Sanità, i medici in piazza per salvare il servizio pubblico universale
Il Servizio Sanitario Nazionale non gode di buona salute. I medici chiedono al governo di curarlo prima che sia troppo tardi. Medici in corsiaIl Servizio Sanitario Nazionale non gode di buona salute
I medici chiedono al governo di curarlo prima che sia troppo tardi. Per la Federazione Veterinari e medici (Fvm) il sistema, che garantisce il diritto alla salute a tutti i cittadini, sta addirittura per crollare. E la privatizzazione procede a ritmo sostenuto. Con il risultato che non sono garantiti i livelli minimi di assistenza. Pochi i medici di famiglia e i posti letto in ospedale, troppo lunghe le lista d’attesa e troppo affollato il Pronto soccorso, come ha spiegato il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi.
“Il Servizio Sanitario Nazionale sta per crollare. La privatizzazione del diritto alla salute è in atto” ha denunciato il presidente dei veterinari, Aldo Grasselli, in un convegno intersindacale a difesa della sanità pubblica. “La politica intervenga o corriamo il serio rischio di non riuscire più a salvare la vita delle persone” ha aggiunto Filippi nella giornata in cui i medici sono scesi in piazza a difesa della sanità pubblica.
Eppure i soldi ci sono
Secondo Grasselli, “non è vero che mancano le risorse per una sanità pubblica efficiente e gratuita”. Basta cercarli nelle sacche di inefficienza del sistema pubblico. Si possono recuperare risorse limitando le chiamate di medici operatori sanitari a gettone e “un’evasione fiscale che supera i 100 miliardi l’anno“. A suo dire, gli spazi di manovra non mancano. “Non si trovano le risorse per assumere stabilmente il personale indispensabile per garantire l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza – ha aggiunto Grasselli – ma si sperperano molti più soldi per pagare medici e infermieri a gettone, a ore, a prestazione, come nel più vivace libero mercato che sia mai stato creato ad arte”. Al momento i medici di medicina generale sono 33 mila. Dovrebbero essere a regime 50mila. “Sono isolati, senza tutele, sovraccarichi di lavoro amministrativo” ha ripreso Filippi ricordando che «le liste d’attesa per le visite specialistiche che ormai superano i 18 mesi».
C’è una precisa responsabilità politica. Risorse Pnrr a rischio
I sanitari dipendenti del servizio pubblico sono invece più a buon mercato. Come ha ripreso Grasselli, “costano sempre di meno perché i loro stipendi sono legati a contratti che non si rinnovano per anni mentre l’inflazione aumenta e li erode”. Per non parlare del fatto che proprio nel settore sanitario, come precisa, i soldi ci sono “per inseguire il mercato del lavoro privato e le clientele politiche». Il riferimento indiretto è agli incarichi dirigenziali nelle strutture pubbliche dove l’influenza politica è estremamente elevata. Se si continua in questa direzione, “le risorse del PNRR serviranno solo a costruire nuove strutture sanitarie sul territorio che, restando senza personale, saranno lasciate inattive o regalate alla sanità privata” ha concluso.