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FinanzaPrimo piano Lun 23 gennaio 2023

Unicredit, malumori dei soci sul compenso di Orcel. E l'ad taglia le consulenze

La richiesta di Orcel di un aumento di retribuzione avrebbe creato malumore tra i soci di Unicredit. L'ad dimezza le spese per le consulenze Unicredit, malumori dei soci sul compenso di Orcel. E l'ad taglia le consulenze
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Unicredit, i malumori dei soci sul compenso di Orcel

La richiesta di Andrea Orcel di aumentare il suo compenso, circolata prima di Natale, avrebbe creato più di un malumore tra i grandi fondi d’investimento soci di Unicredit. Dopo il suo insediamento nel 2021, l’assemblea degli azionisti aveva approvato a stretta maggioranza la politica di remunerazione. Con il fondo Usa Blackrock, il primo azionista singolo di Unicredit, che aveva votato contro. Per questo, la notizia pubblicata dall’Ft in dicembre di un Orcel alla ricerca di un compenso più elevato rispetto ai 2,5 milioni all’anno più bonus aveva lasciato freddi gli azionisti. 

La precisazione di Unicredit

La banca, dal canto suo, precisa che Orcel non ha mai avanzato richieste di alcun tipo né al consiglio di amministrazione né al comitato per le remunerazioni di aumento del suo compenso.
La remunerazione dell’amministratore delegato è di unica competenza del comitato per le remunerazioni, il quale formula una raccomandazione al consiglio di amministrazione, includendo anche le indicazioni degli investitori e di una serie di stakeholder.
È infine opportuno sottolineare che la retribuzione dell’amministratore delegato viene rivista ogni anno, prassi consolidata, questa, da oltre un decennio.

Il mandato di Orcel scade nel 2024

Cruciali per Orcel saranno i conti del 2022 e le prossime trimestrali. Nella primavera del 2024 il suo mandato alla guida di Unicredit dovrà essere rinnovato dall’assemblea. Se manterrà lo promesse su dividendi, taglio dei costi e recupero della redditività le richieste di un ritocco ai suoi compensi non dovrebbe trovare ostacoli. Ma se dovessero arrivare nuovi passi falsi sulla strategia – come lo sono stati l’operazione Mps e le attività in Russia – la richiesta difficilmente potrà essere accolta.

Il taglio alle consulenze

Non è casuale, si nota in ambienti finanziari, che proprio mentre è in corso il confronto con gli azionisti sul compenso circolino indiscrezioni sul piano di riduzione delle spese di 1,5 miliardi annunciato da Unicredit. Nel quale un ruolo significativo lo sta giocando proprio Orcel. Uno dei fattori su cui il ceo ha lavorato è il taglio delle spese per le consulenze esterne, in cui Unicredit, prima dello sbarco di Orcel, spendeva almeno 150 milioni di euro all’anno. In poco meno di due anni di attività, secondo quanto riporta il Financial Times, il conto delle consulenze per Unicredit si è almeno dimezzato. Questo significa che il bilancio di Unicredit si è alleggerito di almeno 75 milioni di euro all’anno di spese legate alle consulenze esterne.

La rivoluzione in questo campo per Unicredit è stata radicale a quanto scrive il Ft. Mentre prima si pagavano anche commissioni milionarie a doppia cifra, oggi non si supererebbero i 10 milioni di euro. A essere particolarmente colpite sono state banche di investimento e società di consulenza come McKinsey e Bcg, spesso interpellate per consulenze operative e strategiche, che hanno visto i loro compensi ridotti del 75% nell’ultimo anno.

Rendersi più indipendente

Tra gli obiettivi di Orcel non c’è solo la riduzione delle spese nel campo della consulenza, ma anche la volontà di rendere Unicredit più indipendente portando all’interno competenze fino a ora esterne. Il colosso italiano guidato da Orcel ovviamente non rinuncerà completamente a consulenti esterni, ma verranno interpellati solo una tantum su progetti specifici.

Il taglio delle spese è strumentale anche all’incremento dell’utile di Unicredit, che grazie anche all’aumento dei tassi d’interesse appare in rialzo per il 2022. L’attesa è che superi i 4,8 miliardi di euro. L’anno scorso Unicredit ha annunciato generose ricompense di azionisti, per un totale di 3,75 miliardi di euro restituiti tra dividenti e buyback.

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