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ApprofondimentiFinanza Sab 28 gennaio 2023

Intel, il calo del fatturato rallenta gli investimenti in nuovi stabilimenti in Europa e Usa

Il battuta d'arresto nelle vendite di pc colpisce il gigante dei chip Intel. Che rallenta gli investimenti in stabilimenti in Europa e Usa Intel, il calo del fatturato rallenta gli investimenti in nuovi stabilimenti in Europa e Usa
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Il calo del fatturato Intel rallenta gli investimenti

Il calo del fatturato 2022 di Intel, – 20% rispetto al 2021, influirà non poco sugli investimenti industriali per la produzione di microchip che l’azienda aveva previsto lo scorso marzo per la realizzazione di nuovi stabilimenti produttivi in Europa. Un mega piano da 80 miliardi di dollari in 10 anni, con una prima fase che prevedeva un investimento di 17 miliardi suddiviso fra Germania, Francia, Italia, Irlanda, Polonia e Spagna. La Germania e forse anche l’Italia dovevano essere  destinatarie dei nuovi centri produttivi che restano comunque necessari per contenere lo strapotere dei produttori asiatici, garantendo un elevato livello di sicurezza nella produzione dei chip, un settore che nel 2030 dovrebbe superare i mille miliardi di dollari di valore.

Tanta attenzione alla sicurezza e volontà di investimento da parte dei governi Usa e europei, tramite i Chips Act, è presto spiegata. Il microchip è il cuore della tecnologia digitale e di qualunque prodotto connesso sia esso un pc, una lavatrice, uno smartphone, una videocamera o una automobile. E infatti proprio sul settore automotive, nell’anno della pandemia, c’erano state difficoltà di approvvigionamento. Senza chip, preferibilmente sicuri sotto tutti i punti di vista, l’industria non va avanti. Da qui la necessità registrata da tutti i governi aumentare la capacità produttiva negli Usa e in Europa.

Il mercato dei pc sta rallentando

Per Intel aumentare la capacità produttiva significa anche sganciarsi dal problema che ha causato la contrazione di utili e ricavi. Ossia il forte rallentamento del mercato dei pc e dei data center per il cloud. Infatti, a differenza del suo maggior competitor, la società taiwanese Tsmc, Intel è non solo produttore ma anche vendor. I suoi clienti sono i maggiori produttori di pc del mondo che hanno visto quest’anno le vendite calare del 28%. Mentre Tsmc,  Taiwan Semiconductor, produce per conto terzi e ha tra i clienti giganti del settore semiconduttori  come Amd, Nvidia e la stessa Intel.

Produce anche i chip di Apple, il suo più grande cliente. Cupertino, quando ha annunciato il suo chip M1 nel 2020, ha infatti spostato la sua attività da Intel a Tsmc  per mettere in sicurezza il design del chip.  Da sottolineare inoltre che  Amd, legata a Tsmc,  sta guadagnando quote di mercato su Intel nei processori per data center come ha ammesso lo stesso ad di Intel,  Pat Gelsinger.  Considerando l’intero mercato di chip per server e pc, Intel detiene comunque una quota di mercato enorme, superiore al 70%, secondo Idc, in sensibile calo però rispetto al 90% di cinque anni fa.

Certo il rallentamento della domanda che ha colpito Intel colpirà anche Tsmc, ma non in maniera così evidente dato che la sua produzione per conto terzi è molto diversificata. Intel dunque vuole aumentare la capacità produttiva per aumentare in maniera intensiva quella in conto terzi. L’obiettivo della società, che oggi produce negli Usa, Malaysia, Irlanda e Israele, è di puntare, per i nuovi impianti, su aree geografiche “sicure” non soggette a tensioni geopolitiche come Taiwan.

L’ingresso nel comparto dell’automotive

Mentre sul fronte della diversificazione della produzione per puntare sul settore automotive Intel ha acquisito nel 2017 una società israeliana, Mobileye, che sviluppa tecnologie di guida autonoma e sistemi avanzati di assistenza alla guida, tra cui telecamere, chip per computer e software. Un settore, quello automotive, che ha fatto la fortuna di StM che ha visto, nel 2022, ricavi in crescita del 26,4% a 16,13 miliardi di dollari e utile netto a 3,96 miliardi (+98%).  Numeri molto diversi rispetto al colosso Intel che pur con il calo del 20% ha registrato 63,1 miliardi di dollari di fatturato e utile netto a 8 miliardi di dollari, in contrazione del 60% rispetto ai 19,9 miliardi del 2021.

StM, da sempre presente con stabilimenti produttivi ad Agrate Brianza e a Catania, proprio nella città siciliana ha aperto recentemente un nuovo stabilimento per la produzione di wafer in carbonio silicio. L’investimento è stato il primo in parte finanziato dal Chips Act europeo, un pacchetto da 43 miliardi di euro per raddoppiare, entro il 2030, la produzione europea di chip e rendere autonomi gli Stati membri dalle forniture extraUE.  E dunque l’investimento da 3 miliardi di euro di Intel (metà dell’azienda l’altra con fondi pubblici) e la creazione di 5mila posti di lavoro che doveva approdare in Italia sembrava un notevole successo del governo Draghi, dopo l’annuncio fatto da StM.

Rallenta il progetto Intel in Germania

Ma il  progetto di Intel ora sta rallentando anche in Germania. I lavori per il nuovo stabilimento produttivo nel Magdeburgo dovevano partire già nella prima metà dell’anno ma la data si allontana. L’azienda che sta facendo i conti, l’investimento totale da 17 miliardi sarebbe passato a 20,  e per questo potrebbe chiedere un maggior impegno pubblico a causa dei  costi lievitati. Anche negli Usa, dove Intel ha in programma la realizzazione di nuovi impianti in Ohio,  la società attende i finanziamenti del Chips Act statunitense. L’esigenza di sicurezza per la produzione dei chip investe anche il concorrente Tsmc che vuole spostare parte della sua attività proprio negli Usa. Sempre sfruttando il Chips Act, i taiwanesi dovrebbero realizzare impianto da 40 miliardi di dollari in Arizona.

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