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ImmobiliarePrimo piano Lun 23 gennaio 2023

Case green, per la Bce la direttiva non funziona. Rischio boomerang per le banche

L'istituto guidato da Christine Lagarde è preoccupato per la valutazione degli immobili all'interno dei bilanci delle banche Case green, per la Bce la direttiva non funziona. Rischio boomerang per le banche Il presidemte della Bce, Christine Lagarde
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il primo voto sulla direttive Ue per la casa green ci sarà il 9 febbraio

La scadenza per l’approvazione delle nuove resole sull’efficienza energetica degli immobili è dietro l’angolo. Ma i dubbi e le perplessità su una regolamentazione che inciderà sul valore del mattone aumentano giorno dopo giorno. Come riferisce il quotidiano il Messaggero, la Commissione Industria, Ricerca ed Energia dovrà tener conto anche delle preoccupazioni della Bce.

In particolare, l’Eurotower teme l’effetto  delle nuove regole sulle valutazioni degli immobili all’interno dei bilanci degli istituti di credito. La questione è rilevante per via dello scenario economico recessivo che rischia di mettere già così a dura prova i conti delle banche. Sullo sfondo c’è infatti il timore di una nuova tornata di crediti inesigibili. Per non parlare del potenziale impatto anche sulla capacità delle banche di concedere prestiti alle imprese e alle famiglie. 

Molte incertezze ci sono sui tempi di realizzazione della normativa

La bozza di direttiva sancisce che le abitazioni del Vecchio continente dovranno raggiungere almeno la classe energetica F nel giro di sette anni ( e cioè entro gennaio 2030). Tre anni dopo si richiede invece obbligatoriamente la classe E. Ma come spiega il governatore della Bce, Christine Lagarde, in una lettera inviata alla Commissione, bisogna fissare regole chiare. E’ necessario “stabilire criteri comuni per le classi migliori e peggiori per ogni stato membro (gli edifici G saranno definiti come il 15% peggiore in ogni stato, seppure con prestazioni energetiche reali molto diverse) senza armonizzare le definizioni e le metodologie”. 

Dal punto di vista della vigilanza, il tema è assai complesso perché incide sulla misurazione degli asset bancari, inclusi quelli a rischio.  Di conseguenza incide sulla definizione della stessa solidità di un istituto di credito.

Inoltre, secondo il quotidiano romano, la Commissione dovrà anche tener conto delle critiche della Germania sulla valutazione dell’impatto sugli obiettivi della decarbonizzazione. I tedeschi hanno infatti evidenziato che in Europa esistono strutture diverse del settore immobiliare con caratteristiche differenti anche in funzione del periodo in cui gli edifici sono stati costruiti. Basti pensare all’Italia che ha un patrimonio immobiliare decisamente particolare. 

C’è il rischio che gli asset non siano comparabili

Secondo la Bce, l’assenza di armonizzazione potrebbe ridurre  la comparabilità tra gli Stati. L’eccessiva discrezionalità lasciata ai singoli Stati nel definire i contenuti delle attestazioni (Epc, Energy performance contract) che certificano la classa energetica rischia di creare un gran caos. Di conseguenza “ridurrà anche l’utilità degli Epc come rating della rischiosità di uno specifico immobile“. 

Inoltre, la vigilanza ritiene che soglie diverse nel Vecchio continente “potrebbero potenzialmente portare a un’allocazione inefficiente del capitale all’interno dell’Ue”, oltre ad incidere sulla valutazione del patrimonio immobiliare. Con tutti gli annessi e connessi nella valutazione degli asset in portafoglio delle banche. 

La Bce chiede di riscrivere la direttiva

Sulla base di queste riflessioni, la banca centrale europea domanda una metodologia più armonizzata, che “aiuterebbe la Bce nelle funzioni di vigilanza prudenziale a valutare l’impatto dell’efficienza energetica sulle esposizioni immobiliari degli istituti di credito, sulla base di dati affidabili e di definizioni comuni e standardizzate dell’Unione”. Non è detto però che l’armonizzazione giochi poi a favore dell’Italia e del suo sistema creditizio visto che il nostro Paese, nel comparto immobiliare, ha caratteristiche decisamente uniche a livello europeo. 

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