Ecco il piano a cui sta lavorando il Tesoro per il futuro di Mps
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Finanza Mer 21 settembre 2022

Ecco il piano a cui sta lavorando il Tesoro per il futuro di Mps

Un polo bancario nazionale che mantenga una direzione generale a Siena. È la strada alla quale sta lavorando il Mef per il futuro di Mps. Ecco il piano a cui sta lavorando il Tesoro per il futuro di Mps
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Il piano del Tesoro per Mps

Un polo bancario nazionale che mantenga una direzione generale a Siena. È la strada alla quale sta lavorando il Mef per il futuro di Monte dei Paschi, con il coinvolgimento dell’amministratore delegato di Mps Luigi Lovaglio. Le fonti interpellate precisano che al momento gli sforzi sono concentrati sul buon esito dell’aumento di capitale, che dovrebbe partire per metà ottobre. Ma aggiungono che al Tesoro si sta già pensando al dopo. La Commissione Ue, si spiega, ha dato tempo fino al 2023, ma la volontà dei tecnici del Mef è di arrivare a una soluzione in tempi brevi.

I possibili candidati

Una soluzione di questo tipo avrebbe già raccolto un gradimento bipartisan tra le forze politiche, preoccupate per le ricadute occupazionali di una acquisizione che dovesse eliminare la direzione generale di Siena che vale da sola alcune migliaia di posti di lavoro. Un acquirente nazionale andrebbe anche incontro alle volontà di Fratelli d’Italia, nella prospettiva di rafforzare il settore bancario domestico senza violare gli impegni appena rinnovati con Bruxelles.

I possibili candidati sono però sostanzialmente due: Banco Bpm e Bper, con quest’ultima che ha appena concluso l’acquisizione di Carige e che nei prossimi mesi dovrà integrare l’istituto ligure nella propria struttura. Quanto a Banco Bpm, ha più volte smentito in passato il suo interesse per Mps.

Metà ottobre

Determinante sarà però l’esito degli incontri che Lovaglio sta tenendo in questi giorni con alcuni investitori a Londra. Sulla base dell’accoglienza ricevuta dal piano del manager e dalle promesse di ritorno alla redditività, le banche del consorzio di garanzia per l’aumento decideranno se firmare la garanzia sull’aumento da 2,5 miliardi e mettere così in sicurezza l’intera operazione. I lavori per l’aumento, dopo il voto scontato dell’assemblea dei soci, procedono spediti. Nei prossimi giorni il prospetto verrà depositato in Consob, in modo da ottenere il via libera per la metà di ottobre. Il 26 settembre partirà invece il raggruppamento delle azioni, nella proporzione di 1 nuova ogni 100 esistenti, un altro dei passaggi previsti per realizzare l’aumento.

Lovaglio a Londra cercherà di convincere il mercato che questo aumento – il settimo in 14 anni – metterà finalmente in sicurezza l’istituto, dopo oltre un decennio di profonda crisi culminata con l’ingresso dello Stato nel capitale nel 2017. A suo vantaggio, lo scenario di tassi al rialzo che dovrebbe consentire a chi, come Mps, ha un modello di business focalizzato sull’attività bancaria tradizionale. Contro, oltre alle travagliate vicende degli ultimi anni, uno quadro economico deteriorato, che potrebbe incidere negativamente sulla qualità del credito.

I partner

Dalla sua parte, il manager dovrebbe avere i partner di Mps: Anima e Axa. Entrambe le società potrebbero entrare (o rientrare, nel caso di Axa) nel capitale, garantendo complessivamente fino a 300 milioni di euro. Il terzo partner è Compass, credito la consumo del gruppo Mediobanca. In questo caso, l’appoggio di piazzetta Cuccia, consulente e capofila del consorzio di garanzia, è in qualche modo implicito. Ieri intanto nuova seduta di passione per il titolo a Piazza Affari, che ha chiuso in calo del 7,67% a 0,30 euro. Dopo il salto di lunedì 12 settembre (19% in una sola seduta), il titolo ha perso il 18% nelle ultime cinque sedute di Borsa.

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