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FinanzaPrimo piano Lun 13 febbraio 2023

Tim poco mossa (+0,4%) in attesa dei conti 2022 e della controfferta

Il titolo Tim a Piazza Affari è fermo a quota 0,30 euro in attesa dei conti 2022 che saranno resi noti domani e della controfferta di Cdp Tim poco mossa (+0,4%) in attesa dei conti 2022 e della controfferta
Mikol Belluzzi
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Mikol Belluzzi

Tim poco mossa (+0,4%) in attesa dei conti 2022

Azioni Tim poco mosse che quotano attorno a 0,3 euro (+0,4%) in attesa dei conti 2022 e delle prossime mosse sull’offerta di Cdp sull’infrastruttura di rete. Sul fronte del bilancio, il consensus elaborato da 15 banche d’affari indica per l’esercizio appena concluso ricavi per 15,67 miliardi di euro, in flessione dell’1% rispetto ai 15,83 miliardi (comparabale base) ottenuti nell’anno precedente. Il margine operativo lordo organico è previsto a 5,99 miliardi di euro, stima che si confronta con i 6,46 miliardi miliardi (comparable base) del 2021 (-7,3%). La marginalità è indicata al 38,2%. Il Capex organico è indicato a 4,04 miliardi di euro, in aumento del 2,5% rispetto ai 3,94 miliardi dell’esercizio precedente.

Indebitamento finanziario in crescita a fine anno

Per quanto riguarda il quarto trimestre 2022, il colosso telefonico Tim dovrebbe aver registrato ricavi per 4,15 miliardi di euro, in crescita dello 0,6% rispetto ai 4,12 miliardi di euro (comparabale base) del quarto trimestre del 2021. L‘Ebitda organico è stimato a 1,45 miliardi di euro, in in linea con il dato del quarto trimestre 2021. Il Capex organico è indicato a 1,36 miliardi di euro, in calo dell’1,7% rispetto agli 1,38 miliardi degli ultimi tre mesi dell’esercizio precedente. A fine dicembre 2022 l’indebitamento finanziario netto adjusted è previsto a 25,49 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 22,19 miliardi di euro al 31 dicembre 2021.

Due strade per il riassetto della rete

Secondo quanto riportato nel week end da Il Sole 24 Ore, un vertice avvenuto nei giorni scorsi nelle stanze del governo ha tracciato due strade per il riassetto della rete: una offerta guidata da Cdp con partner finanziari, a cominciare da Macquarie che affianca già la Cassa in Open Fiber, oppure una soluzione di concerto con il fondo Kkr in modo da dividersi l’infrastruttura e gli investimenti. Quest’ultima soluzione potrebbe anche accordarsi con lo schema proposto dal fondo americano nella sua offerta non vincolante già recapitata al cda del gruppo delle telecomunicazioni: Kkr potrebbe acquistare la maggioranza della rete (confluita nella newco NetCo) mentre il 49% restante finirebbe in parte al governo (20% circa) – in modo da evitare problemi antitrust a Cdp che già controlla Open Fiber – e in parte alla stessa Tim.

Per Akros Tim vale 0,4 euro

Questo scenario consentirebbe da un lato a Tim di ridurre il debito, visto che perderebbe il controllo di NetCo, dall’altro di mantenere un presidio pubblico nella rete definendo anche il successivo percorso di disinvestimento del fondo, ad esempio attraverso la quotazione in Borsa dell’asset. Gli analisti di Banca Akros (rating BUY e TP di 0,4 euro) sottolineano come i rumors confermino l’impegno del governo italiano a trovare una soluzione pubblica per la rete che auspicabilmente sia anche market-friendly.

Per Intermonte Tim è “molto interessante”

Secondo Intermonte (rating Molto interessante e Tp 0,42 euro) se la strada scelta fosse quella della offerta da Cdp e Macquarie è probabile che questa proposta contenga già una serie di impegni volontari e concessioni da negoziare con antitrust europeo: “Come possibili rimedi, ipotizziamo la cessione di asset in eccesso (partendo da quelli in sovrapposizione tra la rete di Tim e quelli di Open Fiber nelle aree nere) a potenziali compratori già identificati come Fastweb o operatori FTTH regionali, come Unidata o Intred“.

D’altro canto, si fa notare, Cdp e Macquarie sono anche alla ricerca di un piano alternativo per Open Fiber visto che la società della rete, come riportato da Repubblica, è in ritardo sui piani di sviluppo e potrebbe procedere a una ricapitalizzazione da 400 milioni per far fronte agli impegni con le banche e agli investimenti programmati.

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