Sindacato Flp: “Pnrr a rischio flop. Nella Pa troppi incarichi fiduciari”
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AperturaGoverno Ven 19 maggio 2023

Il sindacato Flp: “Pnrr a rischio flop. Nella Pa incarichi fiduciari senza valutazione delle competenze”

Fino al 12% dei dirigenti può essere incaricato su nomina diretta. Senza alcuna valutazione di esperienza. Il caso Monopoli Il sindacato Flp: “Pnrr a rischio flop. Nella Pa incarichi fiduciari senza valutazione delle competenze” ADM AGENZIA DELLE ACCISE, DOGANE E MONOPOLI,
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il sindacato Flp: “Pnrr a rischio flop. Nella Pa incarichi fiduciari senza valutazione delle competenze”

“Si può nominare un laureato del Dams (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ndr) alla gestione di un progetto infrastrutturale essenziale per il Paese? O indicare come responsabile di un progetto tecnologico qualcuno che non sa nulla di reti?” Le domande che pone Marco Carlomagno, numero uno della Federazione lavoratori pubblici (Flp), sono retoriche perché evidentemente l’unica risposta che si può dare è no. Eppure è quello che accade in Italia dove il 12% del dirigenti pubblici può essere nominato dalla politica senza selezione e requisiti di competenza. Solo sulla base del rapporto fiduciario. Lo consente la legge sul pubblico impiego (decreto legislativo 165), lo sfrutta la politica per piazzare i suoi.

L’assurdo è che, nei casi di piccoli enti locali, può accadere che l’unico dirigente venga nominato direttamente dal politico di turno. “La situazione è paradossale e diventa drammatica nel momento in cui ci sono da spendere velocemente e bene i soldi del Pnrr perché altrimenti ci restano solo di debiti” aggiunge Carlomagno.

Il caso dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

Il fenomeno è diffuso. Non riguarda infatti solo le amministrazioni centrali ma anche enti locali e persino le Agenzie. Ai Monopoli, ad esempio, è in corso una riorganizzazione sulla scia dell’arrivo del nuovo numero uno, Roberto Alesse. Così, oltre agli spostamenti ai vertici, saranno sostituiti una decina di funzionari, nominati dirigenti dall’ex capo delle Dogane, Marcello Minenna. Per loro infatti è in scadenza il contratto triennale da dirigenti sulla base dell’art 19 comma 6 del testo unico sul pubblico impiego. Ma il punto dolente è che la sostituzione avverrà senza alcuna valutazione di merito né alcun confronto con l’esperienza di chi verrà nominato al loro posto.  

Per il sindacato, il problema di questo passaggio è che “non è prevista dalla legge alcuna valutazione delle competenze sugli incarichi dirigenziali affidati direttamente, né sugli obiettivi raggiunti su chi ha svolto funzioni dirigenziali a tempo. E questa situazione è inaccettabile anche perché non consente la creazione di carriere lineari in funzione dell’esperienza maturata nell’incarico” aggiunge Carlomagno che in più occasioni ha ribadito la necessità che vengano banditi i concorsi.

Il governo sta valutando l’aumento della quota di incarichi ad personam nella Pa

Nonostante questo stato dell’arte che rischia di pesare su cittadini e imprese per via di una macchina amministrativa malfunzionante, l’esecutivo sta valutando la possibilità di aumentare la quota destinata alle selezioni dirette dei dirigenti. “Tutto questo senza entrare nel tema delle competenze che è essenziale anche per discutere di premi e retribuioni” ribadisce Carlomagno che invece ricorda come ci sia stata la rivalutazione all’inflazione dei tetti massimi di stipendio nella pubblica amministrazione (da 240 a 252mila euro annui).

La vera questione è il rischio flop per i fondi del Pnrr

Per il sindacalista, esattamente come accade in un’azienda, anche nella pubblica amministrazione non si può prescindere dalle competenze, valutazioni, obiettivi e resposabilità. “Ed è quindi opportuno che si proceda ai concorsi. E per chi è già interno ed ha maturato delle competenze sulla base di un incarico, si valutino l’esperienza e i risultati. Anche perché ogni volta che si cambia un dirigente, soprattutto se viene dall’esterno della pubblica amministrazione, ci vuole almeno un anno per far ripartire la macchina. Ma i tempi del Pnrr sono strettissimi” conclude Carlomagno.

Sullo sfondo il circuito negativo della relazione fra politica e dirigenza

Come chiarisce il sindacato, “questo meccanismo crea dipendenza della dirigenza dalla politica. Con il risultato di un peggioramento nella qualità del funzionamento della macchina amministrativa che non risponde più alle esigenze di cittadini ed imprese. Ma piuttosto alla volontà del dirigente di mantenere il proprio impiego in funzione dell’interesse del politico che lo ha nominato. E’ un gravissimo cortocircuito che è ancora più pesante nelle piccole amministrazioni” conclude. Ma lo è evidentemente anche nelle amministrazioni centrali. 

L’occasione per cambiare le cose nel decreto legge per il rafforzamento della Pa

Nell’ audizione davanti alle commissioni riunite affari costituzionali e lavoro pubblico e privato della camera, Flp ha evidenziato come sia necessario e possibile un cambio di marcia. E’ opportuno che “in sede di conversione del decreto venga esplicitata la condizione che tale norma opera in mancanza di specifiche professionalità interne. O magari reclutabili tramite procedure concorsuali in essere per profili similari indetti anche da altre amministrazioni” si legge nelle carte dell’audizione. Al momento, chiude Flp, “più che migliorare l’efficacia e l’efficienza delle amministrazioni interessate, tali misure sembrano andare prioritariamente nella direzione di popolare con incarichi fiduciari la dirigenza degli enti”. Con tuttte le distorsioni del caso. 

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