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FinanzaIn evidenza Sab 10 dicembre 2022

Offerta del fondo Kkr sulla rete Tim? Ecco perché i numeri non tornano

Il fondo Kkr sembra pronto a fare un'offerta (solo se c'è anche lo Stato) per la rete Tim, ma dovrebbe offrire di più dello scorso anno Offerta del fondo Kkr sulla rete Tim? Ecco perché i numeri non tornano PIETRO LABRIOLA AD TELECOM
Tobia De Stefano
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Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

Kkr sulla rete Tim ma solo se c’è anche il governo

A volte ritornano. A un anno dalla proposta d’Opa a 0,505 euro per azione del fondo americano Kkr su Tim, ieri sono tornate a circolare voci (peraltro non smentite, anzi) di una possibile offerta dello stesso private equity Usa questa volta solo sulle infrastrutture dell’ex monopolista della telefonia italiana. Nella sostanza Kkr sarebbe pronta a fare un’offerta per la cosiddetta NetCo, la società che ricomprende la rete primaria di Tim, Sparkle (il sistema di infrastrutture internazionale) e Fibercop, la rete secondaria della quale il fondo ha già il 38%, un investimento da 1,8 miliardi che evidentemente in questo momento sta difendendo. 

Le modalità sono tutte da definire. Ma quello che si può dire sin da adesso è che sarà una vera e propria impresa far quadrare i conti. Vediamo perché. Per qualsiasi valutazione è impossibile non partire dal prezzo dell’ultima proposta, quella che Kkr aveva presentato su tutta Tim. Il 21 novembre del 2021, il fondo Usa aveva messo sul piatto poco meno di 11 miliardi di euro per il 100% della società di telecomunicazioni accollandosi quindi anche i circa 20 miliardi di debito netto che zavorravano Tim. L’offerta complessiva era quindi di poco superiore ai 30 miliardi. 

La posizione del governo sula rete

E adesso? Quanto sarebbe disposto a offrire per una parte (seppur strategica e profittevole) rispetto alla quale è praticamente impossibile che il governo Meloni gli lasci la maggioranza o comunque gli conceda poteri speciali? Tant’è che lo stesso Kkr – da quello che è trapelato in modo ufficioso – si dice interessato alla rete ma solo in partnership con l’esecutivo. Oltre alla NetCo con l’Opa del 2021 Kkr avrebbe portato a casa anche Tim Brasile (che può essere valorizzata circa 4 miliardi più 2,5 miliardi di debiti), la parte Consumer (valutazione circa 5 miliardi) e Enterprise (Noovle, Olivetti e Telsy per una stima vicina agli 8 miliardi). Insomma a spanne, a novembre gli investitori americani stavano comprando la Netco per circa 11 miliardi di euro. 

E oggi? Dovrebbero sicuramente investire di più. Basti pensare che Vivendi, il primo azionista di Tim, ha fatto sapere in tutti i modi che non avrebbe accettato la più volte ventilata e mai realizzata offerta di Cdp per la rete Tim che pare non andasse oltre i 18 miliardi di euro. I francesi ne avrebbero voluti 31 e a sostegno delle loro tesi facevano riferimento a uno studio interno che valutava la sola Fibercop 10 miliardi. Insomma, la nuova Opa parziale di Kkr con la partnership dello Stato non potrebbe essere inferiore ai 15-20 miliardi, nella sostanza arrivando a raddoppiare quanto gli americani mettevano sul piatto lo scorso anno. Possibile? Di sicuro ci sono stati incontri tra i rappresentanti del fondo e quelli dell’esecutivo, così come risultano contatti tra Kkr e l’ad di Tim Pietro Labriola, ma l’operazione sembra davvero complicata. Certo che se dovesse andare importo sarebbe un riconoscimento allo stesso Labriola che evidentemente aveva le sue ragioni quando evidenziava che l’offerta a 0,505 euro per azione di 13 mesi fa non rappresentasse il valore reale di Tim. 

Il momento di Sarmi

Veniamo alla cronaca. In attesa dell’ufficialità di un incontro con il governo e tutti gli stakeholder per inizio settimana, c’è attesa per il consiglio di amministrazione di Tim del prossimo 15 dicembre. Oltre ad affrontare il dossier della rete dovrebbe essere anche l’occasione giusta per cooptare l’ex di Poste, Massimo Sarmi, nel Cda di Tim al posto di Frank Cadoret, il consigliere in quota Vivendi che di recente ha dato le dimissioni. 

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