Casa green, l'Ue approva la batosta sul nostro mattone
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AperturaImmobiliare Mar 14 marzo 2023

Casa green, l'Ue approva la batosta sul nostro mattone. La speranza nelle deroghe

Il Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato la direttiva sulla casa green. Casa green, l'Ue approva la batosta sul nostro mattone. La speranza nelle deroghe
Redazione Verità&Affari
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La direttiva sulla Casa green dell’Ue

Il Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato la direttiva proposta dalla Commissione Europea per l’efficienza energetica degli edifici. I voti favorevoli sono stati 343, quelli contrari 216 e gli astenuti 78.  La spaccatura nata all’interno dei popolari non è stata fatale ma ha portato all’approvazione di due emendamenti contrari alla linea del relatore. “La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale”- ha subito detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. “Non mettiamo in discussione – spiega il ministro – gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugiò delle famiglie italiane. Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica  è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”. Da sottolineare che tutti i deputati italiani dei tre partiti di centrodestra facenti parte della coalizione di governo hanno votato contro, come successo per il passaggio al 100% elettrico nell’auto previsto per il 2035 e approvato a febbraio da Strasburgo. Ora la Commissione è autorizzata a avviare trattative con il Consiglio, cioè gli Stati, per portare a compimento l’entrata in vigore della direttiva che in ultima istanza prevede di portare in classe energetica D tutti gli edifici residenziali entro il 2033. Inoltre ogni nuovo edificio dovrà essere realizzato a emissioni zero a partire dal 2028 se costruito da privati e dal 2026 se realizzato per fini pubblici.  Mentre gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030.

Comunque, con le innumerevoli deroghe che si prospettano all’orizzonte, la direttiva prevede comunque due anni di tempo per il recepimento da parte dei paesi membri. E dunque anche se tutto fosse approvato entro quest’anno ci sarebbe tempo fino al 2025 per approvare il pacchetto definitivo. Il balzello legislativo che fa più paura agli italiani, il cui patrimonio abitativo è vetusto, è l’obbligo del passaggio alla classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. L’indicazione della direttiva è di agire sul 15% degli edifici più energivori attualmente in classe G e che su un totale di 12 milioni di edifici (dati Istat) sarebbero circa 1,8 milioni. Da sottolineare che i dati al catasto sulla classe energetica difficilmente sono aggiornati dato che molti interventi, come il cambio degli infissi, possono essere fatti in edilizia libera e dunque potrebbero aver migliorato le prestazioni degli immobili.   Sono previste esclusioni  per gli edifici (residenziali e non)  di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri. Un capitolo potrebbe essere riservato  agli edifici di edilizia residenziale di proprietà pubblica che sarebbero difficili da ristrutturare.  Con questa clausola si potranno prevedere deroghe fino a un massimo del 22% del totale degli immobili. In Italia si tratta di circa 2,6 milioni di edifici.

Diventerà centrale l’istallazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia solare, salvo il caso nel quale l’installazione non sia tecnicamente idonea e funzionalmente fattibile. Dal recepimento della direttiva questi impianti diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Poi, entro il 31 dicembre 2026, l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali esistenti. E così via, fino al 31 dicembre 2032 quando l’obbligo scatterà per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti.

La partita decisiva non è ancora cominciata. Ora la direttiva passa al Consiglio Europeo, che nei prossimi mesi dovrà decidere se vidimare la decisione della Commissione o proporre emendamenti. Ed è qui che l’Italia si prepara a giocare la sua partita. Ma non sarà sola.  Infatti anche Finlandia, Spagna, Olanda e Francia hanno già mostrato diverse riserve per la direttiva che ritengono precipitosa.

 

 

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