Guai per il Superbonus 110%, banche e Poste sospendono i fondi
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ImmobiliarePrimo piano Mer 09 novembre 2022

Ancora guai per il Superbonus, banche e Poste sospendono i fondi

Incentivi casa, il Superbonus 110% stretto tra lacune e reati Banche e Poste sospendono i fondi. Il provvedimento era nell’aria. Ancora guai per il Superbonus, banche e Poste sospendono i fondi
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

I fondi per il Superbonus

Il provvedimento era nell’aria dopo le recenti sentenze della Corte di Cassazione che hanno evidenziato una nuova lacuna del meccanismo di cessione dei crediti edilizi. Il risultato è che le maggiori banche e, dall’altro ieri anche Poste Italiane, hanno sospeso il servizio di acquisto dei crediti di imposta. In realtà Intesa SanPaolo non ha fermato la procedura ma può andare avanti solo se ci sono imprese terze pronte ad assorbire il credito.

E dunque l’apertura di nuove pratiche è sospeso e ci si limita a smaltire i contratti in essere. Questo perché banche e Poste hanno finito i crediti di imposta che potevano bilanciare. Per Poste c’è anche la sentenza della Cassazione dove è stato chiarito che i crediti sequestrati ai ricorrenti (Poste italiane, Cassa depositi e prestiti, Illimity Bank, Groupama e Banco Desio e della Brianza) devono essere considerati «cosa pertinente al reato».

Non è stata accolta dunque la tesi difensiva secondo cui, «esercitata l’opzione per la cessione del credito, e dunque avendo rinunciato il beneficiario al diritto di detrazione, il credito stesso sorgerebbe in capo al cessionario a titolo originario, quindi depurato da qualunque vizio, anche radicale, che avesse eventualmente colpito il diritto alla detrazione».

Secondo la Cassazione, la tesi dei ricorrenti significherebbe che il credito ceduto possa essere sempre “garantito” dallo Stato a tutela del cessionario, anche di fronte ad un assoluto difetto di presupposti. Ma la tesi non è stata condivisa considerando che la normativa non prevede deroghe rispetto alla disciplina ordinaria per il sequestro preventivo.

L’ultimo tassello

A questo punto il meccanismo di cessione dei crediti edilizi perde anche l’ultimo tassello che vedeva in Poste l’unica possibilità per le prime cessioni, ossia quelle dirette da parte del beneficiario della detrazione. E quindi ci saranno conseguenze su chi aveva già avviato un intervento di superbonus 110% o altri bonus edilizi dato che la cessione diventa impossibile.

A poco sono servite le ultime modifiche dei due decreti Aiuti che intendevano riaprire il mercato della cessione dando alle banche la possibilità di rivendere i crediti ai propri clienti professionali, limitando la responsabilità solidale ai casi di dolo e colpa grave. Il problema dovrà essere dunque risolto in fretta dal nuovo governo per evitare problemi sociali ed economici nel settore costruzioni.

L’esecutivo sta valutando soluzioni per risolvere il blocco della cessione dei crediti e dell’apertura di nuove pratiche. Inoltre nel 2023 l’aliquota della detrazione del superbonus scenderà, anche se non è chiaro in che modalità e per quali categorie di beneficiari.

La svolta

Inoltre le banche, complice l’aumento dei tassi di interesse, anche accettando la cessione del credito faranno condizioni meno interessanti. «E’ in corso una speculazione pazzesca- ha detto il presidente dell’Ance, Federica Brancaccio- se se prima il credito al 110% veniva acquistato in media al 102%, ora si arriva anche all’85%. Chi compra specula. Serve un segnale altrimenti si faranno saltare migliaia di imprese».

Per il sottosegretario all’economia Federico Freni c’è bisogno di un nuovo intervento, «per sbloccarli in modo definitivo e agevolare il ricorso alla misura. Se c’è una cosa che non è accettabile è che questa normativa cambi ogni mese e mezzo, non ce lo possiamo più permettere. Troveremo una soluzione per dare respiro alle imprese che però non può essere un bagno di sangue per le casse dello Stato».

Il report

Infatti il report mensile diffuso da Enea, che fotografa la situazione degli incentivi riconosciuti agli interventi per l’efficientamento energetico degli edifici, mostra che a fine ottobre gli investimenti hanno superato i 55 miliardi di euro, per un totale di poco più di 60 miliardi di detrazioni previste a fine lavori. L’incremento rispetto al mese precedente è di 3,8 miliardi di investimenti e di quasi 4,2 miliardi di detrazioni. I numeri restano alti anche se in flessione rispetto a settembre che aveva fatto segnare cessioni per oltre 8 miliardi di euro.

Da specificare che nel 2023 ci saranno, per l’erario, i primi segnali positivi dei vari ecobonus e superbonus che hanno obbligato molte imprese costruttrici e operai edili di vario genere ad emettere fattura per tutti i lavori svolti in un settore dove, solitamente, il cosiddetto «nero», ossia lavori svolti senza regolari fatture è sovrano.

Accanto a queste considerazioni c’è anche il fatto che il superbonus 110%, a differenza del bonus facciata al 90% ha dei tetti di spesa ben precisi e che i lavori che oltrepassano quel tetto di spesa non godono di nessun beneficio fiscale. Quindi i veri conti del governo sull’efficacia e convenienza dei vari ecobonus e superbonus potranno essere fatti solo l’anno prossimo.

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