Pensioni, il governo le indicizza. La spesa al 2025 sale di 50 mld
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GovernoPrimo piano Mer 09 novembre 2022

Pensioni, il governo le indicizza. La spesa al 2025 sale di 50 miliardi

Il governo indicizza le pensioni, la spesa al 2025 sale di 50 miliardi. Ma non compensa l’aumento dell’inflazione. Quota 41 al vaglio. Pensioni, il governo le indicizza. La spesa al 2025 sale di 50 miliardi Il ministro dell'economia, Giancarlo Giorgetti
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il piano delle pensioni

«Sto procedendo alla firma del decreto per l’adeguamento delle pensioni in base alle risultanze dei dati Istat», lo ha comunicato ieri il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti. Il numero uno di via XX Settembre ha poi precisato che «come previsto dalla normativa vigente, si determinerà un aumento della relativa spesa del 7,3 per cento».

Sale la spesa

L’esborso complessivo per le pensioni sul periodo 2022-2025 sale quindi di 50 miliardi. In dettaglio, nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) il governo ha previsto «un incremento nella spesa per pensioni. Le nuove stime d’inflazione determinano una diversa ipotesi di indicizzazione, che comporta maggiori oneri per 7,1 miliardi nel 2024 e 5,6 miliardi nel 2025 – ha chiarito il ministro in audizione sulla Nadef -. Per dare un’idea degli oneri che gravano sulla spesa per pensioni per effetto del meccanismo d’indicizzazione all’inflazione, le stime del conto economico a legislazione vigente scontano un incremento di 5,4 miliardi per il 2022, di 21,3 miliardi nel 2023, 18,5 miliardi nel 2024 e 7,4 miliardi nel 2025. Incrementi a carattere continuativo, ovvero si trascinano negli anni successivi aggiungendosi ai nuovi incrementi per adeguamento all’inflazione prevista in ciascun anno. Se pertanto consideriamo il periodo 2022-2025, la spesa per pensioni assorbirà risorse per oltre 50 miliardi».

Magra consolazione

Nonostante si tratti di una buona notizia per i pensionati, resta il fatto che l’aumento dell’assegno previdenziale non riuscirà certamente a compensare l’attuale fiammata dell’inflazione. Anche perché i dati Istat di riferimento per l’indicizzazione si basano sullo scorso anno.

Contabilizzano quindi un aumento dell’1,7% che risulta peraltro integrale sulle pensioni più basse, ma si riduce all’aumentare dell’assegno. Per intenderci, su una pensione da 2600 euro lordi (circa 1300 netti) riceverà in più il 75% dell’1,7%. É di tutta evidenza che, salvo interventi successivi o un drammatico crollo dell’inflazione, nei prossimi anni ci sarà quindi un’erosione del potere di acquisto dei pensionati.

Focus quota 41

Il ministro è poi tornato su Quota 41, cavallo di battaglia della Lega in campagna elettorale. Sul tema della possibile introduzione di misure di pensionamento per chi ha 41 anni di contributi, Giorgetti ha detto «che questa misura non è esclusa: rientra nella logica che ho annunciato, che nell’ambito della voce ci dovrà essere qualche forma di compensazione».

Detta in altri termini, siccome la coperta è corta, prima di fare cambiamenti sul tema pensionistico, bisognerà trovare le risorse per finanziarlo. «A titolo meramente indicativo può darsi qualche economie dal reddito di cittadinanza e dalla sua manutenzione» ha concluso il ministro. Ma è evidente la partita sul tema pensionistico è solo agli inizi e si annuncia complessa dal momento che è legata a doppio filo con una più ampia riorganizzazione della spesa pubblica.

Secondo diversi economisti, nelle pieghe del bilancio pubblico, si possono trovare fra i 50 e i 100 miliardi di spesa pubblica inefficiente. Cifre che, se recuperate, magari anche con la revisione del sistema di detrazioni e deduzioni, potrebbero non solo consentire di attuare Quota41, ma anche di fare nuovi investimenti.

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