Abi-Cerved, crediti deteriorati su per la prima volta in 10 anni - V&A
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ImpreseIn evidenza Mar 31 gennaio 2023

Abi-Cerved, allarme sui crediti deteriorati delle imprese. In crescita per la prima volta in dieci anni

Aumentano i crediti difficilmente recuperabili. Nuovo appello dell'Abi al governo: servono misure per ristrutturare debiti delle aziende Abi-Cerved, allarme sui crediti deteriorati delle imprese. In crescita per la prima volta in dieci anni Giovanni Sabatini, direttore generale Abi
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Mala tempora currunt per le aziende

Prova ne è il fatto che un’indagine Abi-Cerved abbia registrato nel 2022 un aumento dei crediti deteriorati per la prima volta in dieci anni. Ma il peggio è che ci si attende un ulteriore aumento degli Npl (Non Performing loans) anche per l’anno in corso prima di una flessione nel 2024. Di qui il campanello d’allarme e la richiesta dell’Abi al governo di immaginare nuove misure a sostegno della ristrutturazione del debito delle imprese. Una richiesta che l’Associazione bancaria italiana ha già presentato nell’audizione n commissione finanze della Camera, il direttore generale Giovanni Sabatini.

“Il previsto rallentamento del ciclo, le tensioni geo-politiche e il rialzo dei tassi di interesse, determineranno da quest’anno una crescita del rischio di credito che, seppur pienamente gestibile dalle banche, interrompe il lungo processo di discesa iniziato nel 2012” ha sottolineato Sabatini, commentando il report. “L’inversione della tendenza è un segnale che conferma l’esigenza di interventi volti a facilitare la ristrutturazione dei crediti e, in generale, di misure a tutela della sostenibilità del debito delle imprese, aumentato per effetto della pandemia” ha concluso.

I valori restano inferiori al picco del 2012

“Il rallentamento dell’economia, con elevata inflazione e innalzamento dei tassi d’interesse, e la solo parziale sostituzione degli interventi pubblici a sostegno delle imprese adottati durante la pandemia, invertono nel 2022 il trend in diminuzione del flusso di nuovi crediti deteriorati che durava dal 2012. Nel 2023 i dati saranno superiori (3,8%) rispetto al periodo pre-Covid, pur restando ben lontani dai picchi della crisi sovrana del 2012 (7,5%” spiega una nota congiunta Abi-Cerved.

Secondo l’indagine, l’indicatore che esprime la quota di crediti in bonis destinati nel corso dell’anno a diventare non performing ha raggiunto quota 2% nel 2021. Alla fine del 2022 il dato ha registrato un aumento al 2,3%, percentuale in crescita, ma più bassa rispetto al periodo pre-Covid (2,9% nel 2019).

Il problema è che, secondo le stime Abi-Cerved, l’indicatore salirà nel 2023 al 3,8%, livello già raggiunto nel 2017, per poi scendere nel 2024 al 3,4%. “Si tratta di valori ampiamente inferiori ai preoccupanti picchi registrati nel 2012 (7,5%) che, tuttavia, riflettono un peggioramento che riguarda ogni settore e classe dimensionale di impresa: solo le costruzioni fanno registrare tassi di deterioramento minori rispetto al 2019, mentre, al contrario, le microimprese registrano il livello più alto di nuovi crediti in default, rilevabile già nel 2022“.

Non solo bollette. Sulle aziende pesa l’aumento del costo del denaro

Tutta colpa della flessione della domanda, unita alla corsa dei prezzi e al caro energia. Per non parlare dell’aumento dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea . “Il costante innalzamento dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea ha incrementato il costo del debito per le imprese, che a causa del quadro instabile non riescono a pianificare correttamente le azioni e non fruiscono più delle misure di sostegno al credito adottate durante la pandemia, ora solo parzialmente sostituite” spigano gli esperti.

Le microimprese sono le più esposte. Soffrono le costruzioni

Secondo l’indagine, le microimprese registreranno la performance peggiore a livello assoluto (3,6% contro il 3,2% del 2019). Le grandi aziende subiranno l’aumento più sostanzioso, 1,3 punti percentuali (2,7% contro 1,4% nel 2019). “Per quanto riguarda i settori, nel 2024 le costruzioni saranno il comparto con il tasso di deterioramento più elevato” si legge nella nota stampa.

“Tuttavia l’unico a presentare un dato inferiore al 2019 (3,8% contro 4%), anche grazie al beneficio derivato dalle grandi opere pubbliche finanziate dai fondi PNRR. – prosegue la nota – Sia l’agricoltura che i servizi raggiungeranno il 3,3% (nel 2019 erano rispettivamente a 3,1% e 2,8%), mentre l’industria “solo” il 3,2%, ma dal 2,3%. Tutti rimarranno sensibilmente al di sotto dei picchi del 2012”. A livello geografico al Sud l’impatto più elevato (4,1% ma in calo sul 2019), seguito dal Centro con il 3,7% (4 decimi più del 2019). A Nord ci sarà un aumento di 7 decimi di punto rispetto al 2019 ma livelli più contenuti compresi tra il 2,8% del Nord-Est e il 3,1% del Nord-Ovest.

Ma l’impatto sull’economia dovrebbe essere limitato

“Nel corso del 2023, a causa delle incognite derivanti dal contesto geo-politico e con la fine certa dalle misure emergenziali applicate nel periodo pandemico, i crediti deteriorati delle imprese torneranno ad aumentare – ha dichiarato Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group in una nota – Ci aspettiamo però impatti moderati sulla nostra economia: il mercato negli ultimi anni si è strutturato non solo per gestire un aumento dei volumi ma è anche maturato nelle politiche di gestione da parte delle banche e degli operatori specializzati per fronte a questa emergenza. È quindi un mercato in grado di gestire i volumi di Npl attesi. Sarà sempre più importante l’utilizzo di strumenti, algoritmi e tecnologie: è un fronte su cui Cerved è fortemente impegnata per smaltire rapidamente i crediti deteriorati e finanziare la ripresa”.

 

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