La transizione digitale non è sparita: «Un sottosegretario ad hoc»
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GovernoPrimo piano Mer 26 ottobre 2022

La transizione digitale non è sparita, Meloni assicura: «Ci sarà un sottosegretario ad hoc»

Responsabilità, interesse della nazione, sono queste le fondamenta su cui la premier Giorgia Meloni poggia l’edificio che vuole costruire. La transizione digitale non è sparita, Meloni assicura: «Ci sarà un sottosegretario ad hoc»
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

La transizione digitale per la Meloni

Responsabilità, interesse della nazione, sono queste le fondamenta su cui la premier Giorgia Meloni poggia l’edificio che vuole costruire. Nel suo articolato discorso programmatico alla Camera, il capo del governo ha affrontato tutti i temi, dalla politica interna al ruolo internazionale dell’Italia fino all’economia e al fisco. E con una serie di ringraziamenti, primi fra tutti quelli per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che non le ha fatto «mancare preziosi consigli», e per l’ex premier Mario Draghi, il quale ha dato «la sua disponibilità affinché vi fosse un passaggio di consegne veloce e sereno – ha detto -. Così dovrebbe essere sempre, così dovrebbe essere nelle grandi democrazie».

Del lungo discorso di Meloni, abbiamo focalizzato alcuni temi come l’energia, l’economia, il fisco, la transizione digitale (per la quale ha annunciato un sottosegretario ad hoc) non solo per la loro attualità ma perché necessitano di interventi immediati per affrontare la crisi che ha investito l’Italia e l’Europa. Riguardo all’Unione europea, la premier ha spiegato che l’obiettivo del governo «non è frenare o sabotare l’integrazione europea ma contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia in risposta alle crisi». Secondo il capo del governo «soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato. È quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica».

Energia e inflazione

Meloni ha messo in chiaro, infatti, che uno dei nodi immediati da sciogliere sarà quello della crisi energetica e per questo motivo si dovrà «rafforzare le misure a sostegno di famiglie e imprese», su bollette e carburanti. Servirà quindi un «sostegno imponente» per creare un «argine al caro energia» che «ci costringerà a rinviare alcuni provvedimenti» in programma. Sul versante inflazione, invece, «è indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale. Allo stesso tempo dobbiamo riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’Iva ridotta al 5%. Misure concrete, che dettaglieremo nella prossima legge di bilancio, sulla quale siamo già al lavoro».

Il Pnrr

Riguardo al Recovery Fund, la premier ha detto che «è un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia». Una sfida complessa per i limiti strutturali e burocratici, ma che la spinge a dire che il governo spenderà «al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation Eu. Senza ritardi e senza sprechi, e concordando con la Commissione Ue gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica. Perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico, non ideologico». Per Meloni, l’Italia, «in particolare il Mezzogiorno, è il paradiso delle rinnovabili. Un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili».

Riforma del fisco

La premier è entrata nel merito anche sul fisco, parlando di «nuovo patto fiscale, che poggerà su tre pilastri». Il primo sarà ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie: «Riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65mila euro a 100mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato».

Il secondo punto sarà «una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco». «Il terzo – ha affermato – una serrata lotta all’evasione fiscale», che deve essere però «vera lotta all’evasione non caccia al gettito», e sarà «accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora».

Reddito cittadinanza

Sul tema lavoro e povertà, la premier ha ribadito che metterà mano al reddito di cittadinanza, che deve servire solo a sostenere quelli non in condizione di lavorare. «Per gli altri – ha detto – la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro. Per come è stato pensato il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta».

Transizione digitale

Sulla tanto decantata transizione digitale, per la quale Meloni era stata criticata avendo abolito il ministero che era guidato da Vittorio Colao, la premier ha assicurato: «Il dipartimento sarà affidato a un sottosegretario alla presidenza del Consiglio e non si perderà un minuto del lavoro fatto che anzi sarà rilanciato». Il nome che circola in queste ore è quello di Alessio Butti, che si affiancherebbe a quello di Alberto Barachini in predicato per la delega all’editoria.

Le imprese

Meloni ha poi affrontato il tema delle infrastrutture strategiche, che il governo intende tutelare «assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. La transizione digitale, fortemente sostenuta dal Pnrr, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security».

La premier, che ieri sera ha ottenuto la fiducia a Montecitorio, ha aggiunto che serve una rivoluzione culturale nel rapporto tra Stato e sistema produttivo, che deve essere paritetico e di reciproca fiducia, affinché «tutti gli obiettivi di crescita possano essere raggiunti». «Chi oggi ha la forza e la volontà di fare impresa in Italia va sostenuto e agevolato non vessato e guardato con sospetto – ha ribadito -. Perché la ricchezza la creano le imprese con i loro lavoratori, non lo Stato tramite editto o decreto. E allora il nostro motto sarà “non disturbare chi vuole fare”».

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