Superbonus, oggi il voto in Commissione: tutti i nodi della cessione dei crediti
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Superbonus, oggi il voto in Commissione: tutti i nodi della cessione dei crediti

Alle 14 riprenderanno le votazioni in commissione Finanze alla Camera dove si discute il decreto sulla cessione dei crediti del Superbonus Superbonus, oggi il voto in Commissione: tutti i nodi della cessione dei crediti
Redazione Verità&Affari
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Superbonus, oggi l’esame in Commissione

Giornata importante oggi per il Superbonus. Alle 14, infatti, riprenderanno le votazioni in commissione Finanze alla Camera dove si sta discutendo il decreto sulla cessione dei crediti. Il governo ha utilizzato il fine settimana per cercare una quadra, dopo che la discussione era stata interrotta giovedì scorso sulla proposta del relatore riguardante i crediti maturati sulle spese 2022. I nodi sono molti e le modifiche proposte dal Parlamento puntano, in linea di massima, ad allargare leggermente le maglie per alcuni cittadini e organizzazioni rimaste tagliate fuori con lo stop improvviso arrivato un mese fa.

Termine al 30 novembre

L’esecutivo sta pensando a una soluzione che potrebbe ampliare il termine per la comunicazione all’Agenzia delle entrate. Lo strumento sarebbe quello della remissione in bonis, che consentirebbe quindi la comunicazione della cessione in sede di dichiarazione dei redditi. Di fatto, quindi, la data sarebbe quella del 30 novembre.

Il dubbio: verrà allungato il periodo delle detrazioni?

Quello che invece pareva essere messo da parte era la possibilità, per i privati, di recuperare in detrazione le spese del Superbonus su un periodo più lungo. L’ipotesi circolata era quella di estendere il periodo a 10 anni. L’idea alla base di questa ipotesi era quella di consentire ai privati a basso reddito di spalmare il recupero su un periodo più lungo, dando quindi la possibilità a questo tipo di cittadini che non sono riusciti a cedere il credito d’imposta di ammortizzare su un periodo più lungo.

La misura, secondo quanto appreso dalla stampa fino a ieri, sembrava essere stata messa da parte perché avrebbe richiesto coperture eccessive almeno per i privati. Tuttavia il ministro Giorgetti è sembrato possibilista in mattinata: “Io sono assolutamente favorevole al sistema delle detrazioni: 5, 10 anche 20 anni. Il principio è che non si debba passare necessariamente dal sistema della cessione che è fallito”, ha spiegato. Aggiungendo che “come governo penso sia una cosa giusta per i cittadini e che non comporti problemi per la finanza pubblica. Quindi perché no? Anzi assolutamente sì”. L’estensione a 10 anni, invece, dovrebbe venire concessa a banche e imprese che hanno acquistato i crediti.

I soggetti che potranno avere di nuovo lo sconto in fattura

Qualche soggetto, però, dovrebbe poter tornare a godere della possibilità dello sconto in fattura e la riapertura della cessione dei crediti. Si tratta di soggetti relativi per lo più al terzo settore: gli istituti per le case popolari (Iacp), le onlus e il terzo settore. La discussione non si concentra su quali soggetti, ma sul quando sono stati creati. Queste tre tipologie di soggetti, infatti, dovrebbero ottenere l’esclusione dal blocco, ma dovranno risultare – si precisa nel testo dell’emendamento riformulato – “già costituiti alla data di entrata in vigore” del decreto. Una modifica che punta a evitare che alcuni furbetti se ne approfittino e facciano nascere soggetti farlocchi.

L’emendamento per includere tra i soggetti esclusi dal blocco era stato presentato da tutti i partiti. Nel testo viene precisato che il parere favorevole è subordinato alla riformulazione. 

Una piattaforma èper sbloccare i crediti 

Rimane sullo sfondo uno dei problemi più pressanti riguardante i crediti d’imposta: come riuscire a sbloccare quei miliardi incagliati che metterebbero a repentaglio, secondo le associazioni di categoria, migliaia di imprese in tutta Italia. Le opzioni sono ormai note. La più calda fino a qualche settimana fa era il ricorso agli F24, ipotesi proposta dalle banche ma che vede più freddo il ministero dell’Economia. Un’altra possibilità che dovrebbe essere inclusa è quella di consentire alle banche che a fine anno non sono riuscite a esaurire i crediti di convertirli in Btp a 10 anni.

Giorgetti ha rassicurato che l’esecutivo è al lavoro per risolvere il problema. “Abbiamo sensibilizzato le istituzioni e le banche. Le banche e le Poste hanno annunciato che ricominceranno, in un quadro di maggiori certezze che abbiamo dato sotto il profilo giuridico, ad acquistare questi crediti”. Per farlo dovrebbe nascere una piattaforma la cui elaborazione è, come spiegato dallo stesso Giorgetti, “in corso”. Questa “dovrebbe in qualche modo permettere di smaltire tutto l’arretrato”.

Nella piattaforma, secondo quanto emerso, sarebbero coinvolte alcune delle più importanti partecipate pubbliche, disponibili alla compravendita dei crediti che le banche non riescono ad assorbire.

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