Il risiko bancario può partire da Orcel, le aspettative sulle azioni Unicredit
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Unicredit/Finanza
FinanzaUnicredit Ven 08 luglio 2022

Il risiko bancario può partire da Orcel, le aspettative su Unicredit

Dopo l'assunzione in pianta stabile delle deleghe da parte di Andrea Orcel, le azioni di Unicredit hanno fatto un balzo. Il risiko bancario può partire da Orcel, le aspettative su Unicredit La sede di Unicredit
Nino Sunseri
di 
Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Le prospettive sulle azioni di Unicredit

L’uscita improvvisa del responsabile dell’Italia Niccolò Ubertalli e l’assunzione in pianta stabile delle deleghe da parte di Andrea Orcel hanno immediatamente acceso le fantasie del mercato. Le azioni di Unicredit hanno fatto un balzo del 6,59% a 9,4 euro. Per gli osservatori il rimescolamento di carte al vertice del gruppo di Piazza Aulenti rappresenta il segnale di ripresa del risiko bancario. Il peso del settore del credito sull’indice di Milano ha reso euforici i prezzi.

Il report di Jp Morgan

A dare il segnale della sveglia era stata ieri mattina Jp Morgan che aveva diffuso un report molto positivo sulla banca guidata da Andrea Orcel. Aveva fissato il traguardo del prezzo a 12 euro. Era stato come suonare la tromba della carica. Tutto il mercato era partito al galoppo dimenticando le angosce della possibile recessione e le avarizie dell’imminente aumento dei tassi d’interesse. Ovviamente è iniziate la caccia per individuare la possibile preda. Non c’è voluta molta fantasia a indirizzarsi verso Banco Bpm che infatti chiude la giornata in rialzo del 6,15% a 2,59 euro. Non si tratta di una novità assoluta. Se n’era già parlato nello scorso inverno, dopo che Unicredit aveva dichiarato chiuso il dossier Mps. Addirittura si era parlato di una possibile fusione che poi non si è concretizzata. Uno dei problemi era stata anche la distribuzione delle deleghe.

Si era parlato di Giuseppe Castagna, attuale amministratore delegato del Banco, come capo delle operazioni del nuovo gruppo in Italia. Esattamente l’incarico reso libero da Ubertalli. Il rilancio delle trattative sarebbe possibile considerando che nel nuovo maxi-gruppo il peso dell’Italia diventerebbe assolutamente dominante: già oggi copre circa la metà delle attività di Unicredit. Dopo l’eventuale integrazione sarebbe la presenza di gran lunga più rilevante riducendo il peso della Germania. Guidare questa divisione potrebbe essere una prospettiva di qualche interesse per l’attuale amministratore delegato di Banco Bpm.

Tuttavia in questo momento, si tratta unicamente di fantasie. A Piazza Meda, sede di Banco Bpm, ha fatto rumoroso ingresso il Crédit Agricole con una quota del 9,2%. Le due banche si conoscono da tempo essendo azioniste di Agos (credito al consumo). È vero che la maggioranza è francese, ma non risultano frizioni fra i soci come si è visto alla recente presentazione del piano industriale della finanziaria. L’arrivo della “banque verte” a Piazza Meda ha rivoluzionato il campo da gioco. Molti hanno ipotizzato una strategia simile a quella già usata dall’Agricole per il Creval. Un primo piede del 5%.

L’operazione su Bpm

Farà lo stesso a Milano? Difficile dirlo. A Parigi, nel corso della presentazione del piano industriale hanno smentito intenzioni aggressive. Per il momento la quota del 9,2% è sufficiente. Nessuna intenzione di andare oltre. Se davvero fosse così si potrebbe ipotizzare un’altra sfida: il Crédit Agricole sarebbe stato chiamato a stabilizzare l’azionariato del Banco Bpm proprio per evitare sorprese. L’asse ormai consolidato fra Milano e Parigi garantirebbe rapporti sereni. Un ostacolo per eventuali iniziative di Unicredit? Come escluderlo. Tanto più che, come fanno notare gli analisti di Equita i rapporti fra Andrea Orcel e il governo non sono fantastici.

Lo stop alle trattative per l’acquisizione di Mps non hanno certo favorito la popolarità dell’amministratore delegato di Unicredit negli ambienti di Palazzo Chigi e al ministero del Tesoro. Addirittura viene ipotizzato che il matrimonio previsto a febbraio sarebbe saltato proprio per i malumori romani. Voci naturalmente prive di riscontro. Tuttavia sufficienti ad accendere la fantasia di Piazza Affari.

Condividi articolo