Ecobonus 110%, i dubbi sulle norme fanno calare il numero di chi lo chiede
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ApprofondimentiImmobiliare Lun 30 maggio 2022

Ecobonus 110%, i dubbi sulle norme fanno calare il numero delle richieste

Cala il numero delle famiglie decise a chiedere il bonus del 110% per l’efficientamento energetico dell’abitazione. Ecobonus 110%, i dubbi sulle norme fanno calare il numero delle richieste Imagoeconomica
Antonio Satta
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Antonio Satta

Il bonus 110% sull’efficientamento energetico

Cala il numero delle famiglie decise a chiedere il bonus del 110% per l’efficientamento energetico dell’abitazione. Se nel marzo 2021 si erano dette interessate 10,5 milioni di famiglie, il numero ora è sceso a 7,5 milioni, il 29% del totale. A pesare di più, tra quanti non prendono nemmeno in esame il ricorso al bonus, sono soprattutto i dubbi e le incertezze su normativa e iter, almeno sono queste le motivazioni addotte dal 50% degli scettici. A tracciare queste a altre tendenze è “110% Monitor”, l’osservatorio attivato sul Superbonus da Nomisma, che incrocia periodicamente i dati provenienti dalle sue ricerche con quelli raccolti dall’Enea, l’ente a cui spetta il compito di raccogliere tutte le asseverazioni e fare i controlli sulla correttezza dei requisiti per gli sgravi fiscali.

La spesa dello Stato per il bonus

Secondo queste analisi a marzo 2022 la spesa fiscale per lo Stato per il bonus 110% è arrivata a 23,3 miliardi di euro, per un valore complessivo dei lavori di 21,1 miliardi, mentre il valore di quelli già arrivati a compimento è di 14,8 miliardi. Il totale delle asseverazioni depositate all’Enea è arrivato a 122.545, per un investimento medio degli interventi di 248.528 euro. In testa per numero di richieste c’è la Lombardia, con oltre 3,8 milioni di interventi, seguita dal Veneto con 2,3 milioni e dal Lazio, 2,1 milioni. Analizzando poi gli interventi già effettuati, al primo posto c’è il cosiddetto “cappotto termico”, compreso nell’80% degli interventi, seguito dalla sostituzione degli infissi (68%) e dalla sostituzione degli impianti di riscaldamento esistenti (56%). Più distaccata la richiesta di installazione di impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica (36%) o utilizzabili per il riscaldamento dell’acqua (24%).

Nel bonus, ovviamente, tutti questi interventi sono cumulabili entro un limite massimo di spesa variabile per tipologia dell’immobile. Quanto alle difficoltà riscontrate dalle famiglie, una su cinque (il 18% del totale) dichiara che le imprese affidatarie si sono rivelate poco affidabili, mentre il 17% ha avuto problemi a trovare un’impresa disponibile. «Complessivamente si tratta di una misura efficace e in grado di rivelarsi un investimento remunerativo anche per lo Stato» è il giudizio che dà del Superbonus Gualtiero Tamburini, senior advisor dell’Osservatorio del mercato immobiliare di Nomisma. «Le tabelle input output ci dimostrano che 1 euro investito in questo settore, ne attiva circa 3 di produzione industriale, tra occupazione, materiali, energia e tutti i vari fattori produttivi attivati. Considerando che tra iva, accise e tasse varie, l’incasso fiscale dello Sto è circa metà del valore prodotto, si può dire che un euro speso in detrazioni fiscali con il superbonus 110% ne restituisce alle casse pubbliche 1,5. Non è un brutto affare».

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