Pasticcio Mps, il governatore Visco è indagato a Brescia - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Approfondimenti/Giustizia
ApprofondimentiGiustizia Mer 22 febbraio 2023

Pasticcio Mps, il governatore Visco è indagato a Brescia

Il numero uno di Bankitalia iscritto per false comunicazioni. L'inchiesta nata a Milano si è spostata per il coinvolgimento dei pm meneghini Pasticcio Mps, il governatore Visco è indagato a Brescia IGNAZIO VISCO GOVERNATORE BANCA D’ITALIA
Tobia De Stefano
di 
Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

L’ipotesi di reato per Visco

C’è anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco tra banchieri, magistrati, dirigenti e funzionari delle authority di vigilanza indagati a Brescia nell’ambito dell’inchiesta per abuso in atti d’ufficio per la gestione delle indagini sul Monte dei Paschi di Siena. L’ipotesi di reato a carico del numero uno dell’istituto di vigilanza sulle banche fa riferimento all’articolo 2621 del codice civile, “False comunicazioni sociali”, e riguarda fatti o meglio presunte “omissioni” che si sarebbero verificate negli anni che vanno dal 2012 al 2015.

“Per tre anni – si legge nel verbale della denuncia che ha originato l’iscrizione nel registro degli indagati del numero uno di Palazzo Koch, presentata dal consulente di fondi e azionisti, Giuseppe Bivona – Banca d’Italia ha ricevuto 27 esposti nei quali si informavano i vertici delle authority (tra gli altri Visco) che Profumo e Viola stavano falsificando i bilanci di Mps. Come? Contabilizzando cinque miliardi di derivati alla stregua di investimenti in titoli di Stato”. E nonostante queste informazioni – è il senso della querela – l’authority non avrebbe fatto nulla per punire o almeno porre fine a quella condotta.

Nessuna archiviazione

Che la posizione di Visco non sia stata archiviata l’hanno confermato alla “Verità” autorevoli fonti giudiziarie. La sua situazione è connessa a quella dell’ex procuratore di Milano Francesco Greco. La Procura di Brescia è in attesa di un’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione per Greco, accusato di abuso di ufficio per la gestione del fascicolo Mps, prevista per il 12 aprile. In precedenza erano già stati archiviati altri tre magistrati milanesi, Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio sui quali pendeva la stessa accusa di Greco, abuso per la gestione dell’inchiesta sul Monte dei Paschi.

Se in primavera dovesse venire meno anche la posizione dell’ultima toga coinvolta, che attrae tutto il resto del fascicolo, gli inquirenti bresciani potrebbero restituire “le carte” a Milano, come è già successo per il cosiddetto procedimento Eni-complotto. A Brescia, infatti, si occupano dei presunti reati commessi dai magistrati milanesi come prevede il codice, le altre posizioni interessano se «connesse o concorrenti» con i primi negli ipotetici reati. Ma se le toghe vengono archiviate il quadro cambia. È per questo che i pm della città della Leonessa non si sono concentrati più di tanto sugli indagati non appartenenti alla magistratura. «Dovesse venire meno quell’attrattiva tutto il resto tornerà a Milano» è l’ipotesi di una fonte.

L’articolo 2621 del codice civile

Insomma, la posizione di Visco resta aperta. In cosa avrebbe mancato il governatore? L’articolo 2621 prevede che “gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, previste dalla legge, consapevolmente espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero, ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore, sono puniti con la pena della reclusione da uno a cinque anni”.

Ipotesi della falsa testimonianza

Ma non ci sono solo Visco e l’articolo 2621. Tra gli altri a Brescia risultano indagati, con l’ipotesi di falsa testimonianza (articolo 372 del codice penale), i funzionari della Consob Onofri Guglielmina e Scopelliti Maria Antonietta, i funzionari della Banca d’Italia Carmelo Barbagallo (che dal 2019 ricopre il ruolo Presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria della Città del Vaticano) e Mauro Parascandolo, il consulente della Procura della Repubblica Francesco Corielli e Riccardo Quagliana, lo storico dirigente del Monte dei Paschi di Siena. Sempre per falsa testimonianza con l’aggiunta della frode processuale (articolo 374 del
codice penale) è, poi, iscritto nel registro degli indagati il consulente della Procura di Milano Roberto Tasca.

Il collegio di consulenti tecnici

A proposito va ricordato che a Brescia è stato sentito anche il sostituto procuratore presso la Corte d’Appello meneghina, Gemma Maria Gualdi, a sua volta impegnata in uno dei filoni dell’inchiesta sulla banca senese, quello sulla valutazione dei crediti deteriorati nel 2012-2015 (Profumo e Viola quindi). La Gualdi ha ricordato che vista la complessità anche tecnica della materia aveva deciso di affidarsi a un collegio di consulenti tecnici. “Il contenuto della consulenza – precisa alla procura lombarda – era l’evidenza di un’enorme discrasia rispetto alle conclusioni relative alle relazioni ispettive di Banca d’Italia e Bce e del contenuto di tutte le denunce e querele delle persone offese e parti civili… Rendendomi conto di ciò ho interloquito con lo stesso professor Tasca contestandogli queste discrasie ma ricevendo da lui rassicurazioni sulla correttezza tecnica di quanto da lui relazionato e sull’operato di Profumo. Parlai di questa circostanza con il Procuratore Generale (Roberto Alfonso ndr) con il quale non potemmo che prendere atto del fatto che i termini previsti dall’articolo 58 erano ormai decorsi e non vi era spazio
per nessun altra iniziativa”.

Le segnalazioni della Procura di Milano

Riepilogando. Secondo l’accusa, che si basa sulle segnalazioni della Procura generale di Milano e sulla denuncia del 2021 di Bivona, i magistrati milanesi, su input di Greco, si sarebbero resi responsabili di omissioni e irregolarità negli accertamenti sugli ex vertici del Monte, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, per i quali furono chieste archiviazioni e assoluzioni.

Brescia ha iniziato a indagare sulle toghe milanesi per abuso d’ufficio e dopo l’archiviazione delle posizioni dei pm Civardi, Baggio e Clerici l’inchiesta avrà un crocevia molto importante nell’udienza del 12 aprile quando si discuterà della posizione dell’ex capo della Procura meneghina, Francesco Greco. Se anche la posizione di Greco dovesse essere stralciata il filone che riguarda la “malagestio” dei magistrati entrerebbe in un vicolo cieco e l’inchiesta sugli altri indagati – Visco, i banchieri e gli altri ex funzionari di Consob e Banca d’Italia – dovrebbe tornare a Milano.

Condividi articolo