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GovernoPrimo piano Mer 18 gennaio 2023

Anticorruzione, i tre suggerimenti al governo per far funzionare il Pnrr

Per il presidente Busia (Anac) sono necessari alcuni interventi per consentire al mercato di funzionare al meglio e alle imprese di lavorare Anticorruzione, i tre suggerimenti al governo per far funzionare il Pnrr
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il numero uno dell’Anac, Giuseppe Busia, mette sul tavolo tre proposte operative

Per far funzionare il Pnrr c’è bisogno dell’impegno di tutti. E, in particolare, sono necessari alcuni interventi per consentire al mercato di funzionare al meglio e alle imprese di cogliere le opportunità di crescita e sviluppo che vengono dai fondi comunitari in arrivo. Per il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ci sono in particolare tre punti su cui bisogna intervenire: controllo delle società inhouse, qualificazione delle stazioni appaltanti e conflitto di interesse. 

Verifica delle caratteristiche delle società inhouse

Non si tratta di un dettaglio perché il rischio è una concorrenza sleale che danneggia non solo le aziende che competono sul mercato, ma anche i cittadini. “Prima di sottrarre al mercato una parte delle attività, è essenziale, a mio avviso, effettuare un controllo sulle società inhouse e sul limite minimo dell’80% del fatturato (realizzato con il socio controllante, ndr)  per evitare che si sfoci in casi di concorrenza sleale. Quindi credo sia opportuna una verifica preventiva dei requisiti come del resto accadeva in passato quando esisteva il registro delle inhouse. Uno strumento, quest’ultimo, che proponiamo di ripristinare anche nell’interesse delle amministrazioni visto che il rischio di contenzioso è elevato” ha precisato Busia nel corso del convegno romano “Cantiere Italia, tra Pnrr, emergenze e nuovo Codice degli appalti”, organizzato dall’Associazione nazionale costruttori edili (Ance). Secondo Anac, almeno due terzi delle aziende in house non ne rispettano i requisiti.

È essenziale investire nella qualificazione delle stazioni appaltanti

Il numero uno dell’Anac è critico sulla decisione di portare fino a 500 mila euro la soglia di affidamento diretto dei lavori perché la soluzione per velocizzare la realizzazione delle opere il tema non è modificare gli importi, ma far funzionare al meglio il sistema. “È questo il problema? È come dire che siccome in città bisogna guidare meno velocemente, allora non è necessaria la patente” ha osservato Busia che suggerisce investire nella “qualificazione delle stazioni appaltanti”. “Questo garantirà velocità nella procedura, ma anche l’esecuzione funziona meglio” ha aggiunto.

Bisogna cambiare le regole sul conflitto d’interessi

“Oggi chi contesta, deve provare anche il conflitto d’interessi – conclude – Non credo che questo sia nella direzione della direttiva comunitaria sul tema”. Per il presidente dell’Anac, il tema è particolarmente importante ed emerge con forza soprattutto nei piccoli comuni per non parlare del fatto che “anche se non c’è corruzione, magari viene preferita un’azienda perché più vicina all’amministrazione al posto di selezionare quella migliore. C’è invece qui un tema di interesse pubblico sull’utilizzazione dei soldi che devono essere utilizzati per rispondere all’interesse generale e non solo dell’azienda che ha perso la gara”. 

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