Superbonus, nuovo freno per la cessione dei crediti fiscali
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Immobiliare Sab 25 giugno 2022

Superbonus, nuovo freno per la cessione dei crediti fiscali

Il nuovo episodio della saga Superbonus 110% complica la vita alle banche e alle imprese. Per sapere come andrà a finire. Superbonus, nuovo freno per la cessione dei crediti fiscali
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il caso Superbonus 110%

Il nuovo episodio della saga Superbonus 110% complica la vita alle banche e alle imprese. Per sapere come andrà a finire toccherà ancora attendere un paio di anni, come spiega Salvatore Regalbuto, consigliere dell’Ordine dei commercialisti. Ma intanto, secondo fonti bancarie, gli ultimi chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate, pubblicati giovedì scorso, «avranno un impatto sulla tempistica e la complessità delle pratiche di cessione dei crediti».

Ma di che cosa si tratta esattamente? Per Regalbuto, nella circolare «c’è il quadro della situazione con un intervento che mira a fare ordine dopo centinaia di interpelli su una misura in cui lo Stato ha investito tanto». Per la precisione, 30,6 miliardi di euro ammessi a detrazione al 30 maggio 2022, secondo i dati Enea. Per un totale di 172.450 interventi asseverati (+16% rispetto ad aprile scorso). Per il contribuente finale che ha già effettuato il Superbonus, l’ultima circolare delle Entrate non porta in dote sotto il profilo sanzionatorio. Tuttavia il proprietario dell’immobile resta sempre con il cerino in mano come responsabile di ultima istanza di eventuali frodi o irregolarità. «Le Entrate hanno invece precisato il tema della corresponsabilità legata alla diligenza di chi acquista il credito che, essendo un soggetto qualificato, deve effettuare il necessario controllo sul credito fiscale» spiega l’esperto che condivide la necessità di «buone prassi».

Cosa dice la norma

«Oggi l’impianto normativo è ben fatto non solo per il Superbonus, ma per tutti i crediti edilizi. Se fosse stato così dall’inizio, si sarebbero evitate le truffe» aggiunge sottolineando però che il recente intervento del governo che ha limitato il passaggio di mano dei crediti ha bloccato il circuito virtuoso della misura e messo in difficoltà le imprese dell’edilizia che hanno fatto sconto in fattura e oggi si ritrovano in crisi di liquidità. Circa 33mila aziende per 150mila lavoratori che sono finiti in un esposto del Codacons sul tema, Fin qui la storia di chi ha già beneficiato del 110% come sconto in fattura oppure con un finanziamento ponte della banca e la cessione del credito.

Fin qui la storia di chi ha già richiesto il Superbonus. Con effetti tutti da verificare sulle pratiche presentate e sugli eventuali effetti sul contenzioso da parte delle Entrate che provvederanno a far i controlli non prima di un paio di anni. «I primi interventi sono del 2020. Il grosso è arrivato l’anno successivo. Quindi prima che inizio i controlli da parte del Fisco ci vorrà ancora un po’ di tempo» spiega l’esperto. Ma intanto, mentre il ministro del Tesoro, Daniele Franco, ribadisce che è necessario recuperare le somme truffate allo Stato (circa 5,6 miliardi), spunta l’ipotesi di «un tavolo con tutti i soggetti protagonisti e cioè governo, parlamento, banche, Poste Italiane, Agenzia delle Entrate», come vorrebbe Martina Nardi, presidente della commissione

Chi richiede il Superbonus ora

Sullo sfondo resta il tema delle nuove richieste. Che cosa accadrà a chi decide solo ora di puntare sul Superbonus? «Il suggerimento è innanzitutto di affidarsi a consulenti di elevata professionalità – conclude Regalbuto – Inoltre è importante che si tratti di un soggetto che possa autonomamente effettuare la compensazione Irpef in dichiarazione dei redditi dal momento che il mercato dei crediti è ancora bloccato nonostante il recente intervento del legislatore», Per non parlare poi del fatto che, come spiega l’esperto, l’aumento del rischio e la sfiducia potrebbero far aumentare poi in maniera automatica il costo del finanziamento ponte di chi cede il credito. Ammesso, naturalmente, che poi riesca a cederlo.

 

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