La vittoria di Fratelli d’Italia riaccende Tim in Borsa
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Finanza Mar 27 settembre 2022

La vittoria di Fratelli d’Italia riaccende la corsa di Tim in Borsa

Il risultato elettorale mette le ali a Tim in Borsa. La netta vittoria del centrodestra ha infatti alimentato l'appeal speculativo. La vittoria di Fratelli d’Italia riaccende la corsa di Tim in Borsa
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Cosa succede a Tim in Borsa

Il risultato elettorale mette le ali a Tim in Borsa. La netta vittoria del centrodestra ha infatti alimentato l’appeal speculativo sul piano proposto da Fratelli d’Italia per una possibile rinazionalizzazione dell’ex monopolistica telefonico. Durante la campagna elettorale, infatti, il partito guidato da Giorgia Meloni, che ha raccolto il maggior numero di consensi nella compagine del centrodestra, ha indicato un piano per Telecom volto alla creazione di una rete unica, pubblica, interamente wholesale (ossia all’ingrosso), integrando la sua rete fissa con quella della concorrente Open Fiber.

Il ruolo di Cdp

Il piano passerebbe da un’acquisizione di Tim da parte di Cdp seguita dalla vendita di asset per dimezzare il debito. Cdp ha in programma un cda domani ma appare difficile che possa già essere formulata una proposta di acquisto per la rete di Tim. Come è noto Cdp ha circa il 10% di Tim e il 60% di Open Fiber. Il restante 40% della rete in fibra ,creata nel 2016 dall’Enel su spinta dell’allora governo Renzi, è nelle mani del fondo australiano Macquire che, sempre secondo indiscrezioni dovrebbe essere della partita. Come pure il fondo Usa Kkr che ha il 37,5% di Fibercop, ossia la rete in rame e fibra di Telecom che rientrerebbe nella rete unica.

Certo l’ostacolo maggiore al raggiungimento di una intesa è Vivendi, il maggior azionista di Telecom con il 23,9%, che per la rete avrebbe chiesto oltre 30 miliardi di euro. Ossia troppo per Cdp che, secondo indiscrezioni potrebbe arrivare a 16-18 miliardi debito compreso. Si suppone infatti che la società della rete debba farsi carico di almeno 10 o 13 miliardi dei 25 totali che costituiscono il debito di Telecom. Vivendi aveva stoppato l’Opa proposta da Kkr a 0,505 euro per azione nello scorso febbraio.

La discesa

Da quel momento il titolo Telecom è sceso del 45% anche a causa degli ultimi problemi congiunturali che vedono un aumento dell’energia elettrica che costerà all’ex-monopolista circa 200 milioni. A pesare anche i tassi di interesse in crescita visto l’alto debito della società, la più indebitata del listino di Piazza Affari. Un banco di prova indubbiamente non semplice per il nuovo governo. Infatti, nonostante l’appeal speculativo, lo scenario di una Opa di Cdp sulla rete Telecom, o magari anche su tutta la società, secondo Intesa SanPaolo «rimane soggetto a problemi normativi e di valutazione».  Certo lo scenario delle tlc europee, che sono le autostrade digitali necessarie al business di un numero ormai infinito di società, potrebbe anche cambiare.

Costi condivisi

Infatti Telecom Italia con altre big del settore come Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e altri 12 operatori stanno facendo pressione su Bruxelles affinché le grandi aziende tecnologiche condividano i costi di rete, citando anche la crisi energetica. L’appello di ieri giunge mentre la Commissione europea si prepara a chiedere un parere alle parti prima di presentare una proposta legislativa che potrebbe costringere le aziende tecnologiche a contribuire al pagamento del roll-out del 5G e della rete fibra nei paesi Ue.

«Il settore investe ogni anno circa 50 miliardi di euro in infrastrutture e ha bisogno di maggiori finanziamenti con urgenza»- hanno detto i responsabili delle aziende di tlc. Gli operatori sostengono che le società tecnologiche statunitensi come Google, Meta, Apple e Netflix rappresentano più della metà del traffico internet e dovrebbero quindi sostenere almeno in parte i costi delle infrastrutture. La richiesta per ora è stata respinta dagli Ott ma l’Ue potrebbe obbligarli a contribuire.

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