Prove d'accordo tra Vivendi e Cdp sulla rete Tim, entro fine anno il governo vuol scegliere tra scissione e offerta
Entro la fine dell'anno il governo vuol scegliere tra scissione e offerta di Cassa Depositi e Prestiti insieme ai fondi Kkr e Macquarie Il logo TimIl terzo round per la rete
Altro giro altra corsa. Nel terzo incontro per decidere sulla Rete e il futuro di Tim si è discusso di occupazione e debito, ci mancherebbe altro, ma si è respirato anche un clima di fiducia e rinnovato dialogo tra Cassa Depositi e Prestiti e Vivendi i primi due azionisti della società di tlc. Una strada definitiva non è stata ancora tracciata ma c’è la consapevolezza che da qui a fine anno, o comunque alle prossime settimane, che una soluzione andrà trovata. Prossimo step il 29 dicembre, quando si tireranno le somme. E arriverà con ogni probabilità un comunicato del governo a chiarire la situazione.
I partecipanti al terzo round non sono cambiati: i capi di gabinetto di Palazzo Chigi e del Mimit e rappresentanti di Vivendi (oltre al consulente dei francesi Daniele Ruvinetti c’era anche Alessandro Daffina per Rotschild) e Cdp (presente Francesco Mele, ad di Cdp Equity) con gli advisor di Credit Suisse. Le strade restano due e ancora tutte da esplorare. Da un lato la vendita tout court della rete Tim a Cdp che sarebbe affiancata dai fondi di private equity Kkr e Macquarie e dall’altra la scissione proporzionale dei business, con l’infrastruttura da una parte (a Cdp) e il retail (a Vivendi) dall’altra. Strada non impossibile, ma sicuramente complicata.
Il problema del super-debito
Uno degli ostacoli più difficili da superare nel percorso che potrebbe portare alla scissione è infatti quello del debito. L’articolo 2503 del codice civile prevede che in caso di operazione di questo tipo i creditori abbiano 60 giorni di tempo per fare opposizione e nella sostanza in caso di opposizione devono essere ripagati per i debiti contratti dal gruppo. Il punto è che Tim ha ha circa 31 miliardi di debito lordo. E che questa montagna di rosso è composta per circa la metà – siamo intorno ai 17 miliardi – da obbligazioni acquistate dal mercato. La maggior parte dei bond che vanno in scadenza nei prossimi mesi e anni oggi prezzano un valore inferiore ai 100 punti dell’emissione e quindi Tim dovrebbe rimborsarli alla pari ed emettere nuovo debito con tassi maggiori. La differenza sarebbe di circa 2 miliardi.
Non che l’ipotesi di un’offerta da parte dei fondi e di Cdp per l’infrastruttura si priva di rischi e di incognite, prima di qualsiasi altra valutazione infatti andrebbe trovata un’intesa sul prezzo che a oggi appare molto distante. Si vedrà. Sicuramente lo scambio di informazioni andrà avanti anche in questi giorni con l’obiettivo di individuare una strada entro la fine della prossima settimana. Impresa molto difficile ma non impossibile.