Tim, quinto tavolo sulla rete: si è parlato solo di incentivi - V&A
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ApprofondimentiFinanza Ven 27 gennaio 2023

Tim, al tavolo si è parlato solo di incentivi. I tempi per la rete si allungano

Sul piatto taglio dell'Iva al 10% sui servizi, voucher, status di aziende energivore. Non si è parlato di come arrivare alla rete pubblica Tim, al tavolo si è parlato solo di incentivi. I tempi per la rete si allungano
Tobia De Stefano
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Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

Incontro di due ore al Mimit

E’ durato circa due ore l’atteso quinto incontro voluto dal governo per arrivare a un’intesa sul progetto della rete unica. Due ore durante le quali prima il Mimit (padrone di casa) ha fatto il punto sulle agevolazioni che lo Stato è disposto a mettere sul piatto per il settore delle tlc e poi l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, ha illustrato le ripercussioni che gli aiuti potrebbero avere su ex monopolista della telefonia (accanto all’ad c’era Eugeno Santagata, chief public affairs & security officer di Tim e ad di Telsy). Le misure a sostegno del settore tlc riguardano il limite delle onde elettromagnetiche per il 5g, il taglio dell’Iva sui servizi di telefonia e sui dati (allo studio c’è di ridurla al 10 o al 5%). L’armamentario è quello illustrato più volte: taglio dell’Iva al 10 o addirittura al 5% sui servizi, voucher, status delle aziende energivore, switch off da rame a fibra, innalzamento dei limiti elettromagnetici ritenuto fondamentale per il 5g.

Al tavolo tecnico oltre a Vivendi, rappresentato da Daniele Ruvinetti (che nella sostanza ha preso il posto dell’ad dei francesi Arnaud De Puyfontaine), con Rothschild a fare da advisor, e Cdp, con Credit Suisse come consulente, c’erano il capo di gabinetto del ministero delle imprese e del made in Italy, Federico Eichberg, a fare le veci del ministro Urso, e l’ad di Cdp Equity, Francesco Mele. Nessuna discussione invece sul progetto di rete pubblica e sulla possibile valutazione della rete di Tim propedeutica a un’offerta da parte di Cassa Depositi e Prestiti.

La Cassa che è il secondo azionista di Tim e il primo di Open Fiber dovrebbe essere accompagnata in questa avventura dai fondi. Macquarie, secondo azionista di Open Fiber, di sicuro, mentre non ci capisce quale sia al momento la posizione di Kkr (il private equity che poco più di un anno fa aveva presentato una proposta di offerta per tutta Tim) che controlla il 37,5% di Fibercop, la rete secondaria in fibra ottica di Tim, cioè quella che va dall’armadietto in strada alle abitazioni, che pure rientrerebbe nel perimetro dell’offerta.

C’è anche il progetto della separazione

Al momento resta questa la strada principale che Cassa e ministero del made in Italy intendono percorrere, anche se la distanza tra la valutazione di Cdp, intorno ai 18 miliardi, e quella di Vivendi (primo azionista di Tim) che ne chiede almeno 31, sembra troppo ampia per poter essere coperta con gli incentivi di Stato di cui si è parlato. Ecco perché l’altro percorso, quello preferito da Vivendi e che porta alla cosiddetta scissione proporzionale in una NetCo e una ServCo che lascerebbe al mercato il compito di stabilire il valore della rete, non è affatto morta. 

 Da ricordare che la giornata di mercoledì è stata invece caratterizzata dall’ordinanza con la quale la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Consob e stabilito che Vivendi non ha il controllo di Tim e quindi anche se dovesse esprimere una maggioranza in Consiglio non sarebbe costretta a consolidare nel suo bilancio il debito da lordo da 30 miliardi di Tim. Ordinanza che fornisce un’arma negoziale “molto importante” ai primi azionisti  dell’ex monopolista della telefonia.

Nella partita che si è scatenata con le dimissioni dell’ad del colosso francese dei media, Arnaud de Puyfontaine, dal consiglio di Tim significa che – volendo – domani Vivendi potrebbe chiamare l’assemblea di Tim (dove avrebbe gioco facile a far passare le sue istanze), presentare una lista di maggioranza composta da 10 consiglieri e non per questo le potrebbe essere imputato di avere il controllo di fatto di Tim. Insomma, se fino a poche ore fa Vivendi era nella sostanza inibita dal farlo, ora non lo è più. Sta tutto alla sua volontà. 

Altro incontro a inizio febbraio

C’è la possibilità che le parti possano aggiornarsi a breve, addirittura già settimana prossima, ai primi di febbraio. All’incontro dovrebbe partecipare ancora l’ad di Tim Pietro Labriola. Vorrebbe dire che si parlerà ancora di incentivi. Perché se si dovesse mai parlare del progetto della rete pubblica Labriola dovrebbe uscire dal tavolo, in quanto parte in causa non autorizzata dal cda. Insomma, secondo tutti i segnali che arrivano i tempi per risolvere il problema dell’infrastruttura delle telecomunicazioni si stanno allungando. 

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