Quota 41 per le pensioni e flat tax, il governo accelera sulle misure
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Governo Mar 08 novembre 2022

Quota 41 per le pensioni e flat tax, il governo accelera sulle misure

Flat tax a 85mila euro per partite Iva e reddito di cittadinanza con limite di durata Nel dl Bilancio anche il taglio al cuneo. Quota 41 per le pensioni e flat tax, il governo accelera sulle misure
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

Le misure che sta studiando il governo

La coperta è corta, ne sono tutti consapevoli, e per quanto i dati di crescita del terzo trimestre siano stati più positivi del previsto, trovare le risorse per i propositi del governo da inserire nella legge di bilancio 2023 non è impresa facile. In primo luogo perché, come annunciato, almeno 21 miliardi saranno utilizzati per fronteggiare il caro energia, priorità ineludibile, e quindi resterà ben poco da destinare altrove. Poi ci sono gli impegni presi in campagna elettorale, come il nodo pensioni (la legge Fornero potrebbe tornare in vigore se non ci si mette mano), la flat tax per le partite Iva e la cosiddetta pace fiscale.

Quota 41

Riguardo alla previdenza, la manovra dovrebbe contenere la proroga di Opzione donna e Ape sociale, ma c’è anche allo studio la cosiddetta “Quota 41”, cioè la misura per andare in pensione con 41 anni di contributi. Pare improbabile che possa realizzarsi a prescindere dall’età anagrafica perché avrebbe un costo eccessivo. L’ipotesi che sembra più accreditata sarebbe 63 anni +41 di contributi, che a regime costerebbe circa 5 miliardi.

Cuneo fiscale

Un’altra misura annunciata dal governo di Giorgia Meloni è il taglio del cuneo fiscale del 5% (già temporaneamente ridotto di 2 punti dall’esecutivo Draghi), sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro. «Certamente è una delle priorità – ha detto il vicepremier Matteo Salvini -. Si sta valutando con una premessa, che l’obiettivo principale di tutto è il fabbisogno energetico. Quindi una volta colmato il fabbisogno energetico, con quello che resterà valuteremo cosa fare e come fare».

Salvini ha spiegato come dovrebbe funzionare. «Confindustria ci dice che due terzi al lavoratore e un terzo alle imprese è soddisfacente – ha sottolineato -. I sindacati ci dicono la stessa cosa, quindi l’assetto soddisfacente potrebbe essere due terzi e un terzo». Di fatto, sarebbe un incentivo all’occupazione da un lato e un aumento dello stipendio netto del lavoratore dall’altro. Ma anche questo intervento avrebbe un costo elevato, quindi è probabile che, vista la carenza di risorse, ci sia un taglio progressivo.

Sul fronte superbonus edilizio, il governo sta studiando di ridurre la detrazione dal 110 al 90% con l’estensione per le abitazioni unifamiliari. Allo stesso tempo, si valuta come procedere per sbloccare i crediti in modo definitivo per dare respiro alle imprese, che si ritrovano con norme che vengono modificate continuamente.

Flat tax

C’è poi l’estensione del fatturato in regime forfetario per le partite Iva. «Cominciamo con autonomi e partite Iva, cominciamo con innalzare la soglia da 65 fino a 100mila euro, forse qualcosina meno, potremmo fare 85-90mila, dipenderà anche da alcune variabili macroeconomiche un po’ meno dipendenti da noi, ma certamente sì, certamente in legge di bilancio troveremo il passaggio da 65mila ad almeno a 85mila», ha detto ieri il sottosegretario all’Economia Federico Freni.

Alla flat tax si aggiungerebbe anche l’aumento della soglia esentasse dei fringe benefit, ovvero quegli accordi aziendali che prevedono ad esempio i bonus carburante o i bonus bollette che i datori di lavoro possono erogare ai propri lavoratori.

Per quanto riguarda la pace fiscale, si parla di sanatoria per milioni di cartelle esattoriali, con misure di cancellazione per i piccoli importi e rottamazione con interessi al 5% e rateizzazione. Infine, resta il tema del reddito di cittadinanza con il possibile blocco dell’assegno alla prima offerta di lavoro rifiutata e con l’introduzione di un limite alla durata del sussidio. Il governo su questo è stato chiaro. Lo stesso Salvini ieri ha ribadito che serve una sua revisione, «limitando abusi e non può più essere a vita».

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