo vale tuttora, nonostante il +110% del 2022, la metà del picco massimo di oltre 2 euro toccato nei lontani 2015 e 2018. Per non parlare dello sboom totale dalla quotazione del 2006 quando Saras sbarcò in Borsa al prezzo folle di 6 euro. Un prezzo mai più rivisto da allora. E che mai si rivedrà.

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