Il tesoretto sottovalutato dello Stato che vale 80 miliardi
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Immobiliare Mer 31 agosto 2022

Il tesoretto sottovalutato dello Stato, gli immobili pubblici valgono 80 miliardi

Il mattone pubblico vale 80 miliardi. Rendere strutturali le semplificazioni delle procedure per la valorizzazione degli immobili di Stato. Il tesoretto sottovalutato dello Stato, gli immobili pubblici valgono 80 miliardi
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il valore degli immobili di Stato

Rendere strutturali le semplificazioni delle procedure per la valorizzazione degli immobili di Stato. E’ la richiesta al futuro governo di Nuccio Altieri, presidente di Invimit, la società pubblica creata per la razionalizzazione e la valorizzazione del patrimonio dello Stato e degli enti pubblici. La ragione? Non buttare a mare tutto quello realizzato finora. «Solo rendendo strutturali le semplificazioni delle procedure si arriva ad una certezza dei tempi – spiega Altieri a Verità&Affari -. In questo modo si riusciranno ad attirare capitali italiani e internazionali che consentiranno di incassare denaro utile a ripianare i conti pubblici. Allo stesso tempo, la valorizzazione degli immobili aiuterà a riqualificare le aree urbane abbandonate o dimenticate e a creare nuova occupazione».

Il processo virtuoso

È un circuito positivo quello che descritto dal presidente di Invimit. Un percorso, alimentato recentemente dalla normativa emergenziale che ha incredibilmente accelerato i tempi di valorizzazione degli immobili pubblici consentendo ad Invimit lavorare per abbattere il debito pubblico, come avvenuto recentemente con la vendita delle quote del Fondo Dante per 250 milioni di euro. «Grazie alle semplificazioni delle procedure, figlie di questo particolare momento storico, siamo riusciti a realizzare in tre mesi quello che normalmente richiedeva tre anni» riprende Altieri. Il riferimento è al caso concreto della Manifattura Tabacchi di Bari che, proprio grazie ai fondi del Pnrr, si trasformerà in un centro di ricerche internazionali attorno al quale orbiteranno circa 700 studiosi.

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