Shopping, l'e-commerce rallenta, ma il modello marketplace avanza
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Futurismi
Futurismi Lun 01 agosto 2022

Shopping, l'e-commerce rallenta, ma il modello marketplace avanza

L’e-commerce globale non è nemmeno diventato una lumaca, ma di sicuro sta frenando: negli Stati Uniti, per esempio. Shopping, l'e-commerce rallenta, ma il modello marketplace avanza
Marco Morello
di 
Marco Morello

L’e-commerce rallenta

Non è più il ghepardo di una volta, che correva svelto sospinto dalle brame di shopping domestico della pandemia. L’e-commerce globale non è nemmeno diventato una lumaca, ma di sicuro sta frenando: negli Stati Uniti, per esempio, per il 2022 eMarketer stima un aumento inferiore al 10% rispetto a 12 mesi fa. Sarebbe il saldo positivo più basso fatto registrare dal 2009. E un colosso del settore come Shopify, tra i nomi di riferimento per creare e gestire siti per vendere online, ha appena annunciato tagli pari a un decimo della forza lavoro.

«È molto probabile che il futuro sarà nelle mani dei marketplace, i negozi digitali in cui una pluralità di venditori e compratori s’incontrano e fanno affari. Un meccanismo che amplia la scelta a dismisura, permettendo agli utenti di confrontare facilmente i prezzi». A dirlo è Alfonso Catone (in foto), country manager per l’Italia di Mangopay, il servizio specializzato nella gestione dei pagamenti online nell’universo delle piattaforme, già scelto da realtà di peso come Vinted o Wallapop, che si concentrano soprattutto sui prodotti di seconda mano. Un traffico di abiti, accessori, cose, capace di funzionare in maniera virtuosa solo se vige una certezza reciproca: del venditore di incassare la somma richiesta, del compratore di ricevere la merce in coerenza con le sue aspettative. Anche quando è una maglietta usata, spedita da un perfetto sconosciuto che abita in un’altra città o magari in una nazione differente.

«È la grande sfida per l’affermazione definitiva dei marketplace: mettere in piedi strumenti efficaci per superare la barriera della fiducia. Un aiuto arriva dalle regole di garanzia stabilite dall’Unione Europea, poi ci siamo noi a gestire il flusso dei fondi, a custodirli e sbloccarli al momento opportuno, affinché le transazioni avvengano in totale sicurezza». È l’evoluzione di quanto succedeva una vita fa con eBay e simili, che alle origini non aveva la fluidità tipica dello shopping online, contemplava la fatica di dover inseguire il compratore tra messaggi, mail e altra burocrazia ingestibile su larga scala. «E poi quello del marketplace è un concetto», osserva Catone, «con dentro qualcosa di romantico, in quanto spalanca opportunità, sbocchi e prospettive per i piccoli negozi fisici. Sono fermamente convinto che riprenderanno vigore e peso in questo orizzonte di bit. La realtà è ciclica».
La traiettoria testimonia che ci si trova più avanti della fase delle promesse: sempre Oltreoceano, il marketplace delle terze parti di Amazon assorbe il 25 per cento delle vendite via internet, mentre l’e-commerce diretto, quello retail della creatura di Jeff Bezos, si ferma al 17%. In generale, tutto il comparto dei pagamenti online sta vivendo un fermento, a ogni livello: pubblico e privato, per i consumatori e le aziende.

«Nel breve periodo, i cambiamenti riguarderanno le piccole e medie imprese. Per la maggior parte, per scambiare fondi, usano ancora la Riba o il bonifico bancario, vireranno verso il digitale perché gli conviene. Nei Paesi vicini al nostro, in particolare in Francia, Spagna e Germania, sta prendendo piede il “buy now pay later” anche tra le piccole realtà imprenditoriali». La possibilità, per esempio, di gestire e rateizzare con facilità gli acquisti dai fornitori, decidendo di saldare la merce in parte subito, il resto a intervalli prestabiliti. È la tecnologia a orchestrare la dinamica. O la facoltà di chiedere e ottenere prestiti in una manciata di secondi, grazie ai calcoli effettuati da un algoritmo governato dall’intelligenza artificiale. In sostanza, meno burocrazia, più tempestività delle operazioni.

Per noi utenti, invece, si va verso una progressiva smaterializzazione complessiva: «Penso agli strumenti di pagamento inseriti all’interno di oggetti evoluti, non solo lo smartphone. Oppure al riconoscimento facciale: in alcuni supermercati dell’Asia è già prassi saldare alla cassa tramite il proprio volto. Le carte di credito saranno utilizzate sempre meno». Resta da capire se tanta invisibile leggerezza, questa trasversale semplicità, ci renderà più inconsapevoli dei vari esborsi e dunque spendaccioni. Ma questa è un’altra storia.

Condividi articolo