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GovernoPrimo piano Sab 14 gennaio 2023

Taglio dell'Iva sulle tlc? Agli analisti i conti non tornano: l'ipotesi è una misura solo per i redditi bassi

I conti di Equita sul taglio dell’Iva sulle tlc ipotizzato come possibile misura per rivitalizzare i margini del settore non tornano Taglio dell'Iva sulle tlc? Agli analisti i conti non tornano: l'ipotesi è una misura solo per i redditi bassi
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Taglio dell’Iva sulle tlc, i conti non tornano

Non tornano i conti agli analisti di Equita sul taglio dell’Iva sulle tlc ipotizzato come possibile misura per rivitalizzare i margini del settore dal ministro per le imprese Adolfo Urso. Ovviamente non si tratta di un beneficio diretto per gli operatori, ma significherebbe trattare il martoriato settore delle tlc come quello delle utility dove l’Iva su luce e gas è rispettivamente al 10 e al 5%. L’unica eccezione è quella delle utenze business dove l’Iva resta al 22%, che è quella applicata sui servizi telefonici trattati dunque alla stessa stregua dei beni di lusso. Abbassando l’Iva si compenserebbero gli aumenti sulle tariffe telefoniche. Che, al momento, restano ferme sul fisso, dove la media è di circa 25 euro al mese per Internet e voce, ma in ribasso sul mobile dove si trovano offerte anche a 6,90 al mese con 100 giga di traffico.

Agli analisti i conti fatti dal governo sul taglio dell’Iva non tornano. “Un costo di 784 milioni per il taglio di 17 punti percentuali (dal 22% al 5%) – è scritto in un report – implicherebbe una base imponibile di circa 4,6 miliardi. Una cifra di gran lunga inferiore rispetto alla dimensione del mercato delle tlc in Italia (fatturato complessivo 2021 di 27,9 miliardi), anche escludendo la componente di ricavi business e wholesale”.

L’ipotesi di un taglio solo ai redditi bassi

L’ipotesi potrebbe essere dunque che il taglio dell’Iva sulle tlc, entrata a cui il governo evidentemente fa fatica a rinunciare, potrebbe essere  implementata solo a favore dei consumatori a basso reddito. A questo punto sarebbe un’azione inutile per i conti dei gestori di telecomunicazioni. Il taglio dell’Iva è comunque una delle misure chieste dall’ad di Tim, Pietro Labriola, per favorire una ripresa dei margini sulle tariffe. Ma se effettuata solo per poche utenze, oltretutto basso spendenti, secondo gli analisti, non produrrebbe alcun vantaggio.

Mentre le altre questioni allo studio del governo, come i voucher e il possibile aumento su base Istat delle tariffe wholesale, avrebbero un impatto positivo anche sulla valutazione della rete. “Contribuendo – scrivono – a colmare il gap valutativo tra le attese di Vivendi e quelle di Cdp. Ossia il principale scoglio per l’acquisizione diretta di NetCo da parte di Cdp e dei fondi che si sono detti interessati all’operazione (come Macquire, ndr)”.

L’agenda per la rete unica

Sul fronte della rete e della non semplice trattativa tra il maggior azionista di Tim, Vivendi 23,7%, e Cdp sarebbero stati fissati nuovi incontri. Fissati il 18 e il 25 gennaio dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti.

“Le riunioni, nell’ambito delle deleghe attribuite al sottosegretario, avvieranno – è stato spiegato in una nota – un iniziale confronto con i rispettivi rappresentanti al fine di approfondire le esigenze e le problematiche del settore, nonché definire le possibili linee di intervento e semplificazione, anche in relazione all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per i progetti di competenza del Dipartimento per la trasformazione digitale della presidenza del Consiglio”.

L’avvio di un tavolo a febbraio

In un incontro alla Camera dei Deputati il ministro Urso ha ribadito l’intenzione del governo di realizzare una rete delle tlc a copertura nazionale “che consenta al Paese di raggiungere gli obiettivi che si è prefisso in un sistema ad alta competitività internazionale, salvaguardando i livelli occupazionali”. Per questo il ministro ha comunicato l’avvio di un tavolo di confronto continuativo con le parti sociali e gli enti locali per l’intero settore delle tlc per inizio febbraio.

“Nel quadro delle azioni volte al supporto e all’allargamento della fruibilità delle infrastrutture di rete a banda larga – ha detto Urso – è attualmente in corso il voucher per le imprese avviato a marzo 2022 con un totale di risorse pari 608 milioni di euro”. Le voci ricorrenti sulla rete unica hanno fatto crescere il titolo Tim da inizio anno del 13% a 0,25 euro per azione. Una quota ancora ben lontana da quei 0,505 euro che Kkr sarebbe stata disposta a spendere  gennaio scorso per portare a termine un’Opa totalitaria sulla società.

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