I prezzi freddi scaldano Wall Street, dopo 100 giorni l’incubo potrebbe finire
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FinanzaPrimo piano Sab 28 maggio 2022

I prezzi freddi scaldano Wall Street, dopo 100 giorni l’incubo potrebbe finire

Settimana in poderoso recupero per i listini azionari con Milano rimasta più indietro frenata dall'andamento negativo di energia e utility. I prezzi freddi scaldano Wall Street, dopo 100 giorni l’incubo potrebbe finire
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Va giù anche la fiducia dei consumatori

Settimana in poderoso recupero per i listini azionari con Milano rimasta più indietro frenata dall’andamento negativo di energia e utility. Piazza Affari è salita dello 0,4con i riflettori su Generali che ha perso l’1,98%, dopo l’annuncio a sorpresa delle dimissioni di Francesco Gaetano Caltagirone dal consiglio d’amministrazione. Francoforte guadagna l’1,62%, e Parigi l’1,64%. %. Poco mossi i rendimenti dei titoli di Stato con lo spread a 194 rispetto ai 189,5 del giorno prima.

La carica di Wall Street

Prosegue il rally anche a Wall Street dove il Nasdaq avanza di oltre il 2%. Ad alimentarlo sono i dati dell’inflazione di aprile ancora a livelli molto elevati ma sotto quelli di marzo facendo sperare che il peggio sia ormai alle spalle. Scendono anche i rendimenti dei titoli di Stato con lo spread a 184 rispetto ai 189,5 di ieri. A supportare il movimento nelle ultime sedute sono state anche le minute Fed e poi le trimestrali convincenti di Alibaba e Baidu così come quelle di alcune aziende di grande distribuzione (Macy’s e Dollar Tree soprattutto) che hanno controbilanciato i pessimi risultati di Walmart e Target delle scorse settimane. «A nostro avviso – spiegano gli analisti di MPS Capital Services – il driver principale è stato però rappresentato dal posizionamento leggero (dopo le vendite delle ultime settimane) e dall’inizio dei ribilanciamenti di fine mese che, secondo alcune stime, dovrebbero portare a forti acquisti di azionario USA similmente a quanto accaduto a fine marzo 2020».

La fuga dell’orso

A questo punto si tratta di stabilire se si tratta solo di un rimbalzo o della fuga dell’Orso? Le statistiche passate offrono interessanti spunti. I primi mesi del 2022 sono stati decisamente difficili per l’azionario. In particolare l’indice S&P 500, che venerdì scorso ha fatto una breve escursione in bear market (oltre -20% dai massimi di periodo), ha segnato uno dei 5 peggiori inizia un anno se si considerano i primi 100 giorni. Cosa è successo dopo gli altri quattro peggiori inizio d’anno (tutti molto lontani nel tempo)? Bene, nel resto di quegli anni che erano iniziati con performance da incubo l’S&P 500 ha messo a segno sempre risalite, in alcuni casi a due cifre. In particolare nel 1932 il resto dell’anno ha segnato +37,6% e nel 1970 +31%.

Ora la palla è in mano alla Fed. Dovrà valutare, oltre al dato dell’inflazione, anche altri elementi. A maggio, gli statunitensi si sono dimostrati meno ottimisti sull’economia rispetto al mese precedente. L’indice sulla fiducia redatto mensilmente dall’Università del Michigan è stata pari a 58,4 punti, dopo i 59,1 della lettura preliminare, inferiore ai 65,2 di aprile, contro attese per una conferma dei 59,1 punti. Si è trattato della peggior lettura dal 2011. La componente che misura le aspettative per il futuro è salita da 62,5 a 55,2, quella sulla situazione attuale è calata da 69,4 a 63,3. Per quanto riguarda l’inflazione, le aspettative a un anno sono calate dal 5,4% al 5,3%, contro previsioni per una conferma del 5,4%, quelle a cinque anni sono rimaste invariate al 3%, in linea con le attese. Nel febbraio 2020, l’indice era a 101 punti.

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