Ecco perché il nuovo Csm non piace ai giudici: ci perdono 100 mila euro
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GiustiziaPrimo piano Mar 07 giugno 2022

Ecco perché il nuovo Csm non piace ai giudici: ci perdono 100 mila euro

Un no di tasca più che di cuore. I giudici sono contro la riforma del Csm firmata prima da Bonafede e poi dalla Cartabia per motivi economici Ecco perché il nuovo Csm non piace ai giudici: ci perdono 100 mila euro DAVID ERMINI VICE PRESIDENTE CSM
Franco Bechis
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Franco Bechis

La riforma del Csm

Nel nuovo CSM i compensi verranno tagliati di circa 60 mila euro annui ai membri togati e di circa 100 mila euro annui ai membri eletti dal Parlamento. Anche per questo motivo i magistrati oggi non guardano con troppa simpatia la riforma del Csm promossa prima dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e poi da Marta Cartabia che ne ha preso il posto.

RIUNIONE PLENUM CSM

Portafoglio smagrito

Come stabilisce l’articolo 37 della riforma e spiega la relazione tecnica appena depositata in Senato infatti ora scatterà il tetto dei 240 mila euro lordi annui per tutti i componenti. E dovrà essere omnicomprensivo. Oggi non è così. In media infatti i magistrati togati hanno un compenso base di 141 mila euro, e quelli non togati di 180 mila euro. A questa somma però entrambe le categorie aggiungono due voci variabili. La prima è quella della indennità di seduta per avere partecipato alle riunioni del Csm. A bilancio ammontava nella media del triennio 2016-2018 a 2 milioni e 140 mila euro annui per i 24 componenti. A testa dunque fanno 89.166,67 euro in media.

L’EX MINISTRO ALFONSO BONAFEDE

Addio rimborsi

La seconda voce è quella del rimborso spese di viaggio e indennità di missione. In media secondo i dati a consuntivo dello stesso triennio ogni anno si spendeva 1.606.666,67 euro. Diviso per i 24 membri dunque facevano a testa 66.944,44 euro. L’extra stipendio per tutti e 24 i componenti (16 togati e 8 laici) ammontava quindi ogni anno a 156.111,11 euro. Raddoppiava in questo modo il compenso dei togati e quasi quello dei componenti laici. I primi in media ogni anno incassavano 297.473,68 euro lordi, e i secondi invece 336.111,11 euro lordi. Con il tetto a 240 mila euro omnicomprensivi i togati perderanno dunque 57.473,68 euro annui e i membri laici dovranno rinunciare a 96.111,11 euro annui. Si può capire che non siano felici perché almeno sotto il profilo stipendiale nessuno farà questo gran salto di vita nel nuovo Csm.

MARTA CARTABIA MINISTRA DELLA GIUSTIZIA

Più poltrone

Il taglio dei compensi farà risparmiare secondo quanto scrive la relazione tecnica 1.688.467,73 euro allo Stato. Ma quasi tutta questa somma (un milione e 440 mila euro annui) servirà a pagare l’ampliamento da 24 a 30 dei membri del Csm previsto dall’articolo 21 della stessa riforma, che prevede nel nuovo organo di autogoverno della magistratura 20 magistrati ordinari invece degli attuali 16 e 10 eletti dal Parlamento invece degli attuali 8. Questa è fra le poche novità a non dispiacere alle toghe visto che i magistrati di carriera aumenteranno il loro peso percentuale nel parlamentino.

SFILATA DI TOGHE ED ERMELLINI

Promossi e puniti separati

Più discusso invece l’articolo 22 della riforma che non ha costi ma prevede che tutte le commissioni consiliari siano nominate ogni 16 mesi “dal presidente del Consiglio superiore della magistratura, su proposta del comitato di Presidenza e in conformità ai criteri di composizione previsti nel regolamento generale” stabilendo però “l’incompatibilità tra l’appartenenza alla sezione disciplinare e quella alle commissioni per conferimento degli incarichi direttivi e semi direttivi, per le valutazioni della professionalità, in materia di incompatibilità nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e di trasferimento in caso di incompatibilità ambientale o funzionale”.

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